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Vedere da vicino per guardare lontano. L’importanza delle storie per una buona convivenza
I libri aiutano i bambini e i ragazzi a diventare esploratori curiosi, ad aprire la mente e il cuore, a prevenire gli stereotipi e a coltivare l’empatia. Ma devono essere libri di qualità che raccontano le differenze con leggerezza, bellezza e un po’ di utopia. Di Elena Zizioli (Università degli Studi di Roma Tre).
La bussola: coltivare l’umanità fin da piccoli
Molte delle narrazioni rivolte alle bambine e ai bambini in questi ultimi anni si sono qualificate sempre più come un’ottima risorsa per avviare
pratiche interculturali
, svolgendo un lavoro importante per decostruire i dispositivi che alimentano la paura dell’altro e del diverso. Il merito è delle “buone” trame in grado di ritrarre contesti di vita quotidiana sempre più eterogenei, dove la differenza, da cogliersi in senso ampio e non solo culturale (Zoletto, 2017), è restituita con leggerezza, per utilizzare una categoria calviniana, con protagonisti bambine e bambine liberi, propositivi, anche irriverenti.
Ci si riferisce a
racconti
che sanno formare uno sguardo scevro da s
tereotipi e pregiudizi
di ogni tipo e che hanno restituito e restituiscono la vita nel suo complesso, stimolando la capacità propositiva dei piccoli lettori, rovesciando i punti di vista, coltivando l’empatia, formando alla cooperazione. Valori fondamentali che dovrebbero oggi essere alla base di qualsiasi percorso educativo nelle nostre società multiculturali, dove è sempre più indispensabile “coltivare l’umanità” (Nussbaum, 1999). Si conferma così il potere della narrativa di qualità non solo per la costruzione dell’identità individuale e collettiva, ma anche per la promozione di processi di cittadinanza che non può che essere una sola, quella umana.
Le storie, dunque, possono essere utilizzate come dispositivo d’integrazione, a patto che soddisfino alcune condizioni.
I generi che in questi ultimi anni hanno registrato un significativo incremento sono stati gli
albi illustrati e i
wordless picture books
o
silent books
(libri senza parole), quest’ultimi particolarmente indicati per il superamento dei confini linguistici, entrambi in grado di contrastare stereotipi e pregiudizi ma anche di veicolarli. Va, quindi, superato un certo approccio buonista di chi rinuncia a una ricerca di qualità. Indagare il complesso, intenso e sempre più stretto rapporto fra letteratura per l’infanzia e per l’adolescenza ed educazione interculturale richiede, infatti, di diventare esploratori curiosi e coraggiosi, anche disincantati, per svolgere un’analisi attenta e rigorosa, evitando le pericolose banalizzazioni.
Mappe e itinerari: guardare il mondo a testa in giù
Il primo livello della nostra indagine riguarda
i contenuti dei racconti
.
In questi ultimi vent’anni le narrazioni che hanno tematizzato il f
enomeno migratorio
, spesso prodotte per offrire strumenti specifici per i protocolli di accoglienza in una scuola sempre più multiculturale, sono state molte, tanto da costituire un vero e proprio “scaffale”. Un ambito ben dissodato dagli studiosi che hanno distinto le diverse fasi, analizzando trame e personaggi. A questo riguardo è possibile consultare, ad esempio, gli studi attenti di
Lorenzo Luatti
e di
Vinicio Ongini
, tra i primi a cimentarsi in queste ricerche.
In quest’ambito appaiono oggi superate le proposte di testi bilingui ed è interessante rilevare che si è via via trasformato il concetto stesso di intercultura perché la differenza è diventata parte integrante delle storie. Permangono i racconti avventurosi dei viaggi della speranza, in quanto il cosiddetto tema dell’erraticità resiste e si arricchisce di sfumature e di significati, ma sempre di più si sottolinea la bellezza dell’incontro in vite che sono intrecci di tradizioni e di culture, dove, per le migrazioni, si stemperano i toni allarmistici restituiti dai media, contrastando le false rappresentazioni che continuano purtroppo a generare episodi di xenofobia e di intolleranza. Si abbattono così i muri e per le isole si creano ponti; si riscoprono parole e immagini belle e intense per un’educazione che stimoli appunto non solo l’empatia, ma anche il combattere insieme per gli stessi diritti, perché l’importante è costruire vissuti di vicinanza.
