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Un desiderio per sé, un desiderio per gli altri. Un Natale davvero speciale
Tre buoni motivi per insegnare ai bambini a praticare l’attesa: guardare avanti, sviluppare l’immaginazione, dare spessore al tempo che accoglie il desiderio e consente di raccontarlo a sé stessi

Sarà questo un Natale sobrio e raccolto che sa esprimere pensieri e dedicare gesti e attenzione a chi ha poco, a chi deve stare lontano dagli affetti, a chi in questo tempo feroce ha perso parenti, amici, nonni…? Oppure saranno feste in cui si finge che tutto sia come prima, con oggetti, cose, voci sopra tono?
Possiamo dedicare questo tempo di avvento per coltivare l’attesa, insegnare ai bambini ad aspettare, a sviluppare la capacità di attendere e di sospendere la soddisfazione immediata. È uno dei modi per superare o prevenire la modalità compulsiva di chiedere, ottenere e poco dopo mettere da parte. E possiamo sollecitare invece la capacità di entrare in contatto con se stessi, condividere, ritualizzare. Ci sono almeno tre buoni motivi per insegnare e praticare l’attesa.
Coltivare l’attesa
Aspettare vuol dire guardare avanti, sviluppare l’immaginazione, dare spessore al tempo che accoglie il desiderio e consente di raccontarlo a se stessi. Attendere vuol dire rompere quel circuito senza senso e senza stupore che costringe a passare dalla richiesta alla soddisfazione immediata, per rivolgersi subito dopo ad altre richieste e ad altri oggetti. L’attesa inoltre insegna la tenacia e genera la forza di custodire, coltivare e realizzare i propri desideri. Piccoli o grandi che siano.
Un desiderio per me: vorrei ricominciare a giocare a calcio. Per i miei nonni che stanno in Romania da soli: vorrei che avessero un tablet per poterci almeno vedere e salutare a distanza e dirci CRACIUN FERICIT, cioè Buon Natale in rumeno”
Accogliamo i desideri e le attese, per sé e per altri, dei bambini e delle bambine, ad esempio di quelli che vivono dolorosamente situazioni di distanza e di separazione. Radu soffre di non poter vedere i nonni che sono in Romania, con i quali è cresciuto e che non vede da molto tempo, neppure a distanza, perché non hanno i dispositivi per i video contatti.
L'albero dei desideri
Oltre a insegnare l’attesa e a dilatare i tempi del desiderio, possiamo sollecitare i bambini e pensare e a esprimere anche un desiderio per altri. Radu ha pensato subito ai nonni e alla loro solitudine che può essere mitigata con la possibilità di connettersi con il nipote lontano e di ridurre la distanza. In questi giorni di avvento possiamo invitare i bambini a realizzare un albero in cui si raccolgono i desideri di ciascuno: uno per sé stessi e uno pensato per altri, di due colori diversi.
Ciascuno stabilirà chi sono gli “altri”: se vicini e prossimi oppure se lontani ma non estranei. Possono essere desideri che non dipendono da noi e che richiedono tempo, pazienza, attesa, speranza. E possono essere desideri che chiedono gesti, azioni, scelte e che in parte possiamo contribuire a fare e a realizzare.
Un libro può aiutarci ad aprire il percorso desiderante che coniuga attesa, empatia e solidarietà: L’albero dei desideri, di J. Baer e C. Berberian, edito da Babalibri. Racconta ai bambini anche l’importanza dei limiti e dei confini che è giusto mettere ai propri desideri e alle richieste di ciascuno di noi. Il testo contiene anche un Dossier pedagogico in pdf che può essere utilizzato in classe.
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