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Raccontami una storia

Come sollecitare il racconto individuale di bambine e bambini non italofoni: l’esperienza dei silent books

di Federica Mosca22 maggio 20231 minuto di lettura
Raccontami una storia | Giunti Scuola

Nella classe di una scuola primaria alla periferia di una grande città italiana, ci sono ventuno bambini: una sola alunna ha origini italiane da parte della famiglia paterna; tutti gli altri, invece, pur essendo nati in Italia – a eccezione di G. che invece è arrivato dal Ghana da poco – provengono dall’Est europeo, dal continente asiatico o da quello africano.

La frequenza degli alunni a scuola è piuttosto discontinua: questo condiziona fortemente la didattica e il portare avanti progetti di ampio respiro. Eppure, questi bambini hanno un grande bisogno di fare, di costruire, di imparare e soprattutto di dire.

Dire in tutte le sue forme: dal nominare al raccontare, dal comunicare il proprio vissuto e le proprie emozioni attraverso le parole. Perché? Perché con gli adulti questi bambini parlano poco, anzi ci parlano solo se è indispensabile o quando hanno bisogno di aiuto. Spesso anche in questi casi preferiscono mostrare, indicare attraverso il gesto e la mimica, per comunicare una situazione di difficoltà o di disagio. Molti di loro, infatti, hanno poche, forse pochissime parole in italiano oppure hanno solo troppo pudore a utilizzarle con gli adulti, perché quando sono liberi in giardino o nei momenti di ricreazione le parole in italiano ci sono, le ascoltiamo.

 

Il silent book

Come insegnanti, la frammentarietà del tempo di frequenza di una classe come questa ci mette alla prova e ci costringe a studiare e a predisporre delle attività di potenziamento della lingua italiana che siano accattivanti e che abbiano un senso, ma che allo stesso tempo possano fiorire e terminare nel corso di poche ore. Proviamo allora a proporre la lettura di un silent book.

Le immagini fortemente evocative, presenti nei libri senza parole, mostrano in modo chiaro la trama (o almeno uno dei possibili sentieri della storia), senza che sia necessario leggerli più e più volte ad alta voce.

Anche i bambini non italofoni hanno un grande bisogno di fare, di costruire, di imparare e soprattutto di dire

L'importanza del racconto individuale

Sebbene il lavoro in piccoli gruppi sia spesso privilegiato per favorire la co-costruzione e la condivisione della conoscenza, è ugualmente importante stimolare l’attività verbale dei bambini non italofoni a livello individuale.

Per instaurare un clima di fiducia, in questa fase della loro esperienza, è infatti fondamentale rispettare la loro timidezza e il non sentirsi del tutto sicuri dei propri strumenti.

Spesso, presi singolarmente, i bambini si lasciano andare alla “lettura dei non lettori” e, sfogliando le pagine degli albi illustrati, iniziano a parlare e a comunicare. Ed è sorprendente la diversità degli stili dei loro racconti.

Sensazionale è lo stile telegrafico di A., per esempio, che, pur con qualche imprecisione, ha una buona capacità di comunicare in lingua italiana: “Parla di cucciolo e della mamma sua”.

E ancora le produzioni di G. e di I. che provengono da luoghi molto diversi, ma danno vita a due racconti molto simili dove un linguaggio scarno, meno che essenziale, affidato all’uso di espressioni olofrastiche risulta potente, quasi evocativo:

  • G.: “La bimba e il lupo piccolo. Il lupo grande-mamma. Guarda papà, guarda è piccola bimba. C’è cane-bimba-scuola-lupo piccolo e grande mamma”.
  • I.: “Lupo-foresta-bambina. Lupo così: auuuuuuu. Lupo nero e bianco. Papà in foresta. Mamma, papà e poi piccolo foresta”.

 

Le parole dell'adulto sono l'impalcatura necessaria

Appassionato di storie, A. è il bambino maggiormente dotato linguisticamente della classe e per la sua storia ricorre a parole complesse che non solo descrivono stati fisici ed emozioni – “i lupi erano stanchi”, “la bambina diventava triste”, “il procione era aggressivo” – ma sono anche frasi e verbi difficili come “si intrufola” o “il piccolo rimane indietro”.

Proprio alcune di queste espressioni complesse erano state utilizzate nel racconto inventato dell’albo illustrato dall’insegnante e riproposte da A. nel suo racconto, rivelando quanto le parole dell’adulto costituiscano un’impalcatura necessaria per bambini e bambine.

Creiamo occasioni per produrre racconti a partire dai silent book

CONSIGLI

DI LETTURA

Image | Giunti Scuola
  • Cuore di tigre, illustrato da Paola Formica. Carthusia, 2017. Parole: Integrazione, Cittadinanza attiva, Libertà

  • Immagina, illustrato da Anastasia Suvorova. Carthusia, 2018. Parole: immaginazione, fiaba, magia

  • Indovina la fiaba, illustrato da Eva Rasano. Giunti, 2017. Parole: Fiabe, lupi, albo

  • Tanti intrecci, illustrato da Xinyuan Yan. Carthusia, 2020. Parole: corda, gioia, Cina

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