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A questo riguardo torna pertinente la distinzione tra pensiero divergente-esplorativo e pensiero convergente-integrativo: il primo ha come obiettivo la fluidit&agrave; e la diversit&agrave; delle idee prodotte, mentre il secondo &egrave; volto a sintetizzare diversi elementi in un modo nuovo.&nbsp;

Si pu&ograve; ritenere che nel momento divergente l&rsquo;esplorazione della situazione pu&ograve; avvenire in ampiezza o in profondit&agrave;. Nel primo caso (ampiezza) si cerca di allargare e diversificare la rete delle connessioni tra le idee evocate dalla situazione (e qui torna utile l&rsquo;attenzione distribuita e la disinibizione cognitiva); nel secondo caso (profondit&agrave;) si persegue una linea di pensiero sino ai suoi esiti non ovvi (e in questo caso &egrave; di supporto l&rsquo;attenzione focalizzata e l&rsquo;inibizione delle idee distraenti).&nbsp;

La flessibilit&agrave; permette all&rsquo;individuo di passare (shifting) da un&rsquo;impostazione mentale all&rsquo;altra, per esempio continuando a generare idee finch&eacute; non ci si imbatte in uno spunto interessante; una volta trovato, si elaborer&agrave; in profondit&agrave; tale spunto; qualora ci&ograve; non portasse a nulla di utile, si riprender&agrave; a generare nuove idee ampliando il campo mentale.&nbsp;

Vi &egrave; per&ograve; un altro shifting che entra in gioco nel pensiero creativo, quello che fa transitare dalla fase divergente a quella convergente: una volta maturata un&rsquo;intuizione interessante, questa va organizzata in un&rsquo;idea compiuta, cos&igrave; che possa poi essere vagliata, ed eventualmente perfezionata, per dare luogo al prodotto finale. Tutto ci&ograve; richiede che i soggetti siano consapevoli del modo con cui stanno operando affinch&eacute; capiscano quando &egrave; opportuno compiere lo shifting tra una fase e l&rsquo;altra.&nbsp;

Il processo creativo&nbsp;

Flessibilit&agrave; cognitiva e persistenza&nbsp;

Sedie&hellip; creative&nbsp;

<ul>
	<li>La Guzza, A., Pradella, C., Antonietti, A. (2022). Training creativo di letto-scrittura. Attivit&agrave; multisensoriali per l&rsquo;intervento didattico e abilitativo. Trento: Erickson.&nbsp;</li>
</ul>

Come motivare e facilitare l&rsquo;apprendimento delle basi della literacy nei bambini che presentano difficolt&agrave; linguistiche? Facendo leva sulla loro creativit&agrave;. Poich&eacute; questi alunni mostrano una predilezione per il pensiero divergente e per la multisensorialit&agrave;, il testo propone una serie strutturata di attivit&agrave; in cui &egrave; chiesto di elaborare sillabe e parole attraverso operazioni creative come strane combinazioni, collegamenti insoliti, cambi di prospettiva. E cos&igrave; imparare a riconoscere i suoni linguistici e l&rsquo;ortografia pu&ograve; diventare anche divertente.&nbsp;

Fantasticare o seguire un percorso?&nbsp;

Per cercare di rendere conto dei due opposti aspetti del pensiero creativo &egrave; stato proposto il modello a due vie che vede operare nella creativit&agrave; la flessibilit&agrave; cognitiva e la persistenza. La flessibilit&agrave; cognitiva &egrave; ci&ograve; che permette di abbandonare una rigida visione delle situazioni e di accedere a interpretazioni alternative; essa implica la capacit&agrave; di cambiare la prospettiva o l&rsquo;approccio a un problema e di adattarsi alle nuove esigenze, regole o priorit&agrave;, conducendo a pensare &ldquo;fuori dagli schemi&rdquo;. In un compito in cui bisogna generare qualcosa di nuovo e appropriato, &egrave; necessario che da un lato si considerino con il pensiero pi&ugrave; ambiti differenti in cui andare a reperire le idee (flessibilit&agrave; cognitiva) e dall&rsquo;altro che alcuni ambiti siano esplorati in profondit&agrave; (persistenza) per trovare elementi non ovvi.&nbsp;

Nel processo creativo si alternano fasi differenti e il risultato finale dipende da quanto si &egrave; efficienti nel gestirle&nbsp;

Il ruolo dell&rsquo;attenzione&nbsp;