Non è questa la sede ovviamente per entrare nel dettaglio, vista la vastità e la ricchezza delle produzioni che spaziano dalle fiabe ai romanzi, dalle graphic novel agli albi illustrati e ai libri senza parole. Basta, del resto, scorrere i cataloghi delle grandi e soprattutto delle piccole case editrici specializzate, che invitiamo a consultare costantemente, per rendersene conto. Nel contesto italiano è possibile segnalare: Babalibri, Carthusia, ELSE edizioni, Giralangolo (sigla editoriale di EDT), Sinnos, Terre di Mezzo, Topipittori, Orecchio Acerbo.
Alla base ci sono esperienze e orientamenti differenti, ma comune è stato ed è lo sforzo di
produrre testi di alta qualità artistica e culturale
, in una continua ricerca di autori e illustratori capaci di offrire storie accattivanti e avvincenti, in grado di interpretare i mutamenti e di aprire orizzonti, considerando i concetti di identità e cultura in maniera dinamica.
La mobilità è, in sintesi, non solo un dato strutturale delle nostre società, ma un valore imprescindibile per i giovani cittadini. Ed è per questo che si è pensato di definire queste narrazioni come “decentrate” nel prendere atto che in un mondo in continuo movimento, l’assunzione di nuovi sguardi, decentrati appunto, è la sola via percorribile per facilitare l’interazione tra sistemi di pensiero e il confronto e il dialogo, rifiutando manipolazioni, strumentalizzazioni, semplificazioni o rimozioni per promuovere l’emancipazione, utilizzando una molteplicità di linguaggi espressivi (Zizioli, 2017a).
Si tratta di un ambito che può racchiudere anche tutte quelle storie che coltivano la capacità di rovesciare le prospettive, di guardare il mondo a testa in giù, o da un finestrino, come scriveva
Gianni Rodari
, non solo perché è più divertente, ma perché allena la capacità di cogliere i diversi punti di vista e, quindi, di interpretare la vita nella sua complessità, superando sterili quanto improduttive categorizzazioni. In questo senso è possibile costruire ed educare ad un nuovo immaginario.
Una prima avvertenza perciò è non fermarsi allo spoglio di bibliografie tematiche, ma guardare più in profondità, considerando il libro come uno strumento indispensabile per avviare processi di cambiamento lavorando sulle categorie: metamorfosi/identità, vicino/lontano, memoria, spaesamento, ma anche ciclicità, relazione, meraviglia, bellezza.
È necessario, in sintesi, rivendicare la funzione sovversiva della letteratura per renderla dispositivo formativo per i processi di integrazione; ciascuno, infatti, ha diritto ad una storia, oltre alla propria storia, come si ribadisce anche nella
Convenzione Internazionale sui diritti dell’infanzia (Convention on the Rights of the Child)
. Del resto, la letteratura è profondamente connessa con la vita reale e, se si assume lo sguardo pedagogico, offre inedite e preziose occasioni educative perché ogni bambino per essere cittadino non ha solo il bisogno, ma il diritto di incontrare buoni libri, ricchi di emozioni, interrogativi, dilemmi, esperienze e linguaggi artistici.
Compagni di viaggio
Si può ben dire a questo punto che nel legame tra la letteratura per ragazzi e l’educazione interculturale l’analisi dei contenuti delle storie nella nostra esplorazione non è che il primo passo. Il libro, infatti, deve riuscire a costruire legami fra le persone, a riattivare relazioni generative, per favorire lo scambio e la comunicazione di pensieri ed esperienze e, quindi, la costruzione di comunità coese. I racconti diventano perciò sempre più percorsi corali ed è questa una delle specificità più significative che ci introduce nel secondo livello di indagine che riguarda appunto la metodologia di composizione delle storie. Molto spesso, infatti, le stesse trame, si costruiscono anche con il concorso di organismi associativi che lavorano a favore dell’integrazione, cercando di rispondere alle esigenze delle realtà socio-educative dei territori, a partire proprio dalle scuole. Gli esempi citabili sarebbero tanti e i prodotti spesso restituiscono voce a chi altrimenti rimarrebbe nel silenzio.
