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Stare accanto. Un patto educativo tra scuola e famiglia
Come rinnovare o costruire un’alleanza positiva con i genitori, con un’attenzione in più a chi è più distante dalla scuola? Vi proponiamo una lettera importante e un progetto da copiare.
Voglia di comunità
Che cosa hanno in comune le scuole multiculturali che funzionano bene? Sono scuole dove vengono realizzati, da insegnanti appassionati e competenti, azioni positive di accoglienza, attività ordinarie, e non estemporanee, di insegnamento della lingua seconda e di scolarità e di valorizzazione della diversità linguistica, percorsi interculturali per conoscere le differenze che ci rendono diversi gli uni dagli altri e sottolineare le mille corrispondenze che ci rendono simili. Ma c’è un’altra cosa che collega fra loro queste scuole ed è la partecipazione densa e attiva dei genitori , pur nel rispetto dei reciproci ruoli e competenze. In collaborazione con gli insegnanti e le associazioni attive nel territorio, i genitori “di tutti i colori e di tutte le provenienze” organizzano iniziative e attività ludiche e sportive nel tempo extrascolastico, lanciano proposte diverse di aggregazione e incontro, compiti assistiti, forme concrete di aiuto allo studio. Propongono iniziative e laboratori per i piccoli e i grandi negli spazi della scuola che a volte e fino a quel momento erano disabitati e chiusi: i cortili, i seminterrati, i luoghi comuni.
Le attività sono rivolte a tutti, ai bambini e ai genitori, italiani e stranieri, e si propongono di far vivere la scuola, renderla un punto di luce nel quartiere, far sì che ognuno la senta vicina e accessibile: un bene comune da custodire e da animare in una comunità più coesa. E un bene comune di cui andare fieri. E così succede che queste scuole, che a volte rischiavano di essere meno attrattive per le famiglie residenti, spaventate dai “tanti stranieri”, diventino con il tempo luoghi di scambio vitale e di partecipazione larga , luoghi nei quali fare insieme esercizi di mondo sentendosi a casa. E dove poterlo fare a partire da un ruolo e da un progetto comuni: essere genitori insieme ad altri genitori e realizzare e condividere un progetto educativo positivo ed efficace per i propri figli.
Quando i genitori varcano la soglia per la prima volta
A proposito di coinvolgimento e di apertura delle scuole ai genitori stranieri, è attivo in Francia da cinque anni il progetto OEPRE ( Ouvrir l'école aux parents pour la réussite des enfant Circolare n.147 del 26 agosto 2013). Lanciato in maniera sperimentale in 31 dipartimenti e 25 città nel 2010, ora il dispositivo è diffuso in maniera capillare e a livello nazionale e le attività sono presenti in un numero crescente di scuole. Le azioni di formazione per i genitori hanno la durata di circa 100 ore, organizzate in orari accessibili ai genitori e prevedono gruppi con un numero minimo di 8 persone. Sono da insegnanti che hanno una specializzazione o un’esperienza professionale di insegnamento della seconda lingua.
Gli obiettivi del progetto OEPRE sono soprattutto tre:
- realizzare corsi di apprendimento della lingua seconda per i genitori immigrati negli spazi della scuola dei loro figli;
- far conoscere l’istituzione scolastica, le sue regole e le modalità di funzionamento “dal di dentro”;
- sostenere la genitorialità delle famiglie immigrate attraverso lo scambio, l’incontro con i servizi, la partecipazione attiva.
La grande maggioranza dei partecipanti (88%) è costituita dalle madri, che rappresentano, in Francia come in Italia, le figure cruciali nei percorsi di integrazione dei bambini. Anche nel nostro Paese ci sono iniziative simili a quelle francesi. Pensiamo, ad esempio, alle iniziative “Anche le mamme a scuola” che viene da tempo condotto in città diverse e che propone corsi di italiano per le donne immigrate. Ma sono tutte iniziative locali e circoscritte, non ordinarie, sostenute a livello territoriale e affidate al volontariato. Il progetto francese OEPRE ha invece la particolarità e la forza di essere nazionale , pubblico e duraturo nel tempo, basato sulla consapevolezza che l’integrazione dei figli riesce davvero solo quando le famiglie sono coinvolte in maniera diretta. Per saperne di più sul progetto, l’organizzazione, il profilo dei partecipanti e scaricare i moduli plurilingui di informazione alle famiglie si può visitare il sito www.eduscol.education.fr .
Lettera di Abramo Lincoln all’insegnante di suo figlio
L’avvio della scuola è dunque il tempo di rinnovare o stabilire ex novo una buona alleanza educativa con i genitori. I momenti formali delle riunioni sono le occasioni per condividere il progetto della scuola/della classe, prendere insieme alcune decisioni, scambiare punti di vista. Nei momenti informali e sulla soglia c’è a volte la possibilità di avere un contatto più diretto, avvicinare chi è più distante e far sentire meno ai margini chi tende a collocarsi a distanza.
Vi proponiamo un documento che, se vorrete, potrete condividere e discutere con i genitori della classe in questa prima fase, invitandoli magari a scrivere essi stessi il loro messaggio. Si tratta della lettera di Abram Lincoln all’insegnante di suo figlio, scritta nel 1830, ma che presenta straordinari passaggi di attualità e temi che non hanno tempo.
Lettera di Abramo Lincoln all’insegnante di suo figlio
Caro insegnante, mio figlio comincia oggi la scuola.
La prego di prenderlo per mano e di insegnargli le cose così come dovrà conoscere.
Gli insegni che non tutti gli uomini sono giusti, non tutti dicono la verità, ma la prego di dirgli pure che
per ogni malvagio c’è un eroe
, per ogni egoista c’è un uomo generoso.
Gli insegni, per favore, che per ogni nemico ci sarà anche un amico e gli faccia capire che vale molto di più un centesimo guadagnato con il lavoro che un dollaro trovato.
Gli insegni a perdere , ma anche a godere della vittoria , lo allontani dall’invidia e gli faccia riconoscere l’allegria profonda di un sorriso silenzioso.
Lo lasci meravigliare del contenuto dei libri, ma gli conceda anche
il tempo per distrarsi con gli uccellini nel cielo
, le api, i fiori nei campi, le colline e le valli.
Nel gioco e con gli amici, gli spieghi che è meglio una sconfitta onorevole di una vergognosa vittoria, gli insegni a credere in se stesso, anche se si ritrova solo contro tutti.
Gli insegni ad essere gentile con i gentili e duro con i duri e gli faccia imparare a non accettare le cose solamente perché le hanno accettate anche gli altri.
Gli insegni ad ascoltare tutti ma, nel momento della verità, a decidere da solo
.
Gli insegni a ridere quando è triste e gli spieghi che qualche volta anche gli uomini piangono.
Gli insegni a ignorare le folle che chiedono sangue e lo esorti a combattere anche da solo contro tutti quando è convinto di avere ragione.
Gli faccia conoscere
il coraggio di essere impaziente e la pazienza di essere coraggioso
.
Gli trasmetta la fede sublime nel genere umano e nel Creatore e gli insegni ad avere fiducia anche in se stesso, perché solo così può avere fiducia negli uomini.
So che le chiedo molto, caro insegnante, ma veda Lei cosa può fare.
Ecco il link a progetti che mettono al centro la relazione tra scuola e famiglie e una maggior apertura della scuola: