Feste e intercultura. Con un pizzico di speranza

Nel mese più “festoso”, una riflessione sulle feste e sui modi differenti di far festa con un’attenzione alle feste “degli altri”. E un dono prezioso: la speranza, regalata da Gianni Rodari, che dà il senso ai giorni di festa.

di Redazione GiuntiScuola05 dicembre 20258 minuti di lettura
Feste e intercultura. Con un pizzico di speranza | Giunti Scuola

Filastrocca della speranza

Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere: sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!” Per un soldo ne darei
a un solo cliente quanto basta per sei.
E alla povera gente che non ha da campare
darei tutta la mia speranza senza fargliela pagare.

Gianni Rodari

Inauguriamo il viaggio dicembrino di Sesamo con il tema della festa e con una filastrocca di Gianni Rodari dedicata alla speranza: una filastrocca folgorante e densa nel messaggio, coinvolgente e giocosa nel ritmo, come Rodari sa fare da maestro qual è.
Perchè parlare di feste e di intercultura a partire dal dono dalla speranza? Perché la speranza è strettamente legata al fare festa e in questo tempo incerto c’è grande bisogno di guardare verso l’orizzonte. La speranza invita a portare lo sguardo più avanti; dilata la dimensione del tempo fino a comprendere il possibile e l’attesa. La speranza implica la fiducia e il legame con gli altri e, proprio come la festa, può rinsaldare i fili nella comunità e nel gruppo. La speranza significa apertura e curiosità e lascia spazio alla sorpresa e allo stupore che sono “il sale” della festa. Di tutte le feste.
E, con speranza e curiosità, proviamo ad allargare il nostro sguardo evocando il tema della ricorrenza dei giorni festivi che accomuna gli adulti e i bambini di qui e d’altrove.

 

La festa scandisce il tempo

Da sempre gli uomini e i gruppi sociali sentono il bisogno di interrompere lo scorrere del tempo e la quotidianità degli eventi con momenti di festa e di celebrazione, di condivisione e rito collettivo.
La festa è, al tempo stesso, un’occasione di discontinuità nel flusso dei giorni, che segna un prima e un dopo, ed è un elemento di continuità e riconoscimento, poiché rinsalda i legami e colora il tempo di regolarità e ricorrenze. Celebrare, ricordare, preparare le feste: sono atti e momenti che segnano le storie individuali e collettive come una punteggiatura riconoscibile e attesa che scandisce il racconto e le biografie di ciascuno. Ognuno di noi ha una riserva preziosa e densa di memorie e di ricordi collegati alle feste che ha vissuto e uno spazio interiore dove custodisce le attese e i desideri legati alle feste che verranno.
Si fa festa per ringraziare, per accogliere e propiziare i passaggi, le scelte e i cambiamenti; si fa festa per ritrovare riti e gesti, per vivificare simboli e significati. Le festa può essere espressione individuale o evento collettivo di ringraziamento per quanto si è ricevuto –  pensiamo agli antichi riti per la mietitura e per il raccolto –  o espressione di attese e voti, di preghiera e speranza per quanto deve ancora succedere – pensiamo ai riti collegati alla nascita o all’inizio del nuovo anno.
 