<ul>
	<li>Antonietti, A., Giorgetti, M., &amp; Pizzingrilli, P. (2011). Io penso creativo. Valutare e potenziare gli aspetti creativi del pensiero. Firenze: Giunti EDU.&nbsp;</li>
	<li>Antonietti, A., &amp; Valenti, C. (2019). Life skills. Le abilit&agrave; per affrontare il quotidiano. Cinisello Balsamo: Edizioni San Paolo.&nbsp;</li>
	<li>Di Tacchio, S., &amp; Antonietti, A. (2019). Io e il Piccolo Principe. Uno strumento per aiutare i bambini a sviluppare curiosit&agrave; e flessibilit&agrave; mentale. Novate Milanese: Fabbrica dei Segni Editore.&nbsp;</li>
	<li>Gangemi, A., Antonietti, A., &amp; Fabio, R.A. (a cura di) (2022). Manuale di psicologia del pensiero. Bologna: Il Mulino.&nbsp;</li>
	<li>Pizzingrilli, P., Valenti, C., Cerioli, L., &amp; Antonietti, A. (2022). Creare riflettendo. Training alla flessibilit&agrave; di pensiero. PsyPrint (reperibile online).&nbsp;</li>
</ul>

Se guardiamo alle attuali teorie del processo creativo, riscontriamo non soltanto una pluralit&agrave; di vedute, ma proprio due orientamenti opposti.&nbsp;

<ul>
	<li style="text-align:justify">Da un lato, infatti, vi &egrave; chi ritiene che le idee innovative e originali emergono quando ci troviamo in uno stato di pensiero non diretto, ossia quando siamo rilassati e lasciamo vagare senza un preciso scopo la nostra mente, se non addirittura quando la nostra coscienza &egrave; allentata e ci troviamo in una condizione simile a quella del sonno.&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">Dall&rsquo;altro lato c&rsquo;&egrave; chi invece sostiene che il processo creativo, come altre forme di attivit&agrave; cognitiva, deve essere governato dall&rsquo;individuo in modo consapevole, preferibilmente applicando efficaci strategie di pensiero.</li>
</ul>

Vi sono ricerche sperimentali recenti che mostrano che le immagini che si sviluppano spontaneamente nella mente nel cosiddetto mind wandering, ossia quando la mente si muove liberamente passando da un pensiero all&rsquo;altro, portano a interessanti intuizioni o a interpretare in maniera diversa dal solito alcuni aspetti della realt&agrave;. E anche nel sonno &egrave; possibile mettere in luce un certo influsso, involontario, sui contenuti mentali che porta a stabilire rapporti insoliti tra di essi, cos&igrave; da generare delle nuove scoperte. D&rsquo;altro canto, &egrave; innegabile che insegnare delle specifiche tecniche, che il soggetto pu&ograve; applicare in maniera sistematica, e quindi pianificando e controllando la propria attivit&agrave; mentale, porti a migliorare la produzione di idee creative. Vari training, in cui il soggetto impara a usare un repertorio di strategie cognitive (per esempio Di Tacchio, Antonietti, 2019) e viene invitato a riflettere su come usa la propria mente quando affronta situazioni che richiedono creativit&agrave; in modo da poterla auto-regolare (per esempio Pizzingrilli et al., 2022), si sono infatti mostrati efficaci nell&rsquo;incrementare il potenziale creativo di bambini e ragazzi.&nbsp;

Ma allora, &egrave; meglio permettere alla mente di fantasticare senza freni o invece &egrave; preferibile tenerla sotto controllo facendole seguire determinati percorsi? Di fatto c&rsquo;&egrave; del vero in tutte e due le posizioni, bench&eacute; contrapposte. Probabilmente nel processo creativo si alternano fasi differenti, ognuna con specifiche caratteristiche e il risultato finale dipende da quanto si &egrave; efficienti nel gestire le varie fasi in maniera appropriata.&nbsp;

&Egrave; chiaro che essere abili in ci&ograve; che richiede ogni fase sarebbe la situazione ottimale, ma anche la capacit&agrave; di gestire adeguatamente soltanto alcune fasi pu&ograve; essere sufficiente. Si pu&ograve; infatti arrivare a un&rsquo;idea creativa basandosi soprattutto su una fase e c&rsquo;&egrave; chi &egrave; particolarmente abile nei meccanismi cognitivi che la contraddistinguono. Ma un esito altrettanto creativo pu&ograve; essere raggiunto per una strada diversa, sfruttando meccanismi differenti. &Egrave; un po&rsquo; come avviene in certi compiti scolastici: c&rsquo;&egrave; chi riesce bene perch&eacute; arriva al risultato finale ragionando e chi riesce perch&eacute; applica correttamente regole e conoscenze apprese.&nbsp;

