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Discalculia o difficoltà in matematica?

Si parla molto in questi ultimi tempi di discalculia, ma si è sempre parlato di difficoltà in matematica. Sono la stessa cosa? Oppure dobbiamo considerarli due fenomeni distinti?

di Giacomo Stella16 luglio 20134 minuti di lettura
Discalculia o difficoltà in matematica? | Giunti Scuola

La discalculia viene definita con un disturbo specifico del calcolo, su base innata che interessa diversi aspetti coinvolti nella “matematizzazione” della realtà che i circonda. Su questo tema vi sono diverse posizioni che sostengono da un lato che il cuore del disturbo stia nei processi di apprezzamento della numerosità (Butterworth e il senso del numero), o che vi sia un indicatore psicomatematico che si esprime nel calcolare le differenze fra insiemi.

Inoltre, da molto tempo si parla di discalculia procedurale riferendosi alla difficoltà di fare i calcoli e di applicarli alle esigenze della vita quotidiana, come ad esempio comprare qualcosa al bar e calcolare il resto.
Ma al di là di questi disturbi, che riguardano un numero limitato di persone e che tendono a persistere nel tempo, le difficoltà in ambito aritmetico vengono riferite come un fenomeno che riguarda 1/3 della popolazione . Dunque è impossibile che si possa parlare di un disturbo per una quota così ampia della popolazione.

È noto che molte persone non sanno eseguire una divisione solo poco tempo dopo aver lasciato la scuola e gli esercizi scolastici. La maggior parte delle persone, dopo la terza media sanno fare solo le operazioni principali e comunque solo quando le cifre sono piccole. L’uso della calcolatrice ha contribuito a creare questa situazione, tuttavia le ricerche in ambito aritmetico segnalano che una quota consistente di persone non sanno fare calcoli frazionali (1/3, 3/4 ecc.) o non sanno calcolare una percentuale, nonostante questo quantificatore venga utilizzato molto frequentemente nel commercio, per invogliare gli acquirenti.

La difficoltà con la matematica sembra dunque essere un fenomeno molto diffuso e questo rende più difficile discriminare fra la difficoltà e il disturbo definito discalculia. Come mai questo fenomeno? È tipico della matematica, che è sempre stata considerata la bestia nera degli studenti, oppure si tratta semplicemente di un’abilità che evidenzia, più delle altre, le capacità di ragionamento delle persone?

Nella lettura o nella scrittura, si possono rintracciare fenomeni analoghi? Per quanto riguarda la lettura bisogna distinguere fra capacità di leggere ad alta voce e comprensione del testo. Sappiamo che quest’ultima abilità è molto più complessa e le difficoltà di comprendere un testo scritto sono molto più diffuse delle difficoltà di lettura ad alta voce. Tuttavia, mentre la comprensione del testo si può descrivere lungo un gradiente di approssimazione che va da niente a tutto (ho capito poco, ho capito quasi tutto), in ambito aritmetico l’approssimazione è molto meno tollerabile in quanto rischiosa.

Un esempio è dato da questo problema: se faccio un acquisto da 8,10 euro e pago con una banconota da 10 euro, avrò di resto più o meno di 2 euro? Tra gli studenti universitari circa il 20% risponde in prima battura in modo errato. In questo caso non esiste approssimazione e le conseguenze, se applicate a cifre maggiori, sono significative.

Si potrebbe obbiettare che anche la comprensione del discorso a volte è molto simile al problema aritmetico , basti pensare alla comprensione delle indicazioni stradali che vengono date o ricevute. Molti di noi sbagliano a dare istruzioni precise o a capire. È vero che a volte ci sono quantificatori o indicazioni destra –sinistra e dunque che in qualche modo sono assimilabili ai compiti matematici. Inoltre bisogna tenere i dati in memoria e mantenere le sequenze, attività che sono tipiche in ambito aritmetico.

Dunque potremmo concludere che l ’aritmetica richiede maggior precisione e attenua il ruolo dell’approssimazione . Questo aumenta molto l’impegno dell’attenzione e della memoria di lavoro e quindi aumenta il rischio di errore dovuto ad un approccio approssimativo. Le difficoltà in ambito aritmetico sono dunque diverse dalla discalculia e mettono in evidenza un atteggiamento cognitivo tendente all’approssimazione, atteggiamento che funziona per i rapporti sociali e la comunicazione, basata sull’adattamento, ma non ha la stessa efficacia in campo aritmetico, dove essere imprecisi, approssimativi o cercare di adattarsi può produrre danni notevoli.


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