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Perché a scuola si legga

La pratica della lettura a scuola non è stabile e permanente. È legata alla volontà di lettori audaci. Mentre la scuola dovrebbe essere il luogo naturale dove il lavoro di autori ed editori possa trovare spazio e attenzione.

di Redazione GiuntiScuola02 settembre 20155 minuti di lettura
Perché a scuola si legga | Giunti Scuola

A scuola si legge!

È bello il punto esclamativo del titolo, A scuola si legge! , del convegno organizzato da Giunti Scuola . Purtroppo sappiamo bene tutti noi che ci occupiamo di libri e lettura per ragazzi, che ci vorrebbe il verbo al congiuntivo. Perché a scuola non si legge tanto. E se lo si fa, è grazie alla forte volontà di lettori audaci , che responsabilmente e con passione si ostinano a trasmettere quello che è un vero e proprio diritto: quello di leggere. Per informarsi, per accrescere competenze, per allenare il cervello a pensare, concentrarsi, immaginare, progettare.
Purtroppo nella legge 107 , alias quella per "La Buona Scuola" i riferimenti a libri e lettura non ci sono. Non c’erano neanche nel documento presentato da Renzi, ma molti di noi avevano scritto: tra i materiali la nota del Forum del Libro che – come tanti – ha partecipato al dibattito sul documento. E c’erano buone ragioni per sperare che ci si accorgesse della mancanza grave di libri e lettura in una “buona scuola”. Come il fatto che in Commissione cultura si sta discutendo un progetto di legge sul libro e la lettura che prende in considerazione anche l’educazione della lettura nelle scuole.

Libri per non fare confusione

Stupisce il fatto che non vi sia una adeguata comunicazione tra i parlamentari. Ma non smettiamo mai di stupirci di fronte alla inadeguatezza della politica nei confronti dei libri e della lettura . Una inadeguatezza che a mio parere ha portato alla contrapposizione nuove tecnologie-libro, che è una contrapposizione sciocca e infondata. Sono strumenti diversi, che possono integrarsi. Alle differenze tra un libro e le altre forme di comunicazione, compreso il digitale, Aidan Chambers dedica un breve capitolo nel bel saggio Il lettore infinito . E neuroscienziati come Maryanne Wolfe in Proust e il Calamaro , ci indicano l’importanza per lo sviluppo del cervello della pratica della lettura. Sono libri che ho molto amato, ma ce ne sono altri naturalmente.

Democrazia e cittadinanza, per cominciare

La lettura tra tecnologie e società globale è il sottotitolo di A scuola si legge! , che si snoda in tanti seminari, con tematiche specifiche diverse tra loro ma con lo stesso obiettivo: quello di affrontare seriamente il tema della lettura a scuola per gli insegnanti e gli addetti ai lavori che parteciperanno. Ci auguriamo siano tanti, perché libri e lettura hanno a che fare con la democrazia . "La sopravvivenza del libro non è una rivendicazione a favore d' una élite di pochi fortunati lettori. La diffusione della lettura non appartiene al superfluo d'una società non solo, com' è ovvio, perché ha a che vedere con la diffusione dell' istruzione. Siamo, infatti, pienamente nel campo della cittadinanza", ha scritto Gustavo Zagrebelsky in un articolo di un po’ di tempo fa e lo stesso concetto viene ribadito dal Presidente della Repubblica nel suo discorso in occasione della giornata del libro e della lettura .

Il ruolo dell'editore

Per chi fa il mestiere dell’editore è naturalmente cruciale il fatto che libri e lettura siano promossi e garantiti nel nostro paese. È il lavoro che ci dà da vivere e ci appassiona. Per gli editori per ragazzi l’impresa è ancora più ardua. Il libro per ragazzi viene considerato in qualche modo “inferiore” a quello per adulti. C’è molta ignoranza sulla produzione e c’è l’idea che scrivere e illustrare per i piccoli sia cosa da nulla. Eppure abbiamo avuto Rodari! E Munari! Il mestiere che facciamo noi editori è quello di dare consistenza e sostanza alle parole, alle immagini, alla creazione degli autori . Solitamente con un progetto editoriale che tiene il timone della ricerca di proposte. Che ci fa dire molti no, soprattutto quando riceviamo scritture e idee che non ci convincono o che non coincidono con il nostro progetto. Peggio ancora se sono didascaliche e senza forza e immaginazione.
Senza storia, senza nulla da dire, “possibilmente di nuovo”, per dirla con Calvino, senza struttura o senza linguaggio. Perché il lavoro e la passione che ci muove è quello di fare libri che vorremmo fossero letti (e che anche nella loro “fisicità” hanno un loro “perché:” Scrive Chambers, nel testo che ho citato “ogni libro è un oggetto a sé, ma tutti sono accomunati da una stessa natura, proprio come gli esseri umani sono individui e tuttavia appartengono alla stessa specie. E hanno una integrità che non deve essere violata”. Da lettrice non posso che essere d’accordo, pur leggendo anche su e-book). Fare libri che portino senso. Che sia quello di conoscenza e informazione (i libri non sono solo narrativa!!), di empatia e immaginazione. E quindi saggi, romanzi, poesia, albi illustrati.

Fare libri tra cui il bambino che inizia la sua storia di lettore possa trovare “quello giusto” per iniziare. Anche studiando accorgimenti per chi dei libri ha paura perché sembrano ostacoli insormontabili. Di questo parlerò nel mio intervento al convegno del 24 ottobre . Ma quello che mi preme dire in questo post è che tutti i bambini devono poter esercitare il loro diritto di leggere e la scuola è il luogo dove questo esercizio può essere effettivamente realizzato. L’augurio quindi è che il punto esclamativo del titolo, si affermi presto nel nostro paese.

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