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“A” come Africa
Tradizioni, colori, sonorità, usi e culture del continente africano attraverso lingue sconosciute, racconti, fiabe e incontri. Di Angela Maltoni.
Alla scoperta di un continente misterioso e affascinante
Ai bambini piace sempre parlare di luoghi lontani, misteriosi e inesplorati. Per questo motivo la Cina con i suoi ideogrammi e l’Africa per i paesaggi e i suoi animali sono argomenti che ricorrono spesso. Ricordo parecchi anni fa, in prima, lo stupore che ho provato nel sentire nominare l’Africa dopo aver chiesto ai bambini una parola che iniziasse per “A”.
Il Maghreb e la lingua araba
La presenza in classe di un bambino egiziano e due di origine marocchina ha indirizzato molte attività sul continente africano verso tematiche riguardanti il
Maghreb
. Con il supporto del mediatore abbiamo approfondito anche la
lingua araba
, che per molti aspetti desta grande curiosità, facendo paralleli tra la lingua parlata in Egitto, l’arabo ufficiale, e i diversi dialetti marocchini. Lo scoglio principale, in questa attività, non è tanto l’uso della lingua orale quanto piuttosto le difficoltà della scrittura. Questo perché i bambini di origine marocchina, praticamente tutti di seconda generazione, non la padroneggiano ancora bene anche se molti di loro frequentano i corsi della scuola coranica.
Pur con qualche incertezza sono tuttavia riusciti a spiegare ai compagni alcuni dettagli essenziali del loro idioma, tra cui – il più importante – l’orientamento della scrittura e la conseguente necessità di leggere da destra a sinistra. È stato simpatico vederli girare e rigirare tra le mani questi “strani” libretti, stupiti sia per l’impaginazione che per la copertina e il titolo relegati in fondo al testo
Per affiancare la “sonorità” al lavoro sulla lingua ho poi proposto canzoncine imparate a memoria e la lettura, con alcuni brevi brani in arabo, delle fantasiose storie de “Le mille e una notte”.
Il Mediterraneo unito dalle storie di Giufà
In quarta, dopo l’inserimento di un bambino marocchino che ancora non parla bene la lingua italiana, ho pensato che fosse il momento giusto per dedicarci alla lettura delle
storie di Giufà
, che uniscono molte delle culture mediterranee presenti nella classe. Ci siamo soffermati su storie scritte in
albanese, italiano, arabo, siciliano e anche in genovese
, dove Giufà diventa “Togno”. Durante la lettura di “Giufà e i tre ceci” abbiamo notato molte attinenze con una delle storie di “Tupiriglio”, il “grullo” personaggio toscano raccontato da Alberto Manzi.
Il lavoro è stato svolto in piccolo gruppo, con le storie assegnate tenendo conto delle competenze in lingua madre dei bambini; una volta lette e analizzate, sono stati poi realizzati dei disegni per sintetizzarne il racconto. Il tutto, al termine, è diventato
un grande libro con in copertina i diversi nomi del personaggio
e all’interno le storie in italiano e in lingua con i titoli anche in arabo.
Ashanti, Griot e le fiabe africane
Il resto dell’Africa è stato invece affrontato con il supporto delle fiabe tradizionali. I bambini sono rimasti molto affascinati da “
Le mie fiabe africane” di Nelson Mandela
, un libro che raccoglie una serie di storie tramandate dai cantastorie Ashanti di molti paesi. L’attenzione è stata focalizzata su quelle che avevano come protagonisti il leone, la iena o il mitico serpente a sette teste. In terza, trattando delle origini della specie umana è stato naturale approfondire lo studio di alcuni territori – ad esempio la Rift Valley – e analizzare, anche attraverso le incisioni rupestri, le trasformazioni climatiche e ambientali dell’attuale deserto libico. La Tanzania è stata la regione più “esplorata” virtualmente anche attraverso la lettura di fiabe tradizionali tratte dal libro di Luigi Dal Cin,
“Le voci dei Tam tam. Dieci fiabe dall'Africa”
.
