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Verifiche intermedie, come e perché

Che differenza c'è tra una verifica intermedia e gli esercizi che proponiamo abitualmente in classe? Che cosa osserviamo e valutiamo? Come essere coerenti con le Linee guida 2020?

di Paolo Mazzoli15 dicembre 20221 minuto di lettura
Verifiche intermedie, come e perché | Giunti Scuola

Con le verifiche intermedie si passa dall’esercizio quotidiano puntuale a un insieme di proposte di lavoro, meno strettamente legate alla singola abilità, che consenta di effettuare un bilancio (sempre parziale e temporaneo) del raggiungimento di alcuni importanti obiettivi di apprendimento e, sullo sfondo, del grado di conseguimento dei traguardi previsti per ogni disciplina dalle Indicazioni nazionali. Una volta raccolti i risultati di queste verifiche sarà più agevole pervenire alla valutazione di fine quadrimestre secondo le nuove norme per la valutazione introdotte dall’anno scolastico 2020-2021.

Ma prima di iniziare il lavoro di scelta, o di elaborazione in proprio, delle verifiche, è utile capire qual è l’intento che caratterizza le verifiche intermedie.

Quanta strada abbiamo fatto?

La funzione delle verifiche intermedie è simile all’esigenza che spinge il pittore ad allontanarsi di qualche metro dall’opera su cui sta lavorando per rendersi conto di come sta venendo. Ho in mente l’immagine di Chagall di fronte ai suoi enormi pannelli colorati pieni di angeli in volo, ballerine e animali mitologici che, a un certo punto, si ferma e va a sedersi a qualche metro di distanza per osservarne l’effetto complessivo. Ecco, lo spirito delle verifiche intermedie dovrebbe essere lo stesso. Anche un insegnante ha bisogno di fermarsi e osservare, ma in questo caso l’osservazione non può ridursi a una contemplazione inerte perché l’apprendimento degli alunni, per rendersi visibile, deve essere sollecitato così che se ne possa apprezzare non solo l’effettiva presenza ma anche il livello e la solidità. Occorre quindi raccogliere evidenze e dati che aiutino a capire quanta strada ha fatto ogni alunno lungo il percorso che si era progettato all’inizio dell’anno. Non lo si può fare su tutto, né in modo esatto, ma è ugualmente importante utilizzare gli strumenti più appropriati per avere informazioni sufficientemente attendibili.

Verifiche intermedie e verifiche giorno per giorno

Ora chiediamoci: c’è davvero differenza tra una verifica intermedia e gli esercizi che proponiamo abitualmente in classe? Sì, c’è differenza. E è importante tenerla presente e porvi attenzione.

Gli esercizi che quotidianamente possiamo proporre agli alunni (e non è detto che tutti gli insegnanti abbiano questa abitudine) hanno lo scopo di evidenziare, in modo istantaneo e puntuale, un determinato apprendimento. Se, ad esempio, un giorno abbiamo approfondito in classe l’uso dei verbi ausiliari essere e avere, può essere utile proporre a caldo una serie di frasi chiedendo ai bambini di scegliere l’ausiliare più appropriato. “Sono andato” o “ho andato”, “sono vissuto” o “ho vissuto”, “è piovuto” o “ha piovuto”? Questo genere di esercizi, spesso chiamati “verifiche” come quelle intermedie o finali, sono caratterizzate da due elementi:

  1. riguardano una sola specifica abilità o conoscenza;
  2. generalmente non hanno senso in sé ma solo, appunto, come esercizi, per avere un riscontro immediato del fatto che gli alunni abbiano capito una regola, una nomenclatura, un algoritmo… oppure che ricordino correttamente una nozione specifica (la tabellina del 6, le province di una regione, la definizione di area di una figura piana, ecc.).

Quando parliamo di verifiche intermedie, invece, ci riferiamo a qualcosa di più ampio, a un momento di accertamento, di bilancio, staccato dal ritmo delle attività didattiche e che quindi l’alunno non percepisce come una prova su quello che si è appena fatto in classe. Per certi aspetti rappresentano una pausa che ci permette di osservare “dall’alto” quello che è successo. Questa osservazione “valutativa” dovrebbe dare meno importanza ai dettagli e mettere in risalto come le cose imparate in un certo periodo siano effettivamente “disponibili” anche quando non sono richiamate esplicitamente.

Così la capacità di usare correttamente i verbi ausiliari essere e avere non sarà più verificata separatamente (o almeno non solo), cioè fuori da un contesto significativo, ma semmai all’interno della capacità di scrivere e parlare correttamente maturata da ogni alunno.

Allo stesso modo un problema di aritmetica un po’ insolito, dunque non etichettato né percepito come un problema “sull’addizione” o “sulla divisione”, può servire per verificare la capacità degli alunni di utilizzare le quattro operazioni.

Tutto questo non esclude che tra le verifiche intermedie siano inseriti esercizi focalizzati su un argomento delimitato a condizione che, nella fase della valutazione, i singoli risultati siano integrati tra loro per apprezzare l’effettiva padronanza delle competenze su cui si è lavorato in classe.

La coerenza con le nuove norme sulla valutazione

Intendendo le verifiche intermedie in questo modo potremo disporre di elementi idonei a valutare il livello di apprendimento di ogni alunno con riferimento alle quattro dimensioni indicate nelle Linee guida del 2020: l’autonomia, la capacità di utilizzare abilità e conoscenze anche in situazioni non note, la capacità di mobilitare diversi tipi di risorse per portare a termine un compito e, infine, la continuità nella manifestazione dell’apprendimento.

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Verifiche da scaricare e approfondimenti da leggere nella pagina Valutazione.

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