Articoli
Primi giorni al nido: accogliere le emozioni
L’ambientamento è un processo lento e graduale di elaborazione della separazione e del distacco, che va oltre l’inserimento
Nel mondo dei nidi l’ambientamento è da sempre una pratica educativa che si accompagna a vissuti di particolare intensità emotiva. Accogliere un nuovo bambino significa accogliere i suoi genitori che hanno scelto di affidarlo a mani esperte ma all’inizio estranee alla cerchia familiare. Si tratta di un cambiamento importante con tutto ciò che tale incontro con il nuovo porta con sé in termini di attese, di fiducia e speranza, ma anche di timore, ansietà, di sensi di colpa più o meno latenti. Quando una mamma (un genitore) lascia il figlio al nido ha bisogno di essere rassicurata sul fatto che egli ritroverà nei gesti e nelle parole dell’educatrice la sua presenza, che la sua assenza verrà colmata dal ricordo di lei, che il nuovo contesto avrà molte assonanze con l’ambiente familiare perché l’attenzione e le cure saranno sensibili e personalizzate.
Per arrivare al bambino è necessario passare attraverso il rapporto con i suoi genitori, quindi approcciare le famiglie con delicatezza e rispetto, saper riconoscere le emozioni che sono in gioco nella relazione con loro e saperle gestire costituisce uno dei tratti fondamentali della professionalità educativa. Disponibilità, attenzione viva, interesse autentico per l’altro, conoscenza di sé, del proprio modo di comunicare, dei propri pre-giudizi sono le “condizioni mentali” che aprono a un ascolto empatico dei genitori, il quale implica capacità di identificazione e vicinanza ma allo stesso tempo capacità di mantenersi in una “giusta distanza”.
Come elaborare il distacco da casa
L’ingresso al nido è per il bambino la prima separazione importante dalle figure di attaccamento primario, un evento per lui incomprensibile, una brusca rottura dell’equilibrio del suo mondo affettivo. L’ambientamento va ben al di là del periodo in cui il bambino frequenta il nido accompagnato da un suo familiare; è un processo lento e graduale di elaborazione della separazione e dei forti sentimenti di perdita che la connotano che si prolunga nel tempo. La separazione comporta l’esperienza di una vera e propria “crisi”, di un “lutto” diceva Freud, che richiede una trasformazione profonda dal punto di vista emotivo attraverso movimenti psichici progressivi e regressivi. Un occhio attento sa cogliere i segnali non sempre evidenti di questo processo non solo nei bambini ma anche nei loro genitori. Aiutare il bambino a elaborare l’esperienza del distacco dalle figure genitoriali significa riconoscere e accogliere le sue emozioni, contenerle e modularle in modo che egli le possa integrare nel processo di strutturazione della personalità, senza dover ricorrere prematuramente a meccanismi di difesa o di fuga dalla sofferenza che potrebbero compromettere l’armonioso fiorire della sua mente.
L'importanza delle emozioni
Tutti gli studi sullo sviluppo infantile oggi convergono nell’assegnare alle emozioni e alla qualità soggettiva dell’esperienza emotiva un ruolo primario nella costruzione della mente: il pensiero si origina dalle emozioni ed evolve grazie alla relazione con un’altra mente in grado di offrire un contenimento adeguato affinché esse possano essere elaborate, anziché negate. È la mente di chi si prende cura del bambino lo strumento privilegiato di un’educazione affettiva, una mente capace di stare in contatto con emozioni allo “stato grezzo”, che hanno bisogno di essere digerite, direbbe Bion, attraverso la loro comprensione. Con l’aiuto di un’altra mente, nel bambino germoglia la capacità di padroneggiare la vita emotiva, di immaginare e di pensare.
Aver cura della vita emotiva
L’essenza dell’educazione al nido è quindi la cura della vita emotiva: prestare una particolare attenzione ai sentimenti che connotano le relazioni con i bambini, con i loro genitori, con le colleghe e i colleghi non significa cadere nella retorica del sentimentalismo – pericolosa quanto la neutralità o l’anaffettività –; significa impegnarsi nell’ascolto di sé, dei propri vissuti emotivi, dei propri pensieri attraverso la condivisione e il confronto nel gruppo educativo che consente di sviluppare ricettività e sensibilità emotiva nella vita di relazione e di saperla utilizzare in senso conoscitivo.
Per concludere
Un buon ambientamento consente al bambino di attraversare l’esperienza della separazione sostenuto da “guide” capaci e premurose, quindi di vivere con sereno benessere la quotidianità al nido, alle famiglie di essere rassicurate nella convinzione che il nido è un luogo privilegiato di crescita e sviluppo e soprattutto è un luogo in cui trovare sostegno e condivisione della responsabilità educativa, un contesto di relazioni autentiche supportate da una qualità professionale sempre rinnovata.