Sportello Autismo e scuola

Psicologi ed esperti In rete per l’autismo

Master Autismo Università di Genova

Gruppo di psicologi ed esperti del Master Autismo Università di Genova: Mirella Zanobini (direttrice Master), Simonetta Lumachi (socia fondatrice Centro Philos), Caterina Baccelliere, Laura Bavaccini, Davide Carattino, Francesca Ottonelli, Cristel Rubulotta, Irene Tonizzi. Specializzati nel Disturbo dello Spettro Autistico, hanno esperienza diretta sul territorio: collaborano con scuole, centri educativi e psicologici, centri convenzionati ASL. Lavorano con differenti fasce d'età (prescolare, scolare, giovani adulti) e si occupano della presa in carico del minore e della famiglia, di attività individuali o in piccolo gruppo. Svolgono inoltre attività di parent training.

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Autismo e scuola primaria

  • Mio figlio (10 anni) inizia a chiedermi come mai deve andare al Centro riabilitativo e perché a scuola ha l’insegnante di sostegno… Come possiamo spiegarglielo?

    In questi casi si può iniziare un percorso di consapevolezza per il quale è importante che siano informati e coinvolti genitori, terapisti e insegnanti. Naturalmente il percorso di consapevolezza deve essere calibrato sulle caratteristiche del bambino, ragazzo o adulto, in base all’età, al contesto e al grado di consapevolezza che la persona possiede rispetto al suo funzionamento. In situazioni simili a quella che descrive, il terapista potrebbe iniziare a strutturare degli incontri che abbiano l’obiettivo di far comprendere al bambino che ogni persona può avere caratteristiche di funzionamento differenti, e quali sono i suoi punti di forza e di debolezza. A questo punto è possibile introdurre e discutere con il bambino il perché di alcune attività (ad esempio “qui al centro possiamo imparare a studiare, oppure migliorare la capacità di giocare/conversare con gli altri”). Parallelamente, è consigliabile ripercorrere col bambino la sua storia, fin da quando era piccolo, magari creando insieme un diario con foto di esperienze o momenti importanti. Il percorso di consapevolezza è un passaggio graduale che dovrebbe essere sempre fatto senza fretta e rispettando i tempi del bambino e della famiglia.

    Consiglierei ai genitori la lettura del testo:

    Tony Attwood e Carol Gray (2014), Gli devo dire che è Asperger? Strategie e consigli per spiegare la diagnosi di spettro autistico alla persona, alla famiglia e alla scuola, Armando Editore

  • Siamo le insegnanti di E.,9 anni. È tranquillo in classe, ma fatichiamo a catturare la sua attenzione: come possiamo fare?

    La situazione che gli insegnanti di E. (con diagnosi di DSA di grado lieve) vivono quotidianamente è spesso presente all'interno del mondo scolastico.

    Esistono delle strategie che possono ridurre la frustrazione di bambini e ragazzi di fronte a compiti che suscitano uno scarso interesse:

    – creare un "inventario degli interessi": prima di presentare un compito è opportuno domandarsi quali siano gli interessi del nostro alunno, creando quindi attività ad "hoc": ad esempio, è amante di un cartone animato in particolare? nutre un qualche tipo di hobby?

    utilizzare una modalità d'insegnamento alternativa, sfruttando molteplici canali: sarebbe utile individuare lo stile di apprendimento preferenziale dell'alunno e strutturare le attività sulla base di questo, tenendo conto che l'autismo è spesso associato a una modalità di apprendimento visiva piuttosto che verbale; inoltre, l'attenzione potrebbe essere ulteriormente catturata da attività interattive digitali, utilizzando dispositivi quali tablet, PC o LIM.

    assicurarsi che l'alunno abbia compreso le attività della giornata: a volte una scarsa motivazione è data da una mancata comprensione di ciò che si andrà a svolgere nel corso della giornata scolastica, che a sua volta genera ansia e frustrazione. È quindi importante, appena l'alunno entra in classe, visualizzare con lui la successione dei compiti che andrà ad affrontare, presentandola nella modalità a lui più congeniale (ad esempio tramite un'agenda visiva).