Fasi divergente e convergente&nbsp;

Il modello a due vie richiama una questione dibattuta nell&rsquo;ambito dei meccanismi cognitivi della creativit&agrave;, ossia il ruolo dell&rsquo;attenzione. Sostanzialmente si hanno tre posizioni.&nbsp;

<ul>
	<li style="text-align:justify">Secondo alcuni, gli individui creativi hanno un&rsquo;attenzione distribuita o diffusa (cio&egrave; non si focalizzano su un aspetto della situazione ma ne considerano tanti simultaneamente) e quindi, non riuscendo a inibire stimoli irrilevanti, notano informazioni che non sono particolarmente importanti per il compito, ma questo permette di introdurre informazioni insolite e originali nei loro pensieri. Questo tipo di attenzione &egrave; particolarmente utile quando occorre stabilire rapporti tra entit&agrave; disparate perch&eacute; rende le persone pi&ugrave; recettive nei confronti degli stimoli e permette loro di fare connessioni tra concetti lontani mettendo a disposizione un repertorio pi&ugrave; ampio di stimoli che aiutano a trovare nuove idee.&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">Secondo altri, al contrario, le persone creative colgono i dettagli fini delle situazioni e hanno un&rsquo;attenzione focalizzata. Processi di controllo di tipo top-down sarebbero all&rsquo;opera in questa seconda prospettiva, permettendo alla memoria di richiamare soltanto idee pertinenti e di inibire idee salienti ma non originali.&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">Infine vi &egrave; chi sostiene che i creativi sono coloro che passano facilmente da un tipo di attenzione all&rsquo;altro, ampliando o restringendo il campo dell&rsquo;attenzione secondo le circostanze. In generale dapprima opererebbe l&rsquo;attenzione focalizzata che, in maniera top-down, seleziona uno stimolo e lo elabora, ma seguirebbe a breve un rapido &ldquo;distacco&rdquo; dell&rsquo;attenzione dallo stimolo e la rapida selezione di un altro stimolo.&nbsp; 
	&nbsp;</li>
</ul>

Prendiamo il caso di uno studente che, nella sala in cui si tiene la festa della scuola, non trova una sedia su chi sedersi e allora si chiede se pu&ograve; trovare un modo alternativo per evitare di stare in piedi tutta la serata. Nella fase divergente-esplorativa dapprima la sua attenzione scansiona l&rsquo;ambiente cercando di intercettare qualcosa che sia utile al suo scopo (esplorazione in &ldquo;orizzontale&rdquo;); eventuali oggetti che ha visto (un tavolo, la pattumiera ecc.) sono sottoposti a una preliminare analisi (esplorazione in &ldquo;verticale&rdquo;) per individuare delle eventuali loro potenzialit&agrave; per il fine da raggiungere. Scartati questi oggetti, la ricerca in &ldquo;orizzontale&rdquo; prosegue sino al posarsi dell&rsquo;attenzione su un portaombrelli; messo a fuoco questo oggetto, l&rsquo;esplorazione in &ldquo;verticale&rdquo; porta a ritenere che possa andare bene (&egrave; sufficientemente robusto da reggere il peso di una persona, &egrave; trasportabile, &egrave; sufficientemente pulito ecc.). La fase divergente-esplorativa ha quindi condotto a elaborare una prima ipotesi di lavoro. Ora per&ograve; serve dell&rsquo;altro per far diventare il portaombrelli un sedile. Parte allora un nuovo processo divergente-esplorativo che ha come esito, dopo vari shift tra esplorazioni in &ldquo;orizzontale&rdquo; e in &ldquo;verticale&rdquo;, l&rsquo;individuazione del frisbee, che lo studente ha nel suo zainetto, come elemento promettente. A questo punto i risultati delle due esplorazioni devono essere concretizzati in qualcosa che funzioni e, shiftando alla fase convergente-integrativa, si ha l&rsquo;integrazione dei due oggetti: mettendo il frisbee sull&rsquo;apertura del portaombrelli ottengo un sedile!&nbsp;

