Sportello Genitori

Dubbi e problemi delle famiglie nella quotidianità e nella gestione della scuola e dell'educazione. Puoi leggere le domande più frequenti e, se hai un abbonamento io+, puoi cliccare su "Fai una domanda" e inviare la tua domanda a Serena Gaiani.

Serena Gaiani

Pedagogista e Pedagogista clinico

Serena Gaiani è Pedagogista e Pedagogista clinico®, Esperta in relazioni educative familiari. Laureata in Scienze dell’Educazione, ha poi perfezionato gli studi con un Master in Pedagogia Clinica. Oltre all’attività in studio professionale, svolge interventi sul territorio con formazioni per docenti e genitori. Da più di sedici anni fa esperienza di coordinamento pedagogico e supervisione in servizi per l’infanzia. Impegnata anche con Sportelli d’Ascolto rivolti a genitori, personale educativo e docenti operanti dai nidi fino alle scuole secondarie di primo grado. Autrice di alcune pubblicazioni a tema educativo sulla relazione genitori-figli, collabora con GiuntiScuola da diversi anni.

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Difficoltà tra bambini

  • Quando è insieme ad altri bambini nostro figlio cerca di imporsi e se non ci riesce si isola. Dobbiamo intervenire o meglio di no?

    Le competenze sociali che ci permettono di stare a nostro agio insieme agli altri vengono apprese “sul campo” attraverso l’esperienza diretta. Per questo, è importante che i bambini possano avere opportunità di relazione e scambio nei quali l’adulto “osservi” da lontano e lasci che avvengano anche quei litigi, quegli scontri che fanno crescere. È così che si imparano la condivisione, la negoziazione (ovvero la capacità di trovare soluzioni che soddisfino tutti) e le abilità di relazione. Sicuramente vostro figlio cercherà di chiamarvi a scendere in campo a sua difesa... astenetevi dall’offrire soluzioni e comunicategli che avete fiducia nelle sue possibilità di trovare, insieme agli altri bambini, una svolta alla situazione.

A scuola e in sezione

  • Come riescono le insegnanti della Scuola dell'infanzia a gestire un'intera sezione di bambini?

    Il contesto della Scuola dell’infanzia è necessariamente diverso da quello di casa. I docenti propongono, condividono e progettano insieme ai bambini come vivere gli spazi e i tempi all’interno della scuola chiamando tutti, anche quelli più vivaci, a rendersi protagonisti attivi della scena educativa. Inoltre, la professionalità e la formazione degli insegnanti permette loro di valorizzare le risorse e le competenze di ciascun bambino creando un’appartenenza al gruppo. Comunicate i pensieri su vostra figlia e i dubbi che avete: nel dialogo le paure si ridimensionano e si acquisiscono sguardi preziosi e nuovi punti di vista.

  • Nostra figlia non vuole più andare a scuola perché la sua amica del cuore si è trasferita. Qualche consiglio?

    Accogliete il suo dolore senza enfatizzarlo e nemmeno banalizzarlo. Confrontatevi con i docenti rendendoli partecipi di quanto accade: sicuramente terranno conto della situazione promuovendo altre relazioni privilegiate.

Natura e ambiente

  • Come possiamo trasmettere a nostro figlio di tre anni il rispetto per l’ambiente?

    Accompagnare i bambini fin da piccoli ad avere gesti di cura verso l’ambiente in cui vivono è molto importante: la spontanea curiosità verso gli elementi della natura favorisce l’attività di osservazione e le domande alle quali bisogna essere pronti a rispondere con semplicità e concretezza. Nell’educazione la testimonianza degli adulti è il modello che viene trasmesso ai bambini: la vostra passione sicuramente si traduce in gesti e parole che verranno presi a modello di riferimento. Fare passeggiate ecologiche, differenziare i rifiuti, coltivare una piantina, evitare gli sprechi sono gesti preziosi che, se praticati con costanza e non sporadicamente, promuovono la sensibilità e l’amore verso il nostro pianeta. Utile è anche la lettura di libri adatti all’età.

  • Nostro figlio di quattro anni non vuole mai uscire per una passeggiata. Come invogliarlo?

    Lo stare all’aria aperta e il poter sperimentare il movimento sono due elementi davvero importanti per i bambini. Per attivare la motivazione a uscire di casa si possono creare occasioni di gioco da sperimentare camminando e osservando il contesto:

    • invitiamolo a raccogliere elementi della natura con un “sacchettino dei tesori” della passeggiata con cui giocheremo al rientro;
    • lanciamo sfide osservative a tema (per esempio “Vediamo se oggi troviamo...” oggetti, animali, colori ecc.) che tengano alta l’attenzione.

     

Regole

  • Esistono regole imprescindibili da dare ai bambini?