  • Un alunno di classe 2a  ha la diagnosi di autismo ad alto funzionamento, per noi insegnanti ci sono segnali anche di DSA, è importante fare un focus comunque di verifica anche sui DSA? Chi deve intervenire e che ruolo possiamo avere noi insegnanti?

    Gentili insegnanti, come sapete è solo a partire dalla fine della seconda classe della Scuola Primaria che si può fare diagnosi di Disturbo specifico di apprendimento. Solitamente tale diagnosi è possibile solo in assenza di altri Disturbi mentali o neurologici.

    Detto questo, data la delicatezza della situazione in cui si trova una famiglia che ha già dovuto far fronte a una diagnosi di disturbo del neurosviluppo, è molto importante, prima di rivolgersi a figure di specialisti nel campo degli interventi diagnostici e riabilitativi, effettuare alcuni passi all’interno della scuola:

    1. utilizzare delle prove di lettura e scrittura facilmente applicabili anche da parte degli/delle insegnanti, in modo da quantificare l’effettiva presenza di un punteggio significativamente deficitario: per esempio, le prove MT per la scuola (PROVE MT - cl 1°- 2° Kit Scuola Primaria. Dalla valutazione degli apprendimenti di lettura e comprensione al potenziamento) consentono di valutare individualmente correttezza e rapidità di lettura e collettivamente la comprensione del testo. Da tali prove può emergere se l’alunno ha una prestazione che “richiede attenzione” o “un intervento immediato” in tali ambiti. Inoltre, osservando il bambino si può cercare di capire il suo livello di motivazione e il senso di autoefficacia connessi alle attività di lettura e scrittura.
    2. Sulla base delle difficoltà e potenzialità riscontrate si possono progettare percorsi di potenziamento, eventualmente utilizzando le proposte contenute nel kit citato. Molto importante è anche lavorare per aumentare motivazione, autostima e senso di autoefficacia facendo leva sugli interessi, probabilmente molto focalizzati, dell’alunno.
    3. Parallelamente inizierei un confronto con i genitori, cercando di capire anche le difficoltà che eventualmente incontrano a casa nel seguire il figlio nei compiti e se a casa il bambino manifesta disagi o viceversa particolare entusiasmo in relazione alle attività svolte a scuola. Questo confronto, non finalizzato direttamente a convincere la famiglia a intraprendere un percorso diagnostico, può consolidare quella fiducia di base che un domani potrebbe consentire di consultare, di comune accordo, professionisti esterni alla scuola che supportino con le modalità più idonee l’alunno, la famiglia e la scuola.

Autismo e competenze sociali

  • Nostro figlio (11 anni) ha pochi amici e pochi interessi.. cosa possiamo fare per convincerlo a uscire e a stare anche con gli altri?

    Favorire le competenze sociali è sicuramente una componente fondamentale dell’intervento per i ragazzi con autismo.

    Potrebbe essere utile affiancare un educatore che abbia proprio il compito di aiutare il ragazzo a partecipare ad attività sociali. In questi casi, una buona strategia potrebbe essere quella di partire dagli interessi del ragazzo (ad esempio, appena sarà possibile andare al cinema se appassionato di film, andare in piscina etc.)  per favorire l’instaurarsi di una buona relazione con l’educatore. 

    A quel punto, si potrebbe iniziare ad inserire nuove attività o variazioni delle stesse, cercando di allargare il range di interessi del ragazzo. Inoltre, è importante programmare dei pomeriggi in cui organizzare delle attività con alcuni suoi compagni di classe (o altri coetanei che conosce).

