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Valutazione alla primaria: giudizi descrittivi ultimo atto (per ora)

Vengono introdotti gli stessi quattro livelli già in uso nella certificazione delle competenze. E come valutare singoli compiti richiesti agli alunni?

di Paolo Mazzoli01 dicembre 20202 minuti di lettura
Valutazione alla primaria: giudizi descrittivi ultimo atto (per ora) | Giunti Scuola

Prima il voto in decimi, poi il giudizio descrittivo a metà perché, per una svista del legislatore, doveva riguardare solo la valutazione finale, infine il giudizio descrittivo sia nella valutazione periodica che in quella finale con tanto di Ordinanza e Linee guida.

All’inizio dell’anno scolastico avevamo segnalato con sconcerto l’assurdità di una valutazione espressa con un giudizio descrittivo finale e dai soliti voti in decimi durante l’anno scolastico.

Si trattava, in realtà di un banale “incidente legislativo”: il decreto legge n. 22/2020 riportava improvvidamente la formulazione “la valutazione finale degli apprendimenti (…) è espressa attraverso un giudizio descrittivo” e quindi sembrava volesse mantenere il voto in decimi nella valutazione periodica.

Ciò ha creato non poche perplessità agli insegnanti che avrebbero dovuto riconvertirsi ai giudizi… ma solo alla fine dell’anno! 

Per fortuna a ottobre è arrivata la norma chiarificatrice che precisa che a essere espressa con un giudizio descrittivo non è solo la valutazione finale ma anche quella periodica (Legge 126 del 13 ottobre 2020. Art. 32, comma 6sexies).

Bene: il legislatore ha fatto pace con se stesso. Ma il Ministero ha fatto di più. Ha emanato un’Ordinanza con tanto di linee guida che forniscono alcune indicazioni per un sensato utilizzo dei giudizi.

A quanto pare vengono introdotti gli stessi quattro livelli già in uso nella certificazione delle competenze:

A) Avanzato,

B) Intermedio,

C) Base,

D) In via di prima acquisizione.


Tutto questo è rasserenante. Restano però due aspetti che vale la pena di chiarire. 

La scala proposta è una scala di intensità decrescente e non una descrizione di quello che l’alunno è in grado di fare (semmai si specifica in quali condizioni l’alunno sa fare quello che sa fare). Si inserisce quindi nel solco della valutazione di posizionamento e non nella valutazione descrittiva in senso proprio. Non è quindi concettualmente molto diversa da una scala numerica. È dunque auspicabile che siano gli stessi docenti a “incarnare” la valutazione data facendo capire ai genitori, e allo stesso alunno, cosa sa fare e dove dovrebbe migliorare.

Potremmo poi chiederci: se la valutazione ufficiale è questa, come deve essere la valutazione data ai singoli compiti richiesti agli alunni? L’insegnante può continuare ad utilizzare scale personali come i “bravissimo” e i “così così”, le faccine, le stelline e tutti gli altri infiniti alfabeti valutativi che incontriamo nelle nostre scuole? Certo che può! Ma facciamo attenzione a non creare strane aspettative per cui se un bambino ha preso due “bravissimo” e due “bravo” è sicuro di avere “Intermedio” sulla pagella, oops: sul documento di valutazione intermedio.

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