Il Mediterraneo è come la spaccatura di Giotto

"Perché si emigra?": Mario pone questa domanda a me e ai compagni. Cercando una risposta lontana da facili semplificazioni e cattive retoriche, riscopriamo il valore etico dell'arte di Giotto e il potere conoscitivo della matematica, grazie alla quale interpretiamo dati e numeri della povertà nel mondo

di Franco Lorenzoni05 settembre 20167 minuti di lettura
Il Mediterraneo è come la spaccatura di Giotto | Giunti Scuola
In terza elementare, il primo giorno di scuola ciascuno ha disegnato una cartolina che illustrava un ricordo dell’estate. Guardandole, abbiamo parlato di ciò che era loro rimasto più impresso. Accanto a disegni del mare di notte con papà, di pesca col retino, di costruzione di piccole trappole in campagna e incontri e scherzi, alcune bambine hanno parlato delle immagini dei naufragi di migranti viste in televisione. È nata una discussione su cosa sia la memoria e come possa entrare in un foglio , su come si possa condividerla e se sia possibile conoscere qualcosa che non si è vista e vissuta direttamente.
Qualche giorno dopo, riprendendo il tema delle immagini e dei ricordi, è tornata nelle loro parole la memoria della fotografia del piccolo bambino siriano morto, trovato sulla spiaggia di un’isola greca. Una fotografia che fece il giro del mondo, toccando profondamente chi osava sostare sull’immagine del corpo di quel bambino raccolto sul bagnasciuga. È stato mentre parlavamo di questo che Mario, a un tratto, ha domandato “Perché si emigra?”, suscitando una nuova discussione.

 

Se è un problema, dobbiamo conoscere i dati

Alessia : Si emigra perché uno ha dei parenti in un'altra nazione.
David : Gli dicono che è un posto accogliente e grazioso e decidono di andarci. Vogliono venire in Europa, ma poi quelli dell’Europa non li lasciano venire.
Nisrin : Se non trovano lavoro, vanno in un altro paese e trovano lavoro e danno da mangiare ai figli.
Lorenzo : Una persona potrebbe anche emigrare perché non gli piace un posto dove succedono tante cose brutte a tante persone, ha paura e va via.
Mario : Ci stanno persone cattive tipo ladri che ti rubano o per la povertà.
Diego : O perché c’è la guerra.
Chiara : I bambini devono andare con i genitori da una parte per lavoro o perché i soldi sono pochi e devono andare via.
Seriana : Una persona può anche emigrare perché ha visto che quando arrivano quelle persone che vogliono conquistare tutto, scappano perché hanno paura.
Franco: Rispondere alla domanda che ha posto Mario non è facile. È un problema che non si risolve facilmente. Forse ci metteremo dei mesi per provare a capirlo e ad affronta rlo.
Ambra : Se è un problema, dobbiamo conoscere i dati.
Franco: Secondo voi quali sono i dati di cui abbiamo bisogno?
Emilia: I dati dei soldi.
Ambra: Dei poveri e dei ricchi.

 

Dal reddito medio agli affreschi di Giotto

Seguendo i suggerimenti di Emilia e di Ambra, racconto che c’è un modo di rappresentare la ricchezza di un paese calcolando il reddito medio , cioè quanto guadagnano in media le persone di una nazione. Cristian mi domanda cosa sia la media e così, rendendomi conto che era un concetto che non avevamo mai incontrato, rispondo che dobbiamo farci aiutare dalla matematica. Dedichiamo così qualche giorno a cercare di comprendere cosa sia la media misurando le nostre altezze e confrontandole con quelle dei bambini di prima, contando i semi che contengono i baccelli delle acacie e chiedendo ai ragazzi più grandi come calcolano la media dei voti alla secondaria di primo grado .
Senza averlo previsto mi accorgo che, cercando di comprendere un concetto matematico, ci stiamo avvicinando ad una delle principali ragioni per cui è stata inventata la matematica: un linguaggio sintetico capace di rispondere a domande in ambiti diversissimi tra loro con lo stesso procedimento. Vorrei parlarne ai bambini, ma poi lascio stare pensando che non è ancora il momento.
È a questo punto che Maia, con una straordinaria iperbole di pensiero , afferma convinta: “il mare Mediterraneo è come la spaccatura di Giotto”.

 

I demoni di Arezzo

Sono molto colpito da questa sua affermazione e le chiedo di spiegarcela meglio. Allora lei si alza e va verso la grande riproduzione della pittura di Giotto che abbiamo appeso in un angolo della classe. In prima elementare, infatti, avevamo iniziato l’anno trascorrendo quasi due mesi con Giotto. Assieme alle altre classi della scuola elementare di Giove, su suggerimento di Roberta Passoni, coordinatrice del plesso, avevamo ricalcato, disegnato, cercato i colori e improvvisato movimenti dentro il ciclo di affreschi dedicati alla vita di san Francesco, accompagnati dai suggerimenti di Lucio Mattioli, un amico operatore che propone diversi modi di avvicinarsi all’arte con tutto il corpo . Avevamo poi concluso quelle settimane di laboratori a classi aperte dedicati all’arte, con una gita ad Assisi. Una pittura di Giotto aveva particolarmente colpito i bambini e ne avevamo appeso al muro una grande riproduzione. Vi è rappresentata la città di Arezzo, colma di case colorate affastellate una sull’altra nei primi abbozzi di una prospettiva appena scoperta, sotto un cielo popolato da demoni volanti. In piedi, fuori dalle mura, Francesco cerca di scacciare i demoni benedicendo la città.

 

Voragini in terra e in mare

Il particolare che più sta a cuore a Maia quel mattino di ottobre è tuttavia un altro. Due porte si aprono infatti nelle spesse mura di Arezzo, dalla principale esce un uomo ricco mentre da quella laterale, più piccola, esce un povero. Tra i due c’è dipinta, in basso, una spaccatura nella terra: una crepa, un crepaccio che testimonia la voragine che separa irrimediabilmente i poveri dai ricchi . Ricordo un frate che una volta mi spiegò che in quel dettaglio era nascosto il senso dell’intero ciclo di Assisi. È da quella spaccatura, da quell’ingiustizia manifesta, che erano sbucati a suo dire i demoni che infestavano la città.
Avevo raccontato quell’interpretazione ai bambini e ora, dopo due anni, Maia l’aveva ripescata dalla sua memoria spiegandoci che, se in Europa abitano i ricchi e in Africa i poveri, tra nord è sud c’è una spaccatura e quella spaccatura è il mar Mediterraneo.
La frase era così nitida e netta che l’abbiamo subita scritta in grande sopra la pittura di Giotto e, da allora, accompagna molte nostre riflessioni. L’arte non offre spiegazioni, ma ci regala immagini capaci di moltiplicare le domande . Esattamente ciò di cui abbiamo bisogno a scuola, se vogliamo educare bambine e bambini a diffidare di ogni facile semplificazione.

 

Matematica e mondo

Nei mesi seguenti, per approfondire l’intuizione di Maia, abbiamo costruito un grande plastico del mondo mediterraneo, segando e incollando su ogni nazione un parallelepipedo di legno alto quanto il reddito medio pro capite. Risulta così evidente che, se in Italia il reddito medio lordo è di circa 2500 euro al mese, corrisponde nella nostra grande mappa di legno a un bastone rettangolare alto 25 centimetri , mentre in Egitto e in Marocco il bastone è altro solo di 3 centimetri , perché il reddito medio mensile in quei paesi non supera i 300 euro, e i n Somalia non arriva a 50 dollari, rappresentati da un legnetto che abbiamo fatto fatica a tagliare alto solo mezzo centimetro.

David, ricordando quella discussione di ottobre, alla fine dell’anno ha scritto: “Il mare Mediterraneo divide i ricchi dai poveri e questo non è giusto, per questo Giotto ha disegnato i diavoli, perché sono figure brutte ”.
Lo ha scritto mentre ragionavamo attorno al plastico che esporremo nella mostra matematica con cui inaugureremo il nuovo anno scolastico. Lo metteremo in una sezione dedicata a Matematica e mondo , perché abbiamo bisogno e di arte e di storie, ma anche di numeri per avvicinarci e cercare di capire le tante spaccature e ingiustizie che avviliscono il nostro tempo.

 
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