    Anche all’interno del contesto scolastico, gli insegnanti potrebbero pensare ad attività in piccolo gruppo, affidando anche al ragazzo delle parti del lavoro (che siano, soprattutto all’inizio, di suo interesse) da condividere con gli altri compagni. Infatti, spesso non si tiene sufficientemente conto del ruolo dei pari nei percorsi con questi ragazzi che è prezioso per l’apprendimento delle competenze sociali.

  • L'attività in acqua è indicata per i bambini con autismo?

    Su autismo e attività fisica non c'è tantissima ricerca. Si dice che l'attività fisica sia utile perché spesso le persone con autismo, per povertà di interessi o ridotte capacità comunicative e sociali, hanno meno occasioni di svolgerla: quindi rappresentano una popolazione a rischio di vita sedentaria.

    Abbiamo studiato l'attività in acqua delle persone con autismo.

     

    L’azione proposta aveva degli ingredienti che riguardavano sia la cura delle competenze interpersonali che l’insegnamento del nuoto. 

    Imparare un’attività fisica migliora anche l'autostima, la percezione che si ha di sé, le abilità soprattutto relazionali, oltre che,ovviamente, in quelle acquatiche in senso stretto.  

    Riscontriamo molta utilità nelle capacità motorie in genere, e riconosciamo la loro connessione con le abilità sociali. Talvolta notiamo anche delle ricadute positive sulla diminuzione di quei comportamenti ripetitivi e stereotipati che sono tipici dell'autismo.

     

    Guarda l'intervento di Mirella Zanobini (Università degli Studi di Genova):

     

Autismo e nido

  • Il nostro bambino ha 2 anni, frequenta il nido e abbiamo appena ricevuto una diagnosi di autismo. Vorremmo sapere la verità… Facendo gli interventi che ci stanno indicando gli esperti nostro figlio avrà una vita come gli altri? Può guarire dall'autismo?

    A seguito di una diagnosi di Autismo appena ricevuta, è necessario prendere in carico i genitori. Spesso le mamme e i papà hanno tantissime domande e pochissime risposte o, ancora peggio, trovano su internet molteplici pareri discordanti, suggerimenti e opinioni.

    È necessario partire da concetti chiari, semplici e approvati dalla comunità scientifica:

    L'autismo è un disturbo del neurosviluppo e per questo è una disabilità "permanente" che si modifica con lo sviluppo del bambino. Non è una malattia, non si cura, ma è una neurodiversitá: un altro modo del cervello di comprendere l'ambiente circostante. 

    Ci sono persone con autismo che possono sposarsi, avere figli, lavorare e vivere autonomamente, ma molte altre che hanno disabilità intellettive e non raggiungeranno mai una completa indipendenza e autonomia.

    Quello che sicuramente ad oggi sappiamo ed è positivo, consiste nella certezza scientifica per cui molteplici studi hanno dimostrato l'importanza dell'intervento precoce nel generare miglioramenti significativi nell'apprendimento, nella comunicazione e nelle abilità sociali dei bambini con autismo; nella progressione dei minori con probabili difficoltà associate. 

    Sulla base delle caratteristiche del bambino l'intervento andrà quindi cucito su misura, al fine di sostenere e potenziare il più possibile le sue possibilità di apprendimento.

    Per tutto questo ci sarà bisogno anche della vostra fondamentale collaborazione di genitori, oltre alla presa in carico dell'intera equipe e della scuola. Lavorando tutti insieme e permettendo al bambino di generalizzare l'apprendimento, le sue possibilità di miglioramento verranno potenziate e supportate ogni giorno e in ogni contesto!

Autismo e scuola dell'infanzia

  • Ho notato alcuni comportamenti in una mia alunna di 4 anni che potrebbero far pensare ad autismo. Parlarne con la famiglia però non è facile, sembra che vogliano minimizzare e “non voler sapere”, con le colleghe ci chiediamo come dobbiamo comportarci?