Festoso e festivo: due significati

In una mappa concettuale essenziale della festa possiamo evidenziare i due significati di festivo e di festoso che rappresentano le due facce della stessa medaglia. Festeggiare significa infatti, da un lato, evocare e celebrare la dimensione ontologica del sacro e dei valori di riferimento (festivo), Dall’altro lato, significa introdurre nella quotidianità gli aspetti ludici del gioco, del divertimento, della vacanza (festoso). Può succedere che, con il tempo e con il prevalere della dimensione “festosa” su quella “festiva”, che il significato della festa resti un po’ sullo sfondo e sbiadisca fino a diventare via via più opaco. Si continua così ad agire pratiche e abitudini sulle quali non ci si interroga più e che rischiano di diventare povere, o addirittura prive, di senso. Restano i segni, i gesti, gli oggetti ma si rischia di smarrire per strada il significato, il perché, l’aggancio profondo con le origini e l’interiorità delle celebrazioni.
La festa e i modi di far festa sono temi privilegiati per una didattica interculturale che si propone di favorire lo scambio, la narrazione e l’incontro tra storie d’infanzia differenti. Si può infatti prestare attenzione ai racconti che riguardano gli aspetti riferiti alla cultura materiale (il cibo, gli addobbi, i vestiti, gli oggetti…) sia riferiti alla cultura “alta”: i riti, i significati, i simboli, la scrittura..)
Ogni bambino ha un proprio patrimonio di date, eventi, occasioni di festa che rimandano a tappe importanti della vita, ad appartenenze famigliari e comunitarie, ai legami con il passato e alla scansione temporale del presente. Ci sono infatti feste per occasioni diverse. La tipologia degli eventi distingue tra feste a carattere religioso, che definiscono il calendario delle celebrazioni legate alla fede, rinsaldano i legami comunitari, vivificano le credenze e feste civili e nazionali, che ricordano gli eventi fondanti della storia di un popolo e di un luogo, celebrano i valori comuni e condivisi. E ci sono infine le feste personali e famigliari che hanno a che fare con le tappe della vita, con i legami affettivi e i passaggi biografici.
Fare festa vuol dire stare insieme, condividere e sentirsi parte di un gruppo: famigliare, comunitario, nazionale. Come una goccia d’acqua che riflette il mondo, la festa ripropone il prisma della vita e dei suoi significati, racconta il posto di ciascuno nella geografia famigliare e conferma l’importanza della comunità e dell’appartenenza.

 

Il senso della festa nella migrazione

Far festa nella migrazione significa ritrovare i legami e il senso di appartenenza, ma anche vivere e avvertire più intensamente la frattura e il distacco dal proprio Paese e dal gruppo famigliare. Il fatto che le proprie feste non siano conosciute è un po’ come non essere riconosciuti quanto alla propria storia.
Per i bambini figli di immigrati, il tempo della festa – propria o della famiglia/gruppo di appartenenza- è anche l’occasione per farsi domande e cercare risposta sui significati di gesti e riti che gli altri non seguono. Perché per me oggi è festa e per i miei compagni è un giorno qualunque? O invece: perché oggi tutti i miei compagni fanno festa e noi invece no? Sono domande “a specchio” che i bambini autoctoni si possono porre, spinti dalla curiosità per le feste degli altri. Vi è quindi il rischio per i bambini figli di immigrati di una doppia estraneità: per le feste del Paese che accoglie, quando la famiglia non le celebra e riconosce e per le feste del proprio gruppo di appartenenza, quando nessuno al di fuori della casa le conosce e riconosce. A questo proposito, Nassera Chora, nel suo libro autobiografico Volevo diventare bianca, scrive: “Come capita a tutti gli scolari del mondo, il primo tema al rientro dalle vacanze di Natale, fu: Come ho passato le feste. Io ero disperata, non sapevo che cosa scrivere e scrissi che il giorno di Natale avevo avuto la febbre alta e mia madre era rimata tutto il tempo accanto a me”.

 

La festa è fatta di…

Gli elementi salienti delle feste – di tutte le feste – sono molteplici e possono essere esplorati, condivisi e confrontati con i bambini e i ragazzi, rilevando anche i cambiamenti avvenuti nel corso del tempo. Essi sono:
• il significato della festa che ne definisce la tipologia e può avere carattere religioso, civile, sociale o culturale, personale o famigliare;
• il tempo , che ha a che fare con le date (mobili o fisse) e l’origine della ricorrenza; con i calendari differenti e la misurazione del tempo;
• il luogo/scenario della festa , che può avere una dimensione pubblica o privata e può essere collocato negli spazi interni, della casa o esterni; spazio che può essere preparato per essere riconoscibile e addobbato;
• i riti della festa , che comprendono i gesti, le formule ricorrenti, i protagonisti e i ruoli che ciascuno occupa nella celebrazione;
• le narrazioni legate alle feste : le parole e gli auguri; i canti e le leggende; i racconti e le memorie di ciascuno;
• gli oggetti della festa , che evocano immediatamente il clima e il significato: i segni, i doni, l’abbigliamento…;
• il cibo della festa , che fa parte della tradizione collettiva locale o di usanze familiari tramandate da una generazione all’altra.

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