Test per il nuovo Dirigente
Dirigenti si nasce o si diventa? Consigli per capire di che pasta è fatto il nuovo dirigente.

Assicuro che non è un quiz: a scanso di equivoci.
Però le prime settimane in una nuova scuola sono difficili per tutti, e sempre: figurarsi per i
3000 e più neodirigenti che arrivano dall’ultimo concorso
e magari da province lontane.
Come si fa a capire di che stoffa è l’ormai ex collega (maschio o femmina) che sta presiedendo il Collegio?
Ci sono degli indizi che ci fanno intuire subito di che pasta è fatto? Sarà uno capace di guidare o si nasconderà dietro i “la norma non consente”?
Intanto, sappiate che di sicuro è emozionato e forse anche un po’ impaurito: e questi due sentimenti - poco apprezzati nei profili manageriali - sono invece reazioni di realtà davanti a Collegi con più di cento docenti spesso ben convinti che la ”ciccia” della scuola sia quel che si fa in classe, e non le riunioni fiume dove si dice sempre di sì… Bene,
se vi sembrerà titubante, state certi che è un buon segno.
Un secondo test importantissimo riguarda il passato: come commenta la precedente gestione? Se vi dirà “ora andrà tutto bene, sono arrivato io!”, avete qualche motivo per preoccuparvi; se invece anche davanti a una gestione oggettivamente zoppicante troverà parole di apprezzamento e di comprensione per chi lo ha preceduto, vuol dire che sa stare al mondo e potete fidarvi.
Infine fate una prova:
contate quante volte, nel parlare dei problemi, usa l'
io
e quante il
noi
:
se il plurale sarà più consistente, allora siete sulla buona strada.
Rilassatevi, dategli un po’ di tempo, e saprà fare bene il suo mestiere. E se una mattina lo incontrate in corridoio rabbuiato per una grondaia che non gli aggiustano, fatelo entrare in classe a parlare con i ragazzi: anche solo per cinque minuti.
Dirigenti si diventa, ma educatori lo si è per la vita. Aiutatelo a non dimenticarsene.