Problemi con il plurilinguismo o plurilinguismo con i problemi?

Cercando un punto di aggancio con le famiglie, ci verranno in mente il cibo, le ninnenanne, le fiabe tradizionali, i giochi...

di Silvia Sordella31 dicembre 20193 minuti di lettura
Problemi con il plurilinguismo o plurilinguismo con i problemi? | Giunti Scuola
A volte è difficile, ma si tratta in fondo di costruire poco per volta la fiducia nel fatto che ciascuno può dare un contributo utile al percorso di apprendimento dei propri figli, anche quando ci si sente molto distanti dai contenuti e dalla lingua della scuola.

 

Problemi a tavola, problemi di tutti

Cercando un punto di aggancio con le famiglie, ci verranno in mente il cibo, le ninnenanne, le fiabe tradizionali, i giochi... e forse a nessuno avrà pensato ai problemi di matematica!
Eppure si tratta di un ambito che, bene o male, riguarda la quotidianità di tutti, senza distinzione di lingua o cultura. Durante il corso di formazione relativo al Progetto “Con parole mie”, il maestro Damiamo Nardo ha sperimentato nella sua classe , caratterizzata da una forte presenza di alunni di origine straniera, un’attività che prevedeva l’aiuto dei genitori per risolvere o costruire dei problemi.

Nelle immagini, si può osservare un testo molto semplice e formulato con un tono colloquiale; la situazione è quella classica della torta – anzi, di «una buona torta» – tagliata a fette, che si fa ancora più concreta e immediata attraverso le due specificazioni della domanda: «per mangiarne di più» e «per mangiarne di meno».

Parlare di “cose di scuola” nella “lingua di casa” 

Nella spiegazione, il maestro aveva incoraggiato l’uso della ‘lingua di casa’, per trovare la soluzione con i genitori e per scriverla «come sei capace tu»: l'importante era che tra genitori e figli ci si capisse e che rimanesse traccia della preziosa conversazione.
In effetti, in classe si era già toccata con mano l'utilità del bilinguismo, quando una bambina di origine cinese aveva spiegato il testo di un problema a due compagni sinofoni neo-arrivati, utilizzando quella stessa lingua che serviva loro per chiacchierare nell’intervallo. Non era stato semplice, ma l’obiettivo della comprensione era stato raggiunto (e forse questa attività aveva anche contribuito a migliorare la consapevolezza da parte della piccola traduttrice).
In un’altra occasione si era chiesto ai bambini di inventare con i loro genitori un problema sul modello di quelli svolti in classe, incoraggiando il ricorso a tutte le risorse linguistiche del repertorio. Ecco tre esempi degli appunti presi a casa e condivisi poi a scuola:

Distanze a volte forti, ma mai incolmabili 

Questi problemi che transitano tra casa e scuola sono un piccolo esempio di coinvolgimento dei genitori stranieri, ma non rappresentano certo un modello: balzeranno all’occhio le ingenuità e lo scarso dominio dell’ortografia italiana. L’intento è di mostrare come, partendo da proposte semplici che valorizzano l’uso delle varie lingue di origine, si può cercare un aggancio anche con quelle famiglie che appaiono culturalmente più distanti dal mondo della scuola.
Non sempre si riesce, ma è importante continuare a cercare quel punto di aggancio, che non è uguale per tutti e non vale per sempre.

 

Per saperne di più 

• Bartolini Bussi Giuseppina / Ramploud, Alessandro / Baccaglini-Frank Ethelwyn, Anna (2013), Aritmetica in Pratica: strumenti e strategie dalla tradizione cinese per l'inizio della scuola primaria, Centro Studi Erikson, Trento.
• Sordella, Silvia (2018), Il plurilinguismo in classe: problemi e potenzialità. In Pons, A. (a cura di), A scuola di occitano. I come e i perché dell’insegnamento delle lingue locali (Atti della Giornata delle Lingue Minoritarie, Pomaretto 23/09/2017), Amici della Scuola Latina, Pomaretto, pp. 15-31

 
 
 
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