Cosa abbiamo imparato nei 100 giorni di scuola da casa?

Una riflessione alla fine dell'anno scolastico, un anno particolare. Quali strategie abbiamo messo in atto? E di tutto ciò, cosa vogliamo tenere anche per il futuro?

di Stefania Ferrari23 giugno 20203 minuti di lettura
Cosa abbiamo imparato nei 100 giorni di scuola da casa? | Giunti Scuola
La conclusione di ogni anno scolastico porta in sé la gioia di aver portato a termine un percorso ma anche il desiderio di fare il punto, così da ripartire con maggiore consapevolezza dopo l’estate.
Forse quest’anno più del solito noi insegnanti sentiamo questo bisogno.

Gli ultimi mesi hanno certamente avuto un ritmo intenso, caratterizzato da un incalzare di quotidiane scelte creative. Ecco che la calma dei primi giorni senza scuola apre uno spazio per la riflessione.

Può essere utile ripercorrere le agende, gli appunti, i ricordi e rimettere in fila le emozioni e i pensieri di questi mesi.

Che cosa abbiamo imparato?
Quali questioni inattese abbiamo dovuto affrontare?
Quali strategie abbiamo messo in atto?
E di tutto ciò, cosa vogliamo tenere anche per il futuro?

Ecco qualche stralcio dalle riflessioni emerse nei tanti scambi a distanza con insegnanti della scuola primaria, parole per riconoscersi o per riflettere.

 

L’intreccio tra didattica e relazioni

“I primi giorni di chiusura mi sono detta: e adesso? Come faccio a costruire un dialogo vero con i miei alunni? Le colleghe si organizzavano condividendo i compiti con il registro elettronico, ma io con una prima? … Ero preoccupata… Ecco che allora mi sono riscoperta nel fare cose che non avrei mai pensato, come ad esempio cucinare insieme ai miei bambini i biscotti, a piccoli gruppi, collegati via whatsapp. Io che non sono certo una cuoca….

La relazione per me viene prima di tutto e avevo bisogno di entrare in qualche modo nel loro spazio domestico... attraverso il fare insieme abbiamo poi trovato un modo per continuare a imparare insieme”.

V., maestra di una classe prima della scuola primaria

Imparare a progettare insieme

“La didattica a distanza nella mia classe si è organizzata facilmente, i genitori sono stati un aiuto prezioso e tutti i bambini erano nelle condizioni di usare classroom o seguire le lezioni su Meet.

Per un paio di alunni abbiamo chiesto il supporto di un mediatore e così tutti erano sempre presenti. Cosa ho dovuto imparare a fare fin da subito? A lavorare insieme alla mia collega, nonostante le nostre diverse visioni sul fare scuola o sugli approcci didattici, ci siamo riscoperte capaci di lavorare insieme. All’inizio si trattava più che altro di organizzare il carico di lavoro per i bambini, poi piano piano abbiamo iniziato a scambiarci consigli e alla fine a fare persino qualche lezione insieme. Ecco questa sinergia negli anni precedenti non c’era mai stata”.

O., maestra di una classe terza della scuola primaria

Le famiglie e i bambini

“Prima della chiusura della scuola pensavo di essere una maestra che conosceva benissimo i suoi alunni, ma dopo pochi giorni dalla chiusura ho scoperto che era esattamente il contrario. Sapevo molto di loro a scuola, ma pochissimo di ciò che facevano a casa, delle loro routine e men che meno delle famiglie .

Il lavoro condotto in questi mesi mi ha aiutato a imparare a guardare non solo agli alunni, ma anche a tutto ciò che c’è dietro le loro spalle. E non parlo solo dei bambini stranieri, ma proprio di tutti.

Per il futuro mi porto a casa l’idea che sia necessario trovare un modo non solo per comunicare alle famiglie ciò che facciamo, ma soprattutto per ascoltare ”.

A., maestra di una classe quinta della scuola primaria.

Una scuola che include il mondo

"Le prime settimane ero preoccupatissima , avevo come l’idea che questo periodo di chiusura potesse costituire un vuoto per i miei alunni, mi immaginavo avrebbero potuto dimenticare tutto quello che gli avevo insegnato, soprattutto i più deboli. Ho invece scoperto che stavano imparando tanto altro.

Forse a scuola pensiamo troppo a ciò che facciamo dentro all’aula, allora l’anno prossimo voglio cercare un modo per dare più spazio a ciò che avviene fuori ”.

R., maestra di una classe seconda della scuola primaria.

 

 

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