    È molto importante offrire ai bambini confini e limiti, perché così facendo gli adulti promuovono e favoriscono la formazione dell’identità, il prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente che sono i fondamenti dell’educazione alla cittadinanza. Ricordiamoci che si diventa cittadini responsabili se, fin da piccoli, famiglia e scuola hanno promosso l’assunzione di responsabilità e atteggiamenti di partecipazione attiva alla vita comunitaria, ovviamente nel rispetto delle diverse età dei bambini.

     

     

     

  • Non riusciamo a farci ascoltare da nostro figlio di tre anni, a casa e tantomeno fuori. Cosa fare?

    Per i bambini la capacità di accogliere quello che dicono gli altri, ma soprattutto gli adulti, fa parte di un cammino di crescita che li porta dall’essere concentrati unicamente su di sé alla scoperta che ogni contesto offre dei limiti e che esistono anche gli altri con i loro bisogni.

    Per farsi ascoltare bisogna prima essere capaci di ascolto autentico: capire e custodire i messaggi che i bambini ci mandano permette di creare quell’empatia che è la base di ogni relazione Su questo terreno relazionale possiamo poi allora entrare in scena con autorevolezza e per farci “ascoltare” dobbiamo essere certi di avere l’attenzione del bambino, usare parole semplici in frasi brevi e soprattutto praticare la coerenza tra quello che diciamo e quello che facciamo.

    Partiamo a irrobustire queste “buone pratiche” tra le mura di casa, per-ché nei contesti in cui si è socialmente esposti è sempre più complicato.

     

     

Relazioni in famiglia

  • Mia figlia vuole stare solo con me e ignora il papà. Cosa fare visto che tra poco dovrò tornare a lavoro dopo la maternità?

    Riprendere l’attività lavorativa dopo la maternità non è mai semplice. Bisogna preparare il cambiamento e, come spesso affermo, le azioni sono sempre precedute dai pensieri: immagini che dedicarsi ad altro le permetterà di rientrare in scena a casa con un bottino di energie diverso e maggiore disponibilità. Inizi a coinvolgere maggiormente anche il papà riconoscendogli pienamente il ruolo impor-tante che ha e dandogli fiducia. I bambini si accorgono quando questo avviene e “magicamente” iniziano a investire in relazione anche con l’altro genitore.

     

  • Nostra figlia ha iniziato la scuola dell’infanzia e ha legato bene con i compagni. Ci chiediamo se sia arrivato il momento di darle un fratellino/sorellina con cui giocare.

    Avere una famiglia con più figli costituisce una meravigliosa “palestra” per le relazioni non solo tra i fratelli, ma anche per i genitori, che sul campo imparano a conoscere e ad accogliere la diversità e l’originalità di ciascuno. Non iniziate  però  un’altra  avventura genitoriale solo per soddisfare un bisogno che rilevate, anche perché c’è una grande differenza tra gli amici di scuola e chi poi condivide la quotidianità in famiglia, ma siate aperti a ciò che vi offre la vita, per-ché moltiplicare le relazioni di casa è sempre una straordinaria occasione di crescita per tutti.

     

  • I nostri due bambini vedono pochissimo i nonni a causa della lontananza. Come possiamo mantenere il legame?

    Ai bambini per custodire e alimentare un legame servono stimoli molto concreti: una videochiamata, un messaggio vocale, una foto inviata. Gesti che devono essere proposti nel momento più opportuno e cioè quando rispondono a un bisogno dichiarato (“Mi manca la nonna, posso chiamar-la?”) oppure quando i bambini sono nella disponibilità d’animo e in pausa dall’attività ludica. Possiamo anche lasciare la foto dei nonni in vista e invitare a inviare un gesto d’affetto (per esempio un bacio) o preparare una scatola con disegni realizzati che si potranno offrire quando ci si ritroverà o con piccoli oggetti investiti da particolare significato (per esempio un sasso “speciale” che ricorda una passeggiata) da raccontare anche “a distanza”.

     

Movimento

  • Quando si muove, nostro figlio di tre anni, travolge tutto quello che gli è attorno. Come fargli acquisire consapevolezza?

    Diventare  consapevoli  del  proprio  corpo, della propria forza, degli effetti delle azioni che si compiono sono traguardi di sviluppo che vengono conseguiti dai bambini sperimentando in situazione. Offrire al bambino dichiarazioni che permettono di osservare quello che è successo e trovare insieme atteggiamenti alternativi, gli consentono di non sentirsi inadeguato per delle tappe di crescita che d i fatto non ha ancora raggiunto e nello stesso tempo di ridimensionare il suo egocentrismo accogliendo la realtà che lo circonda.

Compiti a casa

  • Mio figlio ha 9 anni e frequenta la classe quarta: perché devo sempre “ricattarlo” per fare compiti o leggere?

