Nel Giorno della memoria

Come parlare della Shoah e del male del mondo ai bambini? Forse possiamo farlo partendo da un angolo, da un punto di vista, da una storia per insegnare loro a ricordare e a farlo in maniera attiva e consapevole

di Graziella Favaro22 gennaio 20244 minuti di lettura
Nel Giorno della memoria | Giunti Scuola
Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario
Primo Levi
 

C’è stato un tempo…

Ricordare il passato e non dimenticare gli eventi terribili che hanno segnato la storia dell’umanità è il modo che abbiamo per vivere il presente con maggiore consapevolezza e per costruire un futuro nel quale si possa cercare di prevenire il male. Ricordare è un’operazione attiva, consapevole e intenzionale che serve a conoscere, vigilare, proteggere. Il giorno 27 gennaio è la giornata internazionale della memoria e cade nella data in cui vennero abbattuti i cancelli e fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz. Il giorno nel quale la ferocia indicibile dell’umanità venne disvelata e consegnata per sempre alla storia. In Italia in quel giorno si ricordano le vittime della Shoah e delle leggi razziali, ma si ricordano anche: la persecuzione italiana dei cittadini ebrei; gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte; coloro che hanno salvato delle vite a rischio della propria.
Le scuole sono invitate a narrare i fatti, a proporre una riflessione, a mantenere viva la memoria di un periodo oscuro e feroce della storia dell’umanità affinché tali atrocità non possano più accadere. Come parlare di Shoah ai bambini della scuola primaria? Come evitare i rischi di banalizzare i fatti e di ritualizzare una data, slegandola dal presente e dalle implicazioni attuali e quotidiane? La proposta deve essere adeguata al livello cognitivo ed emotivo dei bambini ed essere strettamente connessa all’educazione – che deve essere continua, ordinaria, paziente – al rispetto, al riconoscimento del valore di ciascuno, ai diritti di tutti gli uomini e alla legalità. Parlare ai bambini del male del mondo e della ferocia degli uomini su altri uomini vuol dire scegliere un punto di vista, una storia, una testimonianza che possano essere compresi e fatti propri.

Due storie per ricordare

Fra le storie possibili, ve ne proponiamo due, composte di immagini e parole, che possono coinvolgere i bambini delle prime classi (Otto, autobiografia di un orsacchiott o) e delle ultime classi ( Nevè ).

  • Nevè . La storia del piccolo violinista

I bambini delle classi quinte della primaria "Selargius"  (Istituto Comprensivo Su Planu in provincia di Cagliari) hanno realizzato, con l’aiuto del regista Remo Congia, un cortometraggio sulla Shoah. Hanno discusso sull’importanza del ricordo e della memoria, sulla necessità di conoscere e di essere consapevoli di quello che è successo nel passato perché solo così non si ripetono gli eventi e gli errori. Hanno poi individuato e intervistato un testimone di quegli orrori e hanno ascoltato da lui la storia di Davide, un piccolo violinista ebreo, strappato da un giorno all’altro dal conservatorio e dalla sua vita a causa delle leggi razziali. La storia di Davide viene raccontata dai bambini attraverso il teatro dei burattini. Il video ha vinto il primo premio al film festival “Sottodiciotto”, dedicato ai prodotti audiovisivi delle scuole per “l’alta capacità di raccontare con semplicità e fantasia un tema così importante come la Shoah”.

 

  • Otto. Autobiografia di un orsacchiotto

Il libro Otto. Autobiografia di un orsacchiotto , scritto da Tomi Ungerer e pubblicato qualche anno fa, molto conosciuto e apprezzato, racconta la storia dell’orsetto Otto e di due bambini tedeschi. Amici per la pelle e inseparabili compagni di gioco fino a quando la crudeltà della guerra e la malvagità degli uomini divise i loro destini. “Noi tre non capivamo più il mondo”, racconta il piccolo orso nella sua autobiografia.

Ricordare non è un atto passivo che si esaurisce in sé. Ricordare vuol dire prevenire le condizioni che possono portare alla discriminazione e alle sopraffazioni; vuol dire vigilare e prestare attenzione ai gesti e agli eventi, piccoli o grandi, che hanno il segno della disuguaglianza. Ricordare vuol dire anche scegliere, stare dalla parte del bene, agire e proteggere chi si trova a vivere una condizione di fragilità e di offesa.
Una favola di Gianni Rodari può servirci, con la leggerezza e la profondità che contraddistinguono l’autore, a mostrare ai bambini i rischi della memoria corta, del non ricordare e non voler vedere.

Il funerale della volpe di Gianni Rodari (da Libro degli errori )

Una volta le galline trovarono la volpe in mezzo al sentiero. Aveva gli occhi chiusi, la coda non si muoveva. – È morta, è morta – gridarono le galline. – Facciamole il funerale.(...)  
Quando furono vicini alla buca, la volpe saltò fuori dalla cassa e mangiò tutto il corteo.
La notizia volò di pollaio in pollaio e fece versare molte lacrime. Ne parlò anche la televisione, ma la volpe non si prese paura per nulla. Essa sapeva che le galline hanno poca memoria e campò tutta la vita facendo la morta. E chi farà come quelle galline vuol dire che non ha capito la storia.

 
 
 
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