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Com’è la scuola multiculturale? Dati, ritratti e tendenze
Il rapporto del MIUR sugli alunni stranieri propone una fotografia interessante della scuola multiculturale italiana, individuando, tra le altre cose, piccoli ma non trascurabili segnali di integrazione.
Solo tremila alunni in più
Dopo anni duranti i quali la presenza degli alunni non italiani è andata crescendo in maniera rilevante, da tre/quattro anni a questa parte l’incremento percentuale si è via via ridotto. Quest’anno si registra una crescita, rispetto al precedente, molto contenuta e pari allo 0.4%, che corrisponde a circa 3.000 unità. Gli alunni stranieri erano 805.800 lo scorso anno scolastico e sono pari al 9.2% dell’intera popolazione scolastica. Nella scuola dell’infanzia e nella scuola secondaria di primo grado si è registrato addirittura il
segno negativo
: oltre duemila bambini in meno nella scuola dei piccoli e 4000 in meno nelle classi delle medie. Due sono soprattutto i fattori che spiegano le presenze in assestamento e in calo.
Da un lato, si registra la
contrazione delle nascite anche nelle famiglie straniere
(da anni in quelle autoctone): sulla base dei dati ISTAT, attualmente il numero di figli nelle coppie straniere è infatti sceso a 1.97. Dall’altro lato, a causa della crisi economica e delle
condizioni in vita precarie
, è diventato difficile e si è rallentato il processo di ricongiungimento delle famiglie e, di conseguenza, anche il flusso di adolescenti in arrivo dai Paesi d’origine.
L’avanzare delle seconde generazioni
La scuola multiculturale italiana mantiene nel tempo il suo carattere di pluralità quanto alle provenienze nazionali dei bambini e dei ragazzi e
si conferma anche la graduatoria dei Paesi maggiormente rappresentati
. Romania, Albania, Marocco, Cina, Filippine occupano i primi cinque posti della graduatoria. Un’altra conferma riguarda la distribuzione sul territorio: la regione nella quale si registra il numero più alto di alunni stranieri è sempre la Lombardia, mentre l’Emilia Romagna è la regione con l’incidenza più altra e pari al 15.5% . Tra i comuni con le percentuali più elevate si segnalano Pioltello con oltre il 31% , Campi Bisenzio, Prato, Cologno Monzese, Arzignano, Cinisello Balsamo, Alessandria.
Un’altra conferma significativa:
il numero dei bambini nati in Italia è predominant
e: sono infatti 445.534, pari al 51.7% delle presenze totali e concentrati soprattutto nelle classi di età più basse e nelle scuole dell’infanzia e primarie.
Piccoli segnali di integrazione
Rispetto a percorsi di integrazione che abbiamo spesso definito “rallentata”, sono soprattutto due i passi avanti che i dati ci segnalano. Diminuisce il tasso di ritardo scolastico che penalizza da anni i bambini e i ragazzi stranieri . Ora ammonta al 34.4% del totale degli alunni, a fronte del 10.9% degli italiani (era del 36.6% lo scorso anno). Il ritardo è causato soprattutto dall’inserimento in una classe inferiore rispetto all’età al momento dell’ingresso a scuola. Data la presenza maggioritaria dei bambini nati in Italia, questo elemento di penalizzazione tende ad attenuarsi, dal momento che i bambini stranieri iniziano, in genere, il loro percorso scolastico alla pari. L’altro segnale positivo, sempre legato alla presenza significativa delle seconde generazioni, riguarda la prosecuzione degli studi nell’istruzione superiore . Lo scorso anno scolastico, i ragazzi stranieri nati in Italia si sono indirizzati maggiormente verso l’istruzione tecnica e in misura minore verso gli istituiti professionali, mentre fra i ragazzi di immigrazione recente la scelta dei percorsi di studio più brevi e professionalizzanti continua ad essere prevalente.
Graziella Favaro