Articoli
Tre proposte per un’alleanza strategica scuola-famiglia
La scuola può essere il luogo dove le buone informazioni pedagogiche aiutano i nuovi genitori a fare nel miglior modo possibile il loro lavoro

La scuola senza la collaborazione delle famiglie non ce l’avrebbe fatta. E i risultati sono stati ottimi perché, fra le tante istituzioni coinvolte nella pandemia, è risultata fra le più efficaci, volenterose e presenti.
Si è rafforzata un’alleanza che non sempre è stata pedagogica, ma ha comunque permesso agli alunni di mantenere un importante spazio di crescita e di apprendimento. Questa alleanza ha contribuito a produrre una nuova percezione della scuola come priorità assoluta.
Da nonno che ogni tanto porta a scuola il nipotino in seconda primaria, ho avuto modo di osservare come il bambino e tanti altri sono talmente motivati da voler raggiungere per primi la famosa colonnina per l’igienizzazione delle mani e poter così entrare subito. Viceversa, noi bambini degli anni Sessanta andavamo con più riluttanza e, restando a scuola solo al mattino, attendevamo il pomeriggio come occasione di gioco, di incontro e di divertimento di varia natura come salire sugli alberi, andare in bicicletta e giocare finché non era ora di rientrare per la cena.
Un luogo di sicurezze
Durante la pandemia, la scuola è stata percepita come un luogo di sicurezza, una possibilità di fare esperienze in un momento dove, più o meno, tutto era impedito e bloccato.
Il valore della comunità scolastica è stato straordinariamente riscoperto e l’istituzione che la rappresenta deve ora cercare di non perdere il credito accumulato e di rispondere adeguatamente a queste crescenti aspettative.
È il momento di realizzare un nuovo progetto pedagogico per la scuola italiana. Un progetto che sappia finalmente, dopo decenni di tentennamento, riuscire a sintonizzare le grandi scoperte pedagogiche e scientifiche che hanno fatto sia la storia della pedagogia sia quella della psicologia dell’età evolutiva e delle moderne neuroscienze con l’organizzazione dell’apprendimento, delle attività didattiche e, soprattutto, con la formazione professionale degli insegnanti. Quest’ultima dovrà cessare di essere centrata sulla semplice conoscenza della materia, ma focalizzata sulle competenze pedagogiche essenziali: far funzionare la classe come gruppo, attivare il protagonismo dei bambini per vivere esperienze di scoperta, passare da una visione frontale o trasmissiva del sapere a una costruzione della conoscenza come luogo di condivisione
Condividere esperienze e informazioni
Da conoscitore del mondo dei genitori di oggi, attraverso i miei studi di consulenza pedagogica e le Scuole Genitori, mi permetto di sollecitare le insegnanti e gli insegnanti a vincere una certa timidezza e una certa riluttanza nei confronti degli stessi.
Non si tratta di voler dare consigli, ma di avere la consapevolezza che i padri e le madri oggi sono estremamente fragili, sia sul piano emotivo che educativo, lasciati da soli di fronte ai compiti pedagogici verso i figli.
La scuola può essere il luogo dove le buone informazioni pedagogiche aiutano i nuovi genitori a fare nel miglior modo possibile il loro lavoro che non solo è indispensabile, ma la cui qualità garantisce la salute profonda dei figli, specialmente sul piano psicologico e dell’utilizzo di tutte le loro risorse. A volte bastano informazioni essenziali sull’uso della realtà virtuale e dei videoschermi, sul necessario tempo del sonno, sulle autonomie corrispondenti ai vari anni della crescita per salvare situazioni apparentemente compromesse.
Tre proposte
I famosi bambini tirannici o dispotici che fanno fatica a riconoscere l’autorità degli insegnanti o di altri adulti provengono da precisi processi educativi presenti. I genitori vanno aiutati, non giudicati o condannati.
1. Per questo in ogni scuola potrebbe essere utile uno sportello di consulenza pedagogica per i genitori, il cosiddetto parent counseling, per aiutarli nelle scelte educative per i figli. È una necessità che ormai solo le scuole possono presidiare visti i tanti servizi sul territorio che sono stati progressivamente smantellati. Resta ben poco di quel tessuto che aiutava i genitori a crescere i figli. Oggi le scuole non possono sottrarsi a questa necessità.
2. Propongo anche il bonus pedagogico da mettere a disposizione dei genitori: un incentivo economico che può essere speso in formazione – con libri o corsi – oppure in consulenze, o con le forme più utili a favorire loro il sostegno come figure educative.
3. Un’altra proposta è che all’uscita dai reparti di maternità, i neo-genitori possano ricevere una breve guida sulle fasi educative dei figli dalla nascita fino all’adolescenza per avere una mappa di riferimento.
Costruiamo le condizioni affinché i genitori
trovino nella scuola uno spazio di supporto
Rafforzare l’alleanza
È vero che fino a qualche anno fa erano tante le figure che si prestavano a questo ruolo, in primis i pediatri; oggi il quadro è profondamente cambiato e la scuola stessa non può lasciare questo compito di sostegno alla genitorialità ai soli blog che spopolano su internet con risultati non sempre adeguati.
Un genitore normalmente può non riuscire a distinguere un blog scientifico da quello amicale, se non addirittura unicamente commerciale.
Rimbocchiamoci le maniche, questa è un’alleanza strategica che può dare un grande futuro alle nostre scuole, tanto più alla primaria. Ci vuole più coraggio, è arrivato il momento di costruire veramente le condizioni perché i genitori trovino nella scuola quello spazio di supporto che nel resto della società manca quasi completamente.