Due parole su Maurice Sendak
È morto ieri a Danbury (Connecticut) Maurice Sendak, tra i maggiori autori e illustratori della letteratura per l’infanzia.
Un ragazzino di nome Max si traveste da lupo e viene sgridato dalla mamma. Dice di volerla “mangiare” per punirla. E invece viene punito lui: spedito dritto dritto in camera, senza cena. Qui prende avvio la sua stravagante avventura, perché la camera diventa un bosco, un mare, un universo di ambienti cangianti dove Max si incontra e si scontra con “cose” e figure strane, chiassose, che insieme stupiscono, attraggono e fanno un po’ paura: con dei “mostri”, insomma, che nemmeno a farlo apposta alla fine vorrebbero “mangiarlo”, per il tanto bene gli vogliono. Inizia così (e in verità prosegue: siamo circa a metà racconto) Where the Wild Things Are , uno dei libri più famosi del grande autore e illustratore per l’infanzia Maurice Sendak, morto ieri a Danbury, nel Connecticut, ottantatreenne e dopo 60 anni di attività, tante polemiche (spesso i suoi libri sono stati ritenuti insieme troppo ruvidi ed enigmatici) e molti più albi e racconti tradotti in decine di lingue.
Where the Wild Things Are è un testo del 1963, nientemeno (portato in Italia da Emme edizioni poco dopo l'uscita e riproposto da Babalibri nel 2009, con la traduzione di Antonio Porta). Ma come già hanno ricordato in molti e come può essere detto per tutti i lavori di Sendak questo racconto ha le qualità dei classici inquieti, se continua ad avvincere bambini e adulti (il presidente Obama ha letto il 9 aprile, in occasione della tradizionale festa pasquale delle uova alla Casa Bianca, alcuni brani di Where the Wild Things Are) per lo sguardo netto sugli aspetti più ineducati, complessi e candidi del rapporto che i bambini hanno con la realtà e con l'immaginazione.
Tra i maggiori ispiratori delle tesi di Bruno Bettelheim, dotato di uno sguardo insieme attento e imprevedibile (tra i suoi punti di riferimento Mozart, Emily Dickinson, William Blake e Francisco Goya), Sendak era nato nato a New York da una famiglia di ebrei polacchi nel 1928. Già illustratore per vetrine di giocattoli, comincia a scrivere e illustrare le sue storie negli anni Cinquanta, per non fermarsi più: mette sulla pagina una raccolte di fiabe ebraiche di Isaac Bashevis Singer, un racconto sull’olocausto dove s’aggira un bambino continuamente nudo (forse il suo libro più contestato), illustra la famosa serie di ''Little Bear', collabora con la televisione, il teatro, con prestigiosi musicisti per la traduzione, tra l’altro, di suoi testi per la scena e per il cinema.
Nel corso della sua lunga carriera, ha vinto il prestigioso premio Caldecott per la letteratura per bambini, la medaglia del Newbery, il premio internazionale Hans Christian Andersen Award, il premio Astrid Lindgren Memorial Award e una National Medal of Arts.