In Scheda 1 e Scheda 2 sono proposte alcune situazioni scolastiche che richiedono di trovare idee nuove. Per esse si propone di procedere come prevede il modello a due vie, in particolare passando dalla fase divergente-esplorativa a quella convergente-integrativa come sopra descritto. Sono riportate alcune possibili risposte, ma le caselle delle tabelle, proposte come strumento di lavoro, possono essere riempite in modi diversi e anche molto pi&ugrave; originali.&nbsp; 
&nbsp;

La creativit&agrave; rientra nei principali elenchi delle life skills o soft skills che oggi si ritiene siano tanto importanti per affrontare i cambiamenti rapidi che la realt&agrave; impone (Antonietti, Valenti, 2019). In verit&agrave;, la creativit&agrave; &egrave; una caratteristica dell&rsquo;individuo che rimanda ad aspetti differenti dell&rsquo;attivit&agrave; mentale.&nbsp;

<ul>
	<li style="text-align:justify">Innanzi tutto vi &egrave; il livello, per cos&igrave; dire, del materiale: la creativit&agrave; deriverebbe da una particolare abbondanza di idee. Il soggetto creativo &egrave; colui che riesce a produrre facilmente molte idee. La maggior disponibilit&agrave; di idee garantirebbe infatti una maggiore variet&agrave; e quindi una maggiore possibilit&agrave; di andare oltre le risposte pi&ugrave; comuni e di trovare elementi utili per generare qualcosa di nuovo o per rispondere a particolari esigenze per le quali l&rsquo;esperienza passata e le abitudini di ragioname&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">Un secondo aspetto della creativit&agrave; fa riferimento all&rsquo;architettura dell&rsquo;attivit&agrave; mentale: in questo caso non sarebbe rilevante la quantit&agrave; delle idee, quanto il modo con cui queste vengono collegate. Il soggetto creativo disporrebbe infatti di una rete mentale di idee meno lineare, pi&ugrave; intricata di quella del non-creativo. Un&rsquo;organizzazione di idee altamente connesse permetterebbe di stabilire associazioni tra elementi concettualmente distanti, portando, attraverso questi collegamenti, a individuare nuovi significati in ci&ograve; che si ha di fronte e trovare nuove risposte.&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">In terzo luogo, la creativit&agrave; pu&ograve; essere considerata questione di funzionamento, ossia di attivazione delle strutture mentali. In questa prospettiva il processo creativo consisterebbe nell&rsquo;applicare a una situazione uno schema di conoscenza insolito per essa, che pu&ograve; essere preso in prestito da un altro ambito.&nbsp;</li>
	<li style="text-align:justify">Infine, la creativit&agrave; pu&ograve; essere soprattutto questione di prospettiva, di punto di vista, di modo di guardare alla realt&agrave;. Nelle situazioni non-creative viene adottata la prospettiva usuale; in quelle creative si cambia prospettiva e si considerano le cose da un&rsquo;altra ottica (Gangemi, Antonietti, Fabio, 2022).&nbsp;</li>
</ul>

Ma, qualunque sia il livello del processo creativo (quantit&agrave; di idee, collegamenti tra di esse, applicazione degli schemi mentali, punto di vista adottato), che cosa porta a rompere i vincoli che restringono la gamma delle idee che ci vengono in mente, a vedere connessioni tra elementi concettualmente distanti, a trasferire una struttura di conoscenza in un campo nuovo o a ribaltare la prospettiva mentale sulla situazione che stiamo considerando?&nbsp;

Non &egrave; per&ograve; da dimenticare che la creativit&agrave; non &egrave; soltanto questione di meccanismi cognitivi. Infatti non &egrave; sufficiente saper produrre tante idee, compiere combinazioni insolite, trasporre schemi, cambiare punto di vista. Occorre anche essere inclini o motivati ad attivare questi processi. In altre parole, occorre un assetto mentale complessivo che permetta o inviti il soggetto a dispiegare le proprie potenzialit&agrave; creative, a sfruttarle, coltivarle, metterle in atto. La creativit&agrave;, considerata in questa accezione pi&ugrave; ampia, pare debba essere ritenuta come una propensione a &ldquo;slittare&rdquo;, quando opportuno, verso un funzionamento mentale flessibile, &ldquo;avventuroso&rdquo;, che conduca a variare le routines, a immaginare diversamente le cose e tentare passi nuovi.&nbsp;

Un funzionamento mentale &ldquo;avventuroso&rdquo;&nbsp;

Creatività: una skill dal duplice volto

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