    Le osservazioni su particolari comportamenti che possono emergere da parte delle insegnanti, durante la frequenza alla scuola dell'infanzia, riteniamo siano molto importanti da cogliere e restituire ai genitori, in quanto un intervento precoce è da considerarsi prezioso nella crescita e nello sviluppo del bambino. Sicuramente non è facile parlare ai genitori , riferendo ciò che si è osservato nel comportamento del loro bambino/a, specie se l'osservazione fa emergere atteggiamenti o particolari che attirano la nostra attenzione in quanto appaiono discordanti da quelli messi in atto dagli altri bimbi di simile età cronologica, poiché si corre il rischio di provocare nei genitori ansia, paura o rifiuto verso ciò che gli viene riferito.

    Riteniamo ugualmente essere di fondamentale importanza affrontare l'argomento (consapevoli del rischio sopra citato) in quanto questo passaggio può permettere alla famiglia di poter essere messa al corrente di atteggiamenti o situazioni sulle quali poter intervenire  direttamente o  procedere in direzioni di nuovi approfondimenti  e ricerca di suggerimenti appropriati e mirati.

    Nel comunicare le osservazioni sul comportamento del bambino, soprattutto in situazioni complesse come quella riportata nella domanda, si possono adottare alcuni accorgimenti:

    – creare il più possibile una relazione di fiducia con i genitori, partendo da una comprensione della loro prospettiva, delle loro emozioni, stando al loro fianco;

    – rimanere su un piano descrittivo e non interpretativo di ciò che abbiamo osservato: descrivere, quindi, specifici comportamenti del bambino, considerando sia i punti di forza sia i punti che pensiamo rappresentino delle aree di relativa debolezza, fornendo esempi concreti;

    – cercare di individuare dei momenti  di confronto con i genitori utili per comprendere il funzionamento del bambino anche in altri contesti e in particolare in quello familiare;

    mettere in luce l'importanza dell'intervento precoce: l'osservazione di comportamenti o particolari caratteristiche del bambino è il passo fondamentale per comprenderne i bisogni e individuare gli strumenti più adatti per supportarlo nello sviluppo. 

  • Mi chiedo se quello che stiamo facendo per nostro figlio M, di 5 anni, va bene, se è abbastanza per lui, ho sentito che i genitori di N. hanno cominciato una nuova terapia, potremmo provare anche noi?

    Il disturbo dello spettro autistico descrive un insieme molto ampio di modi di essere e comportamenti, la condizione autistica varia ampiamente da individuo a individuo. Coloro che presentano questo disturbo hanno diversi gradi di difficoltà nella comunicazione, nell’interazione sociale, nella processazione sensoriale e nell’autoregolazione, in altre parole a fronte della stessa diagnosi non esistono due bambini uguali.

    Oggi si trova un ventaglio di offerte molto ampio rispetto agli interventi da intraprendere, in rapporto alla vastità delle possibilità e a partire dall’unicità di ogni bambino può essere utile tenere presente due punti : 

    • importanza della formazione dei genitori 

     “I programmi di intervento mediati dai genitori sono raccomandati nei bambini e negli adolescenti con disturbi dello spettro autistico, poiché sono interventi che possono migliorare la comunicazione sociale e i comportamenti problema, aiutare le famiglie a interagire con i loro figli, promuovere lo sviluppo e l’incremento della soddisfazione dei genitori, del loro empowerment e benessere emotivo”. Linee guida Trattamento dei disturbo dello spettro autistico nei bambini e negli adolescenti  (ISS) 

    • creazione di una rete multidisciplinare intorno al bambino

    Formare una rete di lavoro intorno al bambino piuttosto che cercare un “rimedio” può essere prezioso per il suo processo di sviluppo perché grazie al lavoro multidisciplinare ogni professionista contribuisce con il suo intervento,  lavorare insieme permette di creare un trattamento altamente personalizzato che può essere riorientato in base alle esigenze del bambino. Una rete così formata permette suddividere il carico di lavoro tra genitori e professionisti diversi e di che allo stesso tempo dalla rete sono sostenuti e confortati.