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Non c’è nave che possa come un libro

Un volumetto cartonato propone di far leggere ai più piccoli alcune poesie di Emily Dickinson, tradotte da Alessandro Quattronote e illustrate da Brunella Baldi. 

di Redazione GiuntiScuola07 giugno 20122 minuti di lettura
Non c’è nave che possa come un libro | Giunti Scuola

Un volumetto cartonato propone di far leggere ai più piccoli alcune poesie di Emily Dickinson, tradotte da Alessandro Quattronote e illustrate da Brunella Baldi. Il titolo del volume, Non c’è nave che possa come un libro , è rubato appunto a una delle poesie antologizzate, tra le più note e, in qualche modo, felici: vi si dice come la poesia possa invitare al viaggio e portare in terre lontanissime, inesplorate, chiunque, anche “il miserabile”, perché è “assai frugale il carro / che trasporta l’anima dell’uomo”.

Ora il viaggio proposto dal libro è però del tutto particolare: della voce della Dickinson, infatti, si valorizza la capacità di “guardare con occhi nuovi ogni cosa, anche la più banale”, lanciandola a volo col linguaggio della poesia. Viaggio da fermi, in orizzontale e in verticale, dunque, attraverso piccoli posti esseri e cose quotidiane, naturali; viaggio, infine, particolarmente avvincente per le caratteristiche di questa poesia che risulta tanto candida nell’espressione, nella scelta degli oggetti fermati in scrittura, quanto capace di suggerire il lato oscuro, meno rassicurante di ciò che va a immortalare.

Perché in un temporale l’oscurità somiglia a “un mantello di spettro”, ci sono creature che sogghignano sui tetti, fischiano nell’aria, agitano i pugni e digrignano i denti; la palude è piena di segreti; le montagne sono sfingi che crescono inosservate; a guardare un ragno che tesse la sua tela viene da pensare che faccia qualcosa di sinistro, e di eterno: un sudario di gnomo o una gorgiera di donna?

Un libretto da leggere con i più piccoli, anche ad alta voce, guardando in contemporanea le immagini, magari, creando storie a partire dai versi e dalle illustrazioni (candide e inquietanti come le immagini della Dickinson). Anche per riscoprire, come dice la poetessa, che la parola forse non muore appena la si pronuncia o la si scrive. Ma proprio in quel momento inizia a vivere, libera e distante, tra gli uomini.

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