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Conoscere le storie dei bambini. L’importanza della mediazione informale

Storie di bambini come tante, di assenze inspiegabili e malesseri ricorrenti. L’aiuto dei genitori immigrati, che fanno da mediatori volontari, ha permesso di capire le ragioni e di trovare insieme le soluzioni. Di Laura Sidoti 

di Laura Sidoti26 febbraio 20195 minuti di lettura
Conoscere le storie dei bambini. L’importanza della mediazione informale | Giunti Scuola

Due fratelli frequentanti la nostra primaria, uno in quarta e l’altro in seconda, risultano spesso assenti. Sempre in contemporanea. Confrontandoci con un collega che ha nella propria classe il bambino più grande, ascoltiamo: “Eh, vecchia storia… sapeste quante volte abbiamo provato a sollecitare la madre sull’importanza di una frequenza regolare… Senza successo, come ben vedi. Secondo me, a questi, non gliene importa niente, della scuola”.

A tutti capita di generalizzare e di cadere nel pregiudizio. Il ruolo professionale del docente ci impone tuttavia il controllo delle generalizzazioni, a cui il nostro cervello è incline per natura. Come ogni bambino è diverso dagli altri, tutte le famiglie sono diverse, ma in qualche modo simili le une alle altre. Nostro dovere è costruire sempre una buona relazione con i genitori dei nostri alunni, qualsiasi sia il loro background, condizione sociale, provenienza, credo.

Abbiamo colto l’occasione dei colloqui di fine primo quadrimestre per convocare la famiglia di questi fratellini in modo da capire meglio la ragione delle assenze e provare a trovare, assieme, una soluzione che garantisca loro una frequenza più regolare.
Per superare la barriera linguistica avevamo preventivamente spiegato alla famiglia che i nostri genitori stranieri volontari sono sempre disponibili a dare una mano alle famiglie e ai maestri in difficoltà con la lingua. Hanno accettato volentieri l’offerta e pertanto al colloquio era presente anche la mamma volontaria del loro Paese. Grazie alla preziosa mediazione linguistica di quest’ultima abbiamo appreso la ragione delle frequenti assenze dei bambini. Nulla avevano a che fare con il presunto disinteresse per la scuola o il disprezzo per il valore dell'istruzione. Al mattino il padre esce prestissimo da casa ed è la mamma che si occupa di accompagnare i bambini a scuola. Dialogando, abbiamo scoperto che è in attesa di una sorellina e che soffre di fortissime nausee mattutine. Abitando lontano dalla scuola, a volte le è impossibile prendere i mezzi per portare i bambini da noi. Ecco spiegata l’assenza contemporanea dei due fratelli. La volontaria è stata determinante per aiutarci a cogliere i dettagli della situazione, comunicare a questi genitori quanto avessimo a cuore l’educazione dei loro figli e spiegare come ogni giornata di scuola persa li penalizzasse. Ragionando su chi potesse dare loro una mano in caso di bisogno, la soluzione è stata trovata nella famiglia allargata. In caso di necessità, si rivolgeranno alla giovane zia arrivata da poco in Italia, che per il momento lavora solo qualche ora al pomeriggio.

Costruire una rete per capire e per agire

Una situazione analoga si è verificata con una bimba peruviana, arrivata in Italia a ottobre e inserita in una terza. Anche lei colleziona molte assenze, che in questo primo quadrimestre l’hanno costretta a una continua rincorsa per rimettersi alla pari con i compagni. Le insegnanti desideravano capire meglio le cause dei forti e improvvisi dolori che sembravano affliggere la bimba, dolori che spesso inducevano la mamma a tenerla a casa. In previsione dei colloqui di fine quadrimestre, le colleghe hanno chiesto alla madre, che ancora parla poco la nostra lingua, se desiderasse la presenza della volontaria ispanofona che in questi primi mesi ha aiutato la famiglia a orientarsi nel nuovo mondo scolastico. Potendo rapportarsi nella propria lingua madre, nel corso del colloquio, la donna ha fatto emergere dettagli importanti per il benessere della bimba. Le maestre hanno scoperto che quest’ultima, a cinque mesi dall’arrivo nel nostro Paese, non era ancora mai stata visitata da un medico. La mamma era infatti all’oscuro del fatto che in Italia ogni bambino ha diritto a un pediatra di base. Il giorno seguente le sono state girate tutte le informazioni necessarie per sanare la situazione e la volontaria si è detta disponibile a darle una mano.

Quando mancano importanti informazioni sul contesto familiare dei nostri alunni, il rischio è che la scuola incolpi le famiglie più fragili della propria condizione difficile. Nel primo caso, attribuzioni erronee avevano indirizzato in maniera sbagliata le rappresentazioni di noi insegnanti. In entrambe le situazioni, l’essere affiancati da un genitore straniero volontario ha rotto il muro di diffidenza reciproca fra scuola e famiglia e ha colmato il vuoto relazionale.
Per quanto le biografie dei genitori volontari e delle mamme e papà che aiutano siano diverse per età, luogo di nascita, esperienze e condizioni di vita, abbiamo notato che le famiglie neoarrivate trovano conforto e si affidano volentieri a questi genitori esperti, ma “alla pari”, che parlano la loro lingua madre e conoscono bene l’italiano e sanno coinvolgerli in una rete sociale. Il dialogo ci ha aiutati a modificare le nostre percezioni iniziali e a trovare una soluzione per tutelare il diritto dei bambini a frequentare con regolarità la scuola al di là delle difficoltà e delle contingenze dei genitori.

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