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Sanzioni disciplinari per la scuola primaria: cosa cambia?
Una norma del 1928, recentemente abrogata, prevedeva sanzioni disciplinari per gli allievi della scuola primaria. Che cosa succederà adesso? Sarà previsto per la primaria un regolamento di disciplina come già avviene per la scuola secondaria? Intervista all’avvocato dello Stato Laura Paolucci
Il 2 maggio scorso l'Assemblea della Camera ha approvato una proposta di legge relativa all'introduzione dell'insegnamento di educazione civica nel primo e nel secondo ciclo di istruzione. Il testo prevede anche l’abolizione di alcuni articoli del Regolamento generale sui servizi dell'istruzione elementare del 1928. In particolare viene abolito l’articolo 412 , che elenca sanzioni disciplinari per la scuola elementare.
Per fare chiarezza tra norme vecchie e nuove abbiamo chiesto aiuto all’avvocato dello Stato Laura Paolucci .
Avvocato, come mai queste norme del 1928 vengono abrogate dopo 90 anni?
Difficile rispondere sul perché proprio ora, posto che queste norme sono sopravvissute agli interventi di sfoltimento normativo degli anni 2000. Certamente si tratta di norme anacronistiche rispetto al senso attribuito dalla Costituzione all’istruzione, alle sopravvenute finalità della scuola primaria e all’autonomia delle istituzioni scolastiche.
Non mi pare che le scuole primarie italiane fino ad ora abbiano tenuto conto delle sanzioni elencate nel testo del 1928… Se ne ricava che, comunque, la norma è stata considerata abrogata di fatto?
È possibile che sia così, anche se conosco esperienze di scuole che, incrociando queste norme antiche con i canoni più moderni dell’azione amministrativa (L. 241 del 1990), hanno trovato il modo di intervenire in via disciplinare nei confronti degli studenti della scuola primaria. Del resto occorre considerare che le condotte trasgressive iniziano sempre prima (nelle baby gang spesso ci sono bambini!) e che l’accesso anticipato ai social network facilita condotte di cyberbullismo. Quale ruolo vogliamo attribuire alla scuola? C’è spazio per un suo intervento oltre che educativo e preventivo anche repressivo, seppure adattato all’età?
Per la scuola secondaria è previsto già da tempo un patto educativo di corresponsabilità tra scuola e genitori. Le norme prevedono altresì un regolamento di disciplina elaborato dal consiglio d’Istituto. Adesso il patto di corresponsabilità viene esteso anche alla scuola primaria. Questo vuol dire che occorrerà inserire nel regolamento d’Istituto anche le sanzioni disciplinari per gli alunni della scuola primaria?
Per rispondere a questa domanda occorre attendere il testo definitivo della legge. Dobbiamo tenere conto infatti che nel D.P.R. 249 del 1998 recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti nella scuola media il patto educativo di corresponsabilità è stato introdotto nel 2007 come strumento autonomo e non alternativo rispetto all’azione disciplinare verso gli studenti. In quanto patto, esso tende a fare condividere tra genitori e scuola i diritti e i doveri nella relazione educativa. Nel disegno dello Statuto però l’azione disciplinare viene mantenuta in capo alla scuola come potere da esercitare unilateralmente a prescindere dall’accordo con i genitori: alla scuola spetta infatti declinare le condotte vietate e dettagliare la tipologia di sanzioni e poi farne comunque applicazione. È questo un aspetto importante. Se ci si limita al solo patto, che in quanto tale potrebbe non essere condiviso dai genitori, si sottrae alla scuola la possibilità di individuare e stigmatizzare anche con sanzioni disciplinari e con rilievo per tutti gli studenti (anche cioè per coloro i cui genitori non abbiano condiviso il patto) i comportamenti considerati trasgressivi.
Nel caso di un regolamento disciplinare da elaborare per i ragazzi di scuola primaria, le scuole potrebbero trovarsi di fronte a qualche difficoltà, soprattutto in considerazione dell’età degli alunni. Quali suggerimenti può dare in tal senso?
Se la legge estendesse alla scuola primaria il potere disciplinare che lo Statuto prevede per la scuola media, si tratterebbe di adattare all’età non tanto le condotte quanto le sanzioni. Chi meglio dei docenti potrebbe identificare le reazioni della scuola (si potrebbe pensare di eliminare il termine “sanzioni”) correlandole in senso pedagogico alle mancanze degli studenti? Nulla vieterebbe di prevedere sanzioni consistenti nell’esprimere frasi di scuse ad un compagno offeso a parole, o nel leggere favole o fare vedere filmati che raccontino storie pertinenti rispetto alle condotte trasgressive.
La differenza tra il prevedere questo in termini di azione disciplinare e il farlo ugualmente quale pratica didattica sta nella doverosità nel primo caