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Siamo quello che leggiamo

Una serie di contributi di Aidan Chambers su lettori e lettura. L'intervista alla curatrice del volume Gabriela Zucchini.

di Redazione GiuntiScuola05 novembre 20138 minuti di lettura
Siamo quello che leggiamo | Giunti Scuola

Siamo quello che leggiamo , uscito nel 2011 per Equilibri , raccoglie una serie di contributi di Aidan Chambers , insegnante, scrittore , figure tra le più interessanti e prestigiose della letteratura e della riflessione sulla letteratura per l'infanzia.

I testi sono stati tradotti e scelti da Gabriela Zucchini (curatrice con Eros Miari della collana Strappi: coltivare lettori, crescere identità, della cooperativa Equilibri). L'abbiamo intervistata per saperne di più.

Come ha scelto i pezzi da tradurre e proporre?

La decisione di proporre alcuni dei più significativi saggi critici scritti da Aidan Chambers nel corso della sua lunga carriera è nata in seguito alla pubblicazione, nel nostro precedente volume Nel giardino segreto, di alcuni suoi contributi, tra i quali una intervista.

Fino a quel momento conoscevo Chambers come narratore, avendo letto, e amato, tutti i suoi libri per giovani adulti pubblicati in Italia. Non avevo idea del grande e approfondito lavoro di critica letteraria da lui compiuto nel corso di un trentennio di lavoro con la rivista "Signal" (da lui fondata nel 1969 assieme alla moglie Nancy Lockwood), e con i numerosi saggi usciti in Inghilterra, editi dalla sua stessa casa editrice, la Thimble Press.

In occasione di un viaggio di lavoro di Chambers in Italia, nel 2009, ho avuto modo di approfondire la conoscenza di questa parte del suo lavoro. Ho così passato diversi mesi a leggere i suoi testi, a riflettere sulla sua produzione critica, a capire cosa potevamo proporre in Italia, in modo che le sue riflessioni potessero essere presentate in un volume che sintetizzasse il meglio del suo lavoro , tenendo presente anche il percorso professionale e autobiografico da lui compiuto nel corso della sua lunga esperienza.

Da questa riflessione è nato il progetto di Siamo quello che leggiamo , che non ha un equivalente in Gran Bretagna, nemmeno nel titolo, che abbiamo concordato con l’autore: ho scelto alcuni saggi particolarmente significativi per il contesto italiano (un contesto cioè che si contraddistingue per l’assenza di una riflessione critica applicata alla letteratura per ragazzi); ho sottoposto la mia scelta, e il piano dell’opera, a Aidan Chambers, e assieme a lui ho aggiornato i testi selezionati, cercando di inserire, dove possibile, citazioni di libri per bambini ragazzi reperibili anche in Italia.

Quello che mi sembrava interessante, in questi saggi, erano non solo le riflessioni teoriche, ma anche le indicazioni operative , nate dalla esperienza stessa dell’autore come insegnante: Chambers ci trasporta cioè nel laboratorio della lettura e letteratura giovanile per mostrarci non solo la sua costruzione teorica, ma anche il modo in cui i libri e la lettura agiscono sui giovani lettori. E, soprattutto, come l’incontro tra i bambini e i libri possa essere cercato, progettato, conquistato.

Siamo quello che leggiamo è quindi un libro nuovo , nella sua tipologia, che non ha un equivalente in lingua originale.

Quali sono le idee di Chambers che porterebbe con più forza all'attenzione degli insegnanti? Perché?

La forza degli scritti raccolti in Siamo quello che leggiamo , e presentati in tre differenti sezioni ( Biografia di un lettore, nascita di uno scrittore ; Perché la letteratura? ; Un modello critico per la letteratura per ragazzi ), nasce dalle risposte che sono in grado di fornire ai numerosi interrogativi che ci poniamo proprio in questi anni nei confronti di alcuni dei più importanti temi connessi con la lettura e la letteratura per bambini e ragazzi. E cioè:

  • cosa significa scrivere per (o di) ragazzi?;
  • qual è la funzione della letteratura in generale, e di quella per bambini e ragazzi in particolare?
  • quali strategie occorre attivare per formare lettori consapevoli e non occasionali?;
  • quale è il ruolo degli educatori e dei mediatori di lettura e quale la loro responsabilità?;
  • come riconoscere e come di conseguenza scegliere i libri giusti per i nostri lettori?;
  • come è cambiata la letteratura in generale, e la letteratura per bambini e ragazzi in particolare, nel corso dell’ultimo secolo?;
  • quale sarà il futuro del libro e quale sfida pone alla lettura e alla lettura di letteratura l’avanzare delle nuove tecnologie?

