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La cura come sfida: la parola a Lizanne Foster

"I ragazzi hanno bisogno di insegnanti coraggiosi" è il titolo di una lettera aperta scritta dall'insegnante Lizanne Foster, già vittima di discriminazioni e violenze della scuola dell’apartheid e già divenuta famosa per una sua lettera di "scuse" agli alunni del XXI secolo. Nel nuovo contributo, pubblicato da "Internazionale", invita un'insegnante - e gli  insegnanti tutti - al coraggio, alla creatività, a cogliere la sfida della cura che la presenza dei ragazzi a scuola richiede.

di Redazione GiuntiScuola18 gennaio 20162 minuti di lettura
La cura come sfida: la parola a Lizanne Foster | Giunti Scuola

Di ritorno da un viaggio in Italia per condividere le sue idee sull'insegnamento, Lizanne Foster prova a rispondere ai dubbi di una collega sull'enormità del compito dell'insegnante, l'impossibilità di fare sempre quello che è necessario per ogni studente in ogni classe. Lo fa con un lettera tradotta da "Internazionale" di cui ci fa picere condividere con i lettori alcuni passaggi.

Creatività e relazione

Avete notato quanto spesso negli ultimi tempi nuove scoperte o invenzioni vengono fatte da adolescenti? Quante altre ce ne potrebbero essere se smettessimo d’ingozzarli di noia e liberassimo i loro cervelli, permettendo loro di affrontare con uno sguardo nuovo i difficili problemi del nostro tempo?

Mi domando quanti insegnanti, dopo aver ascoltato l’appello nel quale Ken Robinson ci invitava a stimolare la creatività nelle scuole, facciano un salto verso pratiche d’insegnamento innovative. Dal febbraio 2006 il suo discorso è stato visto più di 36 milioni di volte ed è stato tradotto in 59 lingue, ma sarei curiosa di capire l’impatto che ha avuto sull’elemento centrale dell’insegnamento: il rapporto tra insegnanti e studenti.

La sfida della cura

“Cura” è una di quelle parole che possono essere interpretate in molti modi, ma quello che intendo io è un processo non privo di ostacoli.

Prendersi cura è un atto concreto. Anche se oggi non posso cambiare tutto il sistema, ogni giorno posso fare in modo che i miei studenti, nella mia classe, si sentano il più a loro agio possibile. Posso permettere loro di muoversi, di mangiare e di fare delle pause. Posso decidere di essere consapevole di ciò di cui hanno bisogno in quanto essere umani, non in quanto contenitori da riempire e mettere alla prova.

Prendersi cura è un compito impegnativo. M’impone di mettermi nei panni di qualcun altro, di essere comprensiva ed empatica; di vedere l’altro, il mio studente, come vorrei essere vista io. Anche quando, e anzi soprattutto quando, quello studente non è troppo disponibile.

Gli studenti difficili sono stati i miei più straordinari insegnanti, perché i conflitti avuti con loro hanno stimolato le mie riflessioni sul mio essere insegnante.

Queste riflessioni sono necessarie, perché è in quel momento che comincia il cambiamento. Dall’interno. E quindi se vogliamo cambiare i sistemi d’istruzione, sì, è importante che ci sia un sostegno politico ed economico al cambiamento, che ci sia un sostegno sociale all’innovazione, e che agli insegnanti sia dato abbastanza tempo per esplorare nuove idee. Ma la cosa più importante di tutte è che ciascun insegnante trovi il coraggio necessario a superare la propria paura di cambiare, ogni giorno, in classe.

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