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C’è un cuore sotto ogni mascherina
Possiamo essere resilienti nell’incertezza (come i bambini) e capaci di proporre il digitale “intelligente”

Anche noi dobbiamo essere resilienti come i bambini: per un clima sereno, sicuro, nel gioco inesauribile dell’insegnare e dell’apprendere. Le prime settimane di scuola sono state dominate dalle incertezze, dai timori, ma anche dalle speranze di un ritrovato incontro con i nostri alunni.
Forse noi “grandi” siamo preoccupati più di loro, per le (troppe) pagine di linee guida, protocolli, direttive, per non parlare dei suggerimenti e delle novità espresse direttamente sulle televisioni, sulla carta stampata, sui tam tam dei social.
Il mondo della sanità, i comitati scientifici, le regole della sicurezza, il timore del contagio (non siamo a rischio zero!), ha occupato tutta la scena, quasi facendo dimenticare il compito fondamentale della scuola, in particolare di quella primaria, di promuovere il primo incontro con gli strumenti della conoscenza (gli alfabeti, i linguaggi, i saperi) in un clima possibilmente sereno, sicuro e ricco di emozioni positive.
Resilienti nell’incertezza
Approfittiamo allora della “resilienza” dei bambini, cioè della loro quasi naturale capacità di reagire di fronte a situazioni inedite, nuovi compiti, eventi imprevisti, con la curiosità e l’energia che li contraddistingue.
Anche noi dobbiamo essere resilienti: mostrare allegria e ottimismo nelle cose che proponiamo, catturare la loro curiosità, la loro voglia di partecipare e di impegnarsi nel diventare un po’ più grandi (anche sul piano delle responsabilità e delle nuove regole).
Facciamo vivere senza drammi la condizione di incertezza che ci accompagna in questi mesi, cercando sempre di mettere in rilievo le tante cose che stiamo imparando insieme.
C’è addirittura una nuova materia, l’educazione civica, di cui possiamo approfittare per proporre una didattica rinnovata. Con tutte le accortezze del caso, e con fiducia crescente, possiamo anche uscire nel territorio e studiare dal vivo come funzionano la città, i suoi servizi, esplorare i tanti aspetti della realtà e dell’ambiente in una ottica di sostenibilità, “catturare” le cose che osserviamo con il digitale per poterle poi analizzare, rielaborare, e “fissare” a scuola.
Un digitale “intelligente”
Ecco, proprio il discusso digitale: spesso demonizzato per la vituperata didattica a distanza, lo dobbiamo invece riscoprire nella sua versione intelligente, di strumento per ampliare e approfondire le nostre conoscenze, da usare in classe ma anche come buona abitudine da coltivare a casa.
In fondo ci stiamo interrogando sui saperi che conteranno nel futuro di un ragazzo e ci siamo detti, anche alla luce degli effetti della pandemia, che nella loro formazione saranno sempre più importanti lo spirito di iniziativa, l’intraprendenza cognitiva, il lavoro collaborativo con gli altri, la creatività, il ricorso sicuro e non approssimato agli strumenti di base (siamo la scuola che getta le fondamenta…).
Tante ragioni per riscoprire, giorno per giorno, le ragioni vere del nostro impegno in classe, del gioco inesauribile dell’insegnare e dell’apprendere, al di qua e al di là della cattedra. C’è un cuore che pulsa sotto ogni mascherina!