    Il  momento dei compiti a casa è uno dei "luoghi" ordinariamente attraversati dalle fatiche relazionali tra genitori e figli.

    I bambini, stanchi anche della frequenza scolastica, tendono a rimandare i compiti e a farli in maniera approssimativa; i genitori si ritrovano a richiamare e invitare magari utilizzando come arma "premi e punizioni" che tuttavia non risultano efficaci  e "consumano" la disponibilità personale.

    Dobbiamo ricordarci che nel loro cammino di crescita i bambini vanno accompagnati all'assunzione delle proprie responsabilità: come genitore mi affianco e ti sostengo ma non posso sostituirmi a te. Dare un tempo preciso non negoziabile per svolgere i compiti aiuta, così come essere coerenti tra i messaggi offerti e le azioni. "Se hai bisogno ci sono ora, dopo ho altre cose da fare..."; "se non vuoi leggere lo spiegherai tu domani alla maestra...": siamo disposti ad accettare che nostro figlio vada a scuola senza i compiti fatti? Di solito i voti dei bambini vengono visti come voti alle capacità genitoriali. La sfida più difficile è rompere questo schema: lasciare che i bambini possano in prima persona fare esperienza di esporsi e di vivere le conseguenze delle proprie azioni, affiancandoli nella promozione della loro autonomia.

Verifiche

  • Mio figlio (scuola primaria) sta avendo difficoltà nel rispettare i tempi di consegna delle prove di verifica in classe. Come possiamo aiutarlo per renderlo "meno lento" e stare al passo dell'insegnante?

    Sono molte e diverse le componenti che possono interferire nel rispetto dei tempi delle valutazioni svolte in classe. Potrebbero esserci difficoltà oggettive relative alla disciplina in oggetto (es: accade in tutte le verifiche o solo in materie specifiche?), oppure criticità di apprendimento legate ad apprendimenti ancora da consolidare e automatizzare (es. bambini che investono molto tempo nella lettura e comprensione del testo ai quali poi rimane poco tempo per lo svolgimento della prova). Alcuni bambini vanno in difficoltà perché in classe c'è un eccesso di stimoli che non riescono a isolare (es. confusione, rumori) e non riescono a mantenere la giusta concentrazione.

    Un'altra causa potrebbe essere cercata osservando il modo di essere e di percepirsi del bambino: un eccesso di controllo e "pignoleria" a volte rallentano le performance oppure una scarsa fiducia nelle proprie capacità con il pensiero "tanto non ce la faccio, non ci riesco", rende critico l'avvio delle prove e attiva l'ansia da prestazione.

    Concedersi di osservare più in profondità quello che sta accadendo entrando il dialogo con le docenti che possono offrire dettagli preziosi su quanto accade in classe è fondamentale per capire se bisogna irrobustire delle capacità di apprendimento o lavorare su aspetti che interessano l'autostima e il rinforzo della personalità.

Valutazione

  • Come parlare ai genitori della nuova valutazione alla primaria?

    Guarda la videointervista a Serena Gaiani.

     

     

     

Capricci

  • Come affrontare l’ingresso di un figlio alla scuola dell’infanzia?

    I pensieri precedono sempre le azioni: entrate in dialogo con la scuola che vi aspetta, prendete le informazioni che vi rassicurino. I bambini “sentono” le emozioni degli adulti. Genitori sereni e tranquilli sono fondamentali per un buon avvio!

  • Capricci: che fare?

    Ogni bambino attraverso i “capricci” lancia dei messaggi da decifrare. Che bisogni sta dichiarando? Osservate lui e voi quando si verificano questi episodi per capirne il significato. Siate coerenti tra parole e azioni, alleati come genitori. Molto utile il confronto con un esperto nei casi più critici.

  • Liti tra fratelli: come intervenire?

    Il litigio attiva processi importanti per la maturazione delle competenze sociali. Attenti a non diventare “giudici di parte”: sostenete, invece, lo snodarsi della questione tra i bambini lasciando spazio all’autonoma negoziazione della soluzione.

  • Se gli tolgo lo smartphone va in crisi

    Questi strumenti non sono da offrire in tenera età e comunque con estrema parsimonia e in vostra presenza, non come babysitter o intrattenimento magari durante il pasto. Non usati correttamente possono creare dipendenza ed eccessiva irritabilità.

  • Vuol fare tutto da solo: quale il limite?

    La spinta all’autonomia è un ottimo motore per la crescita. Come sempre però agli adulti spetta il compito di tutelare i bambini in caso di pericolo e offrire “i confini” con amorevole fermezza. A seconda dell’età le esperienze devono evolversi in complessità e permettere ai bambini di diventare sempre più competenti.