Nel ciclo scorso la presenza di una bambina senegalese ha facilitato l’approfondimento sia di questo pezzo d’Africa che dell’affascinante
lingua “wolof”
con le sue coinvolgenti sonorità. Grazie al testo
“Ada Maty. Una storia cantata a più voci”
di Angela Cattelan e Franca Mazzoli, illustrato con grandi immagini, sono stati proposti ascolti di canti tipici e rituali come la bellissima ninna nanna “Aayoo nenne” o lo scioglilingua “Tànk loxo nopp” che i bambini hanno imparato a memoria. Con la presenza del mediatore linguistico abbiamo dedicato un giorno allo “djembe”, un grande tamburo suonato nell’occasione da tutti i bambini. In quinta abbiamo invece letto le tre storie contenute ne
“Il Griot e altre storie senegalesi”
di Luigina Battistuta e Mor Sow. La scelta, in questo caso, è stata quella di far leggere racconti diversi a piccoli gruppi che successivamente le hanno condivise con i compagni.
Alla scoperta della Nigeria
Un anno fa, nel secondo quadrimestre della terza, l’inserimento di un bambino nigeriano – nato in Italia e con una buona conoscenza della nostra lingua nonostante i frequenti viaggi nella terra d’origine dei genitori – ha dato l’opportunità di ampliare alcuni lavori svolti precedentemente. L’idea è stata quella di coinvolgerlo in prima persona nel racconto della sua terra, utilizzando carte geografiche, Google Earth e la lettura di una serie di fiabe con protagonisti gli animali. In questo caso non abbiamo potuto affrontare attività sulla lingua madre perché il bambino nel paese d’origine parlava in inglese.
L’incontro con la lingua Twi
Quest’anno, in quarta, è stata in classe con noi un paio di giorni una giovane ricercatrice statunitense, Barbara Ofosu Samuah, di origini ghanesi. Approfittando della sua presenza ho svolto alcune attività concordate con lei, alternando
lavori in italiano, inglese e “twi”
, la sua lingua madre. La prima, estremamente spiazzante dal punto di vista linguistico, è stata la lettura di una fiaba tradizionale Kwaku, “Anansi eni ni yiri”. Nonostante le naturali difficoltà di comprensione, i bambini – abituati ad attività di plurilinguismo – sono stati molto attenti riuscendo a cogliere qualche parola ricorrente, ad esempio il nome del protagonista, e possibili attinenze con le loro lingue madri.
Il lavoro successivo è stato di capire perché il ragno, dotato anche di magici poteri, compaia spesso tra i protagonisti di molte fiabe e storie popolari africane. In particolare, “Anansi” unisce in una sorta di “ragnatela”
Ghana, Nigeria e Sierra Leone
con molte terre al di là dell’oceano; fino ad arrivare in Carolina del Sud, dove prende il nome Nancy ne “I racconti della zia Nancy”. Al termine i bambini hanno realizzato una serie di disegni per illustrare la storia e hanno scritto il titolo in lingua originale.
Barbara ha poi insegnato una canzoncina per memorizzare l’alfabeto e ha spiegato come vengono attribuiti i nomi, a maschi e femmine, al momento della nascita. Le domande sono state numerose e hanno spaziato su tanti argomenti fino a toccare le feste popolari e i balli tradizionali. Parallelamente è stato molto coinvolgenti scoprire, mappe alla mano, il territorio, le tradizioni, i colori e le sonorità del Ghana aiutati dal bellissimo volume “Mappe”, un atlante per viaggiare tra terre, mari e culture del mondo a cura di Aleksandra Mizielinska e Daniel Mizilinski. Ci siamo soffermati anche a parlare del Castello di San Giorgio, triste luogo da cui prendeva avvio la tratta degli schiavi, fino ad arrivare a interessanti riflessioni sulle diverse campagne coloniali. Il tema si è così spostato sulla conquista di territori in giro per il mondo a opera degli europei e sulle azioni sanguinose e feroci compiute in Centro e Sud America.
Interessante anche il parallelo tra il Ghana e la Nigeria, stati limitrofi, di cui i bambini hanno potuto scoprire molte attinenze relative agli usi e ai costumi, compresa la cucina tradizionale che come sempre cementa amicizie e unisce culture.