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Siamo tutti sotto lo stesso cielo

Dopo il tragico naufragio del 19 aprile, gli insegnanti sono invitati a parlare a scuola di migrazioni e fughe dal Paese natale. Qualche suggerimento per avviare attività e discussioni in classe.

di Redazione GiuntiScuola27 aprile 20152 minuti di lettura
Siamo tutti sotto lo stesso cielo | Giunti Scuola

Dopo il tragico naufragio dei migranti, una circolare del MIUR invita le scuole e gli insegnanti a trattare in classe il tema delle migrazioni e della fuga dal proprio Paese di coloro che cercano di sopravvivere alla guerra e alla fame.

Come parlarne ai bambini e ai ragazzi?

Vi proponiamo una mostra, una fiaba, un piccolo video, un articolo:

  • L’immigrazione raccontata ai ragazzi : Lorenzo Luatti, ricercatore dei processi migratori e delle relazioni interculturali presso il Centro di Documentazione Città di Arezzo e Oxfam Italia, parla di L’immigrazione raccontata ai ragazzi : una mostra, un catalogo, un viaggio nell'editoria per bambini e per ragazzi degli ultimi vent'anni. L'intervista contiene una serie di suggerimenti di libri e strumenti utili per avviare l'approfondimento e la discussione in classe.
  • Tutti sotto lo stesso cielo . Fiaba di Roberto Piumini e Stefano Sandrelli : per bambini dai 7 anni in su, il racconto di una notte trascorsa tra mare e cielo, con i viaggianti che sperano in una terra nuova e in una vita buona. Alla ballata si accompagnano box d'approfondimento dedicati alla Terra e agli altri pianeti, a Sole e stelle, alla Luna e alla Stella Polare, a galassie e meteoriti. Il volume nasce dalla collaborazione fra Emergency, Carthusia e INAF.
  • La zattera , video e libro di Lucia Salemi che raccontano la fuga, la speranza, la solidarietà possibile tra bambini.
  • Quei ragazzi divorati in mezzo al mare dalla nostra indifferenza , articolo di Igiaba Scego : un racconto d'esperienza a un appello alla responsabilizzazione dei ragazzi e degli adulti: "Nessuno di noi è sceso in piazza per chiedere che Mare Nostrum fosse ripresa. Non abbiamo chiesto una soluzione strutturale del problema. Siamo colpevoli quanto i nostri governi. Non a caso Enrico Calamai, ex viceconsole in Argentina ai tempi della dittatura, l’uomo che salvò molte persone dalle grinfie del regime di Videla, sui migranti che muoiono nel Mediterraneo ha detto: Sono i nuovi desaparecidos . E il riferimento non è retorico e nemmeno polemico, è tecnico e fattuale perché la desaparición è una modalità di sterminio di massa, gestita in modo che l’opinione pubblica non riesca a prenderne coscienza, o possa almeno dire di non sapere ”.

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