A tutti questi interrogativi è infatti fondamentale riuscire a dare una risposta da parte di chi lavora in campo educativo, insegnanti in primo luogo. E le approfondite riflessioni di Chambers consentono di affrontare, non solo in modo teorico ma anche concreto, ognuno di questi ambiti tematici.

Non dimentichiamo infatti che il nostro autore ha lavorato per tanti anni con una precisa intenzionalità: formare insegnanti, bibliotecari e genitori sulla letteratura per bambini e ragazzi , suggerendo idee, metodi e approcci per far incontrare in modo proficuo i libri con i giovani lettori. Nella consapevolezza che l’educazione alla lettura non si può improvvisare; che presuppone competenze e professionalità e la messa a punto di un metodo critico che consenta ai bambini e ai ragazzi un incontro positivo con i propri libri.

A conclusione, vorrei sottolineare due noccioli critici fondamentali che ben riassumono il significato del messaggio di Aidan Chambers:

  • la convinzione che la lettura di letteratura rappresenti il “cuore di qualsiasi azione educativa”;
  • la convinta consapevolezza che tutti noi siamo fatti della lingua cha parliamo, che è la nostra “abilità nell’uso del linguaggio che ci consente di essere quello che siamo, anzi che ci consente di andare oltre quello che potremmo altrimenti essere”.

Da queste affermazioni discende una grande responsabilità per gli adulti, per il ruolo educativo che sono chiamati a svolgere.

Nella sua postfazione, mette l'accento sui legami tra i saggi e  la scrittura creativa di Chambers: ci potrebbe dare un sunto delle sue  considerazioni?

In effetti, nell’analisi del lavoro di Chambers, emerge l’ importanza dell’intreccio tra i diversi piani del suo lavoro: narrativo, critico, educativo . È come se ogni sua opera fosse il tassello di un quadro d'insieme più grande, di cui ha tessuto la trama con estrema consapevolezza nel corso della sua lunga carriera. Per spingersi sempre oltre, alla ricerca di una sperimentazione formale continua che si traduce in scelte narrative di grande originalità.

Il primo dei sei romanzi che compongono la Dance Sequence , Breaktime (1975), può essere definito un romanzo sulla lingua e sui diversi tipi di linguaggi . Nelle sue riflessioni critiche contemporanee alla stesura dell’opera, Chambers rilevava come noi esistiamo solamente attraverso il linguaggio, cioè attraverso le storie che raccontiamo di noi stessi, attraverso una riformulazione della nostra vita in termini narrativi. Questa concezione si può dire che permei il suo primo libro, con il quale si attrezza degli strumenti necessari per andare avanti nella sua opera narrativa.

Nei romanzi successivi, ad esempio, ci sarà un progressivo slittamento verso il femminile, che arriverà a compimento con l’ultimo libro della sequenza, Questo è tutto (2005), che rappresenta una sintesi delle sue riflessioni critiche: cioè, tutti noi siamo fatti della lingua che parliamo e che pensiamo , le storie sono la “forma attraverso la quale usiamo la lingua per creare e ricreare noi stessi – le nostre idee su chi siamo, da dove veniamo, che cosa possiamo essere. La lingua è il dio che ci crea”. E tutti i suoi protagonisti sono ossessionati, in un modo o nell’altro, dalla scrittura e dalla lettura, che diventa uno straordinario strumento di acquisizione della propria autoconsapevolezza . Nello stesso tempo, anche il lettore, attraverso la lettura, compie un processo di acquisizione di consapevolezza su di sé e sulla complessità del proprio sé.

Elena Frontaloni: 3 Novembre 2013 La Vita Scolastica