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Facciamo un libro e poi lo traduciamo…
L’esperienza di una scuola dell’infanzia per educare i bambini a uno sguardo più largo a partire dalla narrazione e dalla valorizzazione della diversità linguistica
Una scuola plurilingue e multiculturale, come tante
La scuola Benedetto XV si caratterizza per una situazione linguistica molto variegata: l’italiano rimane la lingua più parlata sia a scuola che a casa, tuttavia la maggior parte dei bambini viene a contatto quotidianamente con dialetti non locali (gran parte delle famiglie risulta “bolognese d’adozione”) o con un’altra lingua (su 72, 9 bambini sono stranieri e 13 hanno almeno un genitore non italiano). Non si poteva non cogliere questa ricchezza linguistica individuale per poterla trasformare in un tesoro collettivo! A inizio della scuola, è stato chiesto di scrivere ai genitori “benvenuti!” e altre parole di accoglienza nella lingua o nel dialetto utilizzati a casa. Con le numerose risposte ottenute è stato creato uno striscione colmo di auguri che è stato affisso lungo tutto il perimetro all’interno dell’edificio scolastico: ogni famiglia ha avuto l’occasione di veder riconosciute le proprie radici linguistiche e di mostrarle con orgoglio agli altri. Data l’alta e entusiasta partecipazione delle famiglie, si è scelto di aderire alla sperimentazione rivolta a scuole dell’infanzia e scuole primarie “Ogni lingua vale”, promossa dalla Città Metropolitana e dal Centro RiESco di Bologna. Durante il percorso, abbiamo realizzato, come altre scuole, il nostro “albero delle lingue”: i bambini hanno partecipato attivamente alla costruzione dell’albero stesso e ognuno ha decorato la propria foglia, sulla quale sono state trascritte le lingue con le quali viene a contatto. È stato sorprendente vedere quante lingue e quanti dialetti compongono la nostra realtà scolastica: insegnanti e bambini sono rimasti colpiti nel constatare che ognuno è attraversato da più codici linguistici, e che nessuno è uguale all’altro.
Il racconto e la riscrittura della storia in un’altra lingua
Successivamente, con i bambini dell’ultimo anno, fra le azioni proposte dal progetto, abbiamo scelto il “racconto e la riscrittura di una storia in un’altra lingua”. Per questa proposta, è stato scelto il silent book Facciamo cambio? di Lucia Scuderi (Edizioni Lapis), una storia in cui i personaggi provano a mettersi nei panni degli altri, scambiandosi abitudini e ambienti di vita. Dopo aver sfogliato e risfogliato il libro, i bambini sono stati invitati a raccontare ciò che le immagini suscitavano e poi a ri-raccontare la storia. L’insegnante ha trascritto quanto dettato da loro rileggendo il testo più volte per lasciare il tempo e la possibilità di ragionare sulla corretta forma della lingua. I disegni dei personaggi fatti da ciascun bambino sono stati raccolti e incollati su sfondi precedentemente preparati ed è stato collocato su ogni pagina il testo raccontato. I bambini hanno scelto di tradurre la storia in cinese, in quanto la nazione straniera di provenienza più rappresentata a scuola è la Cina. Pertanto, è stata invitata a scuola Lu Ding, madrelingua cinese, mamma di un bambino di 5 anni e facente parte dell’Associazione Culturale Cinese Bo Yue, per tradurre la storia. Il testo prodotto è stato mostrato e letto in italiano dall’insegnante e in cinese da Lu. Il libro è stato inoltre condiviso con le famiglie dei bambini dell’ultimo anno.
Le tappe dell’esperienza
- Leggiamo insieme il silent book Facciamo cambio?
- I bambini ri-raccontano la storia a partire dalle immagini, facendo attenzione alla forma, e la dettano all’insegnante che trascrive i testi.
- Si costruisce il libro che contiene i disegni dei bambini e il testo da loro prodotto.
- I bambini decidono di tradure il testo in cinese.
- Du Ling scrive il testo in caratteri cinesi e mostra la scrittura ai bambini.
- La maestra legge il libro in italiano e Du Ling legge la storia in cinese.
Questa attività è stata un’occasione per promuovere la collaborazione tra pari , per costruire un libro nuovo insieme, frutto dell’impegno di ciascuno, per condividere parole e suoni, avvicinandosi e comprendendo di più una parte di vissuto dei compagni provenienti dalla Cina. Valorizzare la diversità linguistica è un primo passo per promuovere una cultura dell’appartenenza, in cui si costruiscono relazioni vere solo attraverso un ascolto empatico dell’altro. I suoni e le parole infatti hanno il potere di suscitare emozioni, evocare ricordi lontani, creare e ricreare legami. Dare importanza ai diversi codici linguistici e alle pluralità di dialetti che ci circondano può inoltre sviluppare un senso di cittadinanza nel bambino, vedendosi come parte attiva nel mondo in cui è immerso.
L’esperienza è stata realizzata nell’ambito del progetto “Ogni lingua vale. Conoscere e valorizzare la diversità linguistica nei servizi per l’infanzia e nelle scuole”, promosso da Città Metropolitana e Centro Documentazione e Intercultura RiESco del Comune di Bologna (Area Educazione Istruzione e Nuove Generazioni). Per una sintesi delle esperienze realizzate nell’ambito della sperimentazione “Ogni Lingua Vale”, clicca qui.