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I drammi della Storia nel racconto di tre grandi autori

Riannodare i fili della memoria: la narrazione autobiografica di tre maestri dell’illustrazione. Di Lorenzo Luatti

di Lorenzo Luatti06 maggio 20194 minuti di lettura

Peter Sís, Chen Jiang Hong, Uri Shulevitz : tre maestri dell’illustrazione internazionale, figli di tre grandi drammi del Novecento.
Sís , nativo di Brno, nella allora Cecoslovacchia, fugge oltre “Cortina di Ferro” e dal 1984 risiede negli Stati Uniti; Hong , autore cinese, infanzia e adolescenza trascorse sotto l’indottrinamento di massa maoista, dal 1987 vive e lavora a Parigi; Shulevitz , nato in Polonia, nel 1939, a quattro anni, sopravvissuto dai bombardamenti di Varsavia, fugge con i genitori in Turkestan (l’attuale Kazakhstan), fino a che nel 1947 raggiungono Parigi, quindi Israele e infine, nel 1959, gli Stati Uniti.

Emigranti, esuli, fuggitivi, testimoni. Nei loro lavori, usciti in Italia alcuni anni fa, hanno raccontato questi turbinosi e terribili momenti della storia contemporanea attingendo ai vividi ricordi della propria infanzia.

Il muro. Crescere dietro la cortina di ferro

Con Il muro. Crescere dietro la cortina di ferro (Rizzoli, pp. 52) Peter Sís racconta la sua infanzia in Cecoslovacchia, imbavagliata dalle rigide regole del comunismo, ma anche la sua adolescenza da affamato di libertà, la scoperta dei Beatles e di un Occidente tenuto nascosto come un nemico pericoloso. I “frutti proibiti” del mondo libero esercitano un’attrattiva irresistibile sui giovani, l’eccitazione sale, le barriere cominciano a crollare. È il 1968, la Primavera di Praga. Poi l’URSS impone di nuovo il suo controllo totalitario, e il semplice, complicato desiderio di Peter - essere libero - diventa insopprimibile. È da segnalare il modo in cui l’autore organizza il suo lavoro, basato sull’intreccio di 4 piani narrativi: uno più strettamente letterario-poetico (le brevi e liriche frasi riportare a fondo pagina); un piano descrittivo-ricostruttivo, con frammenti di notizie dell’evolversi delle vicende (i corsivi laterali); un terzo piano a carattere autobiografico dove Sís riporta i ricordi legati a persone, vicende familiari, accadimenti, situazioni… (le “schede” a tutta pagina). E infine,il quarto piano, trasversale agli altri, è costituito dai disegni essenziali, originali, spesso ironici e caricaturali.

Io e Mao

Lucido e straziante è il ricordo di Chen Jiang Hong in Io e Mao (Babalibri, pp. 74). In una grande città nel nord della Cina, a metà degli anni ‘60, un ragazzino vive la sua vita come tanti bambini cinesi. Abita con i genitori, i nonni e due sorelle in un piccolo appartamento. Una povertà dignitosa ma serena. Improvviso, il vento gelido delle Guardie Rosse, il fanatismo, la delazione, l’umiliazione collettiva, i processi sommari, i roghi dei libri, il cibo che manca. È la Rivoluzione Culturale. Intanto il piccolo Chen va a scuola, diventa una Piccola Guardia Rossa, partecipa ai riti dell’indottrinamento di massa. Ciò che più risalta è il contrasto fra la quotidianità e le sue piccole gioie (le rare e attese caramelle, il primo petardo da far esplodere per il capodanno cinese, le passeggiate con il nonno…) e i drammi della Storia.

La mappa dei Sogni

E infine lo struggente albo La mappa dei Sogni (il Castoro, pp. 32) dove Uri Shulevitz, basandosi sui suoi ricordi di bambino durante la Seconda Guerra mondiale, racconta come la sua immaginazione e una grande mappa lo hanno trasportato lontano dalla fame e dalla miseria. Un giorno il padre va al mercato, dovrebbe comprare del pane ma torna, a tarda sera, con una grande carta geografica del mondo. Moglie e figlio, affamati, non capiscono. Avrei potuto comprare solo un piccolo pezzo di pane con il denaro che avevo e non ci saremmo tolti la fame, si giustifica il padre. La mappa viene appesa alla parete, che la occupa per intero. Per il piccolo Uri diventa la salvezza, il porto da cui partire per evadere dalla realtà: la guarda, la studia, la copia nei rari brandelli di carta che riesce a procurarsi, inventa rime con i nomi delle città e dei luoghi… “e così passai ore e ore meravigliose, lontano dalla fame e dalla miseria. E perdonai mio padre. A pensarci bene. Aveva ragione lui”.

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