Non è un caso che anche le grandi organizzazioni come
Amnesty International
e
Save the Children
, attive nelle zone calde del pianeta per la tutela dei diritti di minori, abbiano investito sul libro, come strumento per incidere non solo sugli individui, ma anche sui territori e sulle comunità. Lo stile di lavoro di ciascuna è originale, ma si consolidano e si rafforzano binomi virtuosi: narrazione/diritto; narrazione/benessere, narrazione/inclusione.
A questo riguardo, per un lavoro trasversale e a tutto campo, non può non essere citato l’International Board on Books for Young People (
IBBY
), che dal 1953 difende la possibilità di accesso a testi di grande qualità artistica e letteraria per i bambini in ogni luogo del mondo, favorendo la cooperazione proprio attraverso i libri. Nel campo della migrazione sono stati relizzati:
Mammalingua
, una bibliografia con oltre 100 titoli in 7 lingue diverse, curata con
Nati per Leggere Lombardia
e il progetto S
ilent book. From the world to Lampedusa and back
, avviato dalla sezione italiana in collaborazione con il
Palazzo delle Esposizioni di Roma
e con il contributo delle sezioni IBBY nel mondo, per l’allestimento di una biblioteca per bambini e ragazzi sull’isola di Lampedusa, su cui è già stato scritto anche in questa rivista.
La nota che vogliamo evidenziare in questo post è la raffinatezza delle tre edizioni dei libri senza parole in mostra: testi provenienti dai cinque continenti che attraverso le immagini hanno parlato di inclusione e di integrazione, di amicizia e di solidarietà, di viaggi reali e fantastici, di memoria e di futuro, rivoluzionando le gerarchie educative, stimolando l’ascolto reciproco e il protagonismo dei piccoli lettori, favorendo il confronto e la messa in comune delle diverse interpretazioni liberando l’immaginazione, coltivando la possibilità di scoprire nuove rotte di cittadinanza.
Attraverso immagini e parole è sempre più importante perciò ai fini educativi ricercare il bello, per cogliere in esso valori. I buoni libri devono, in sintesi, dare ai bambini e ragazzi gli
strumenti per leggere la realtà in modo critico
, per resistere alle prove della vita, ma anche per “volare” sulle ali dell’utopia, per vedere da vicino per guardare lontano.
Non dimenticarsi insomma che, al di là delle urgenze e delle mode, la letteratura deve sempre essere buona letteratura e che proprio il suo essere di qualità è garanzia di processi inclusivi perché riesce a trasmettere valori universali, per coltivare appunto l’umanità, tutelando i diritti di tutti e di ciascuno.
Per saperne di più
Giannino Stoppani Cooperativa culturale (2013),
Nei libri il mondo
, Giannino Stoppani edizioni, Bologna.
Nussbaum M.C. (1999),
Coltivare l’umanità. I classici, il multiculturalismo, l’educazione contemporanea
, Carocci, Roma.
Zizioli E. (2017a),
Narrazioni decentrate
, in (a cura di) M. Fiorucci; F. Pinto Minerva A. Portera,
Gli alfabeti dell’intercultura
, ETS, PISA, pp. 455-464.
Zizioli E., in collaborazione con Giulia Franchi (2017b),
I tesori della lettura sull’isola. Una pratica di cittadinanza possibile
, Sinnos, Roma.
Zoletto D. (2017),
Contesti eterogenei
, in (a cura di) M. Fiorucci; F. Pinto Minerva A. Portera,
Gli alfabeti dell’intercultura
, ETS, PISA, pp. 155-161.