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Cittadinanza e sport: a che punto siamo?

Accesso al tesseramento calcistico per i minori stranieri non accompagnati: quando la ratio della protezione diventa discriminazione. Di Anna Baracchi. 

di Redazione GiuntiScuola19 febbraio 20164 minuti di lettura
Cittadinanza e sport: a che punto siamo? | Giunti Scuola

È di qualche mese fa la comunicazione ufficiale con la quale la FIGC ha dichiarato che per l’anno 2014/2015 nessuno dei minori stranieri sottoposti a tutela avrebbe potuto essere iscritto al campionato calcistico , in applicazione della normativa FIFA posta a tutela del traffico internazionale di minori.
Come è possibile che una norma pensata per proteggere i minori porti invece con se l’effetto di escluderli da un loro diritto, il diritto al gioco, tutelato dall’art. 31 della Convenzione sui Diritti del Fanciullo ?

Divieti e eccezioni

Per comprenderne le motivazione è necessaria una breve premessa.
Il tesseramento dei minori stranieri per la FIGC è sottoposto all’autorizzazione della Sottocommissione FIFA la quale decide applicando la normativa della federazione stessa che prevede, all ’art. 19 comma 2 del Regolamento , che i trasferimenti internazionali di minori siano consentiti soltanto in tre casi ovvero:

  • se i genitori del calciatore si trasferiscono nel paese della nuova società per motivi indipendenti dal calcio;
  • qualora il trasferimento avvenga all’interno del territorio dell’Unione Europea o dell’area economica europea e il giocatore ha un’età compresa tra i 16 e i 18 anni;
  • se il ragazzo vive entro 50 km dal confine del territorio dove deve essere tesserato.

A questa eccezione la giurisprudenza della Sottocommissione FIFA ne ha aggiunta una quarta, ovvero il caso dei ragazzi residenti da almeno 5 anni sul territorio dove intendono essere tesserati .
Il tesseramento è invece vietato in tutti gli altri casi al fine di prevenire il cd. fenomeno del traffico internazionale di minori.

"La lettera" e il testo

Questi divieti ed eccezioni provocano un effetto distorto per quanto riguarda il tesseramento dei minori stranieri sottoposti a tutela ed affidamento in Italia. Infatti se da un lato è evidente che una interpretazione letterale della norma non consente ai minori stranieri sottoposti a tutela di rientrare nelle eccezioni da questa prevista, è altresì evidente che escludere dal tesseramento un minore sottoposto a tutela/affido sul nostro territorio - e quindi impedire la sua partecipazione al gioco del calcio sulla base del rischio che questo diventi vittima di traffico di minori - risulta logicamente assurdo e normativamente discriminatorio. Tanto più che il tutore e l’affidatario, come prevista dall’ordinamento italiano, sono figure che sostituiscono i genitori in molte delle funzioni a questi attribuite è ciò dovrebbe avvenire anche al fine del tesseramento calcistico.

Ius soli sportivo: un passo avanti

Così, mentre la FIGC continua a rifiutare i tesseramenti di questi minori invocando la normativa FIFA, le segnalazioni e i successivi riconoscimenti di tesseramento sul territorio italiano aumentano ; è recentissimo il caso di un minore straniero in affido al quale il tribunale di Palermo ha riconosciuto il diritto al tesseramento sulla base del principio di parità di trattamento con i minori i cui genitori sono presenti sul territorio italiano o il caso di un minore straniero in tutela al comune di Perugia che, dopo un primo rifiuto, ha potuto finalmente tesserarsi grazie all’azione congiunta di operatori e legali che hanno condotto una battaglia alla parità.
E mentre la FIGC viaggia in direzione ostinata e contraria, il 14 gennaio scorso è stato approvato al Senato il disegno di legge sullo “ius soli sportivo” , che consentirà ai minori stranieri residenti in Italia almeno dall’età di dieci anni di potersi tesserare presso tutte le federazioni nazionali con le stesse procedure previste per il tesseramento del cittadino italiano . Una novità che mostra la necessità di favorire l’integrazione sociale e di riconoscere il diritto al gioco – e conseguentemente la possibilità di entrare a far parte della società italiana – a tutti quei giovani che vivono stabilmente sul nostro territorio. Una novità a cui la FIGC, volente o nolente, dovrà sicuramente adeguarsi.

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