La conquista dello spazio scenico 2

La conquista dello spazio scenico 3

La conquista dello spazio scenico 4

Comunicare con la musica

Giochi e... desideri

Le emozioni dell’inizio

Autovalutiamo il nostro atteggiamento

<ul><li>Le risposte alle domande guida appena viste possono accompagnare il singolo insegnante in una riflessione sull’azione, su un aspetto in particolare: il corpo nello spazio e nella relazione. Il primo passaggio è quindi una riflessione individuale.</li><li>Portiamo poi all’attenzione del collegio educativo l’osservazione e lo strumento valutativo con le nostre risposte e riflessioni allo scopo di aprire un confronto.</li><li>Nel confronto collegiale è importante percorrere sempre la strada che ci porti ad ampliare il nostro sguardo. Riflettere sulla pratica ha senso laddove ­individuiamo sempre possibilità di miglioramento. Se, dopo aver condotto un’osservazione, arriviamo semplicemente a confermare che “va bene così”, purtroppo significa che non si è riflettuto in profondità.</li><li>Osservare e riflettere ci deve portare ad affinare il pensiero che ci guida nelle azioni, rendendoci consapevoli dei “perché” che si traducono in “come”.</li><li>Condividere periodicamente in collegio questi processi ci aiuta a co-costruire, ampliare e arricchire la cultura del gruppo.</li></ul>

Poniamoci alcune domande

Come prima cosa dobbiamo chiedere a noi stessi: “Come possiamo vigilare sul nostro corpo?”.


 Attraverso un’autovalutazione che deriva dall’esserci osservati all’interno del contesto relazionale, possiamo valutare in quale modo preferiamo osservarci:
 
 – dando lettura di un’osservazione condotta da un collega, che si rende disponibile e si concentra nella registrazione oggettiva di come il nostro corpo sta e si muove durante la pratica educativa;
 
 – videoregistrandoci per qualche minuto in diversi momenti della giornata e osservando poi il video, annotando i movimenti che compiamo;
 
 – ponendo attenzione su di n

Come prima cosa dobbiamo chiedere a noi stessi: “Come possiamo vigilare sul nostro corpo?”.Attraverso un’autovalutazione che deriva dall’esserci osservati all’interno del contesto relazionale, possiamo valutare in quale modo preferiamo osservarci:– dando lettura di un’osservazione condotta da un collega, che si rende disponibile e si concentra nella registrazione oggettiva di come il nostro corpo sta e si muove durante la pratica educativa;– videoregistrandoci per qualche minuto in diversi momenti della giornata e osservando poi il video, annotando i movimenti che compiamo;– ponendo attenzione su di noi mentre siamo con i bambini, senza togliere l’attenzione a loro, ma cercando di rimanere vigili e annotare se e come ci muoviamo.

Come prima cosa dobbiamo chiedere a noi stessi: “Come possiamo vigilare sul nostro corpo?”.Attraverso un’autovalutazione che deriva dall’esserci osservati all’interno del contesto relazionale, possiamo valutare in quale modo preferiamo osservarci: – dando lettura di un’osservazione condotta da un collega, che si rende disponibile e si concentra nella registrazione oggettiva di come il nostro corpo sta e si muove durante la pratica educativa; – videoregistrandoci per qualche minuto in diversi momenti della giornata e osservando poi il video, annotando i movimenti che compiamo; – ponendo attenzione su di noi mentre siamo con i bambini, senza togliere l’attenzione a loro, ma cercando di rimanere vigili e annotare se e come ci muoviamo.

Per permetterci di valutare gli atteggiamenti del nostro corpo mentre siamo con i bambini poniamoci alcune domande guida.<ul><li>Io sono sicuro rispetto allo spazio in cui sono?</li><li>In quella data situazione faccio un pensiero rispetto alla posizione che il mio corpo occupa o sto in quello spazio in maniera casuale?</li><li>Il mio corpo, “oggetto nello spazio”, ostacola o facilita la situazione osservata?</li><li>Come il mio corpo si pone in relazione con il bambino? Sono alla sua altezza? Ho il bambino di fronte? Lo guardo? Qual è l’espressione sul mio viso?</li><li>Come il mio corpo si pone in relazione con il gruppo di bambini? Il mio corpo è visto da tutti? Il mio corpo permette o meno ai bambini di vedersi tra loro?</li></ul>

Dal pensiero alla pratica

La riflessione fatta ci deve guidare nel raggiungere un livello superiore di consapevolezza di come il nostro corpo abita lo spazio e la relazione. Con tuttiNoi adulti siamo corpo con consapevolezza dei movimenti, dei gesti, delle posture, dei silenzi e delle parole; cerchiamo di formarci alla presenza che diventa “competenza a esserci” (Ivano Gamelli) che si evidenzia in un particolare stile educativo e formativo.Il nostro corpo non è solo un oggetto, ma “un luogo da animare e ascoltare” (Ivano Gamelli) conduttore di significati che si definiscono nel contesto e definiscono la relazione. Con i bambini più piccoliIl nostro corpo è spesso vicino ai bambini, ci poniamo alla loro altezza e il nostro sguardo accompagna la nostra voce. Il nostro atteggiamento non limita gli sguardi tra i bambini e le relazioni tra loro, dobbiamo muoverci con lentezza, in modo rituale e riconoscibile, prevedibile. Con i bambini più grandiLa prossimità e la vicinanza dei corpi non è sempre necessaria, perché la relazione si arricchisce di linguaggi che concedono spazio alle autonomie che la crescita dei bambini ha permesso loro di acquisire.L’educazione è una danza e un evento “intercorporale” (Merleau-Ponty) e noi siamo vigili nel rispetto del bisogno dei bambini di essere e dare corpo, di incontro positivo di altri corpi.

<ul><li>Gamelli, I. (2011). Pedagogia del corpo. Milano: Raffaello Cortina Editore. Questo contributo è frutto dell’esperienza di formazione avviata nell’anno 2020-2021 dalla studentessa Chiara Gonzato con il collegio educativo 0-6 della scuola dell’Infanzia “Don G. Cordioli” di Rosegaferro (VR), che ci ha condotto a co-costruire insieme uno strumento di “valutazione della progettazione di spazio e tempo, valutazione della relazione e autovalutazione intrinseca”.</li></ul>

Alcuni spunti di riflessione

Lo spazio del corpo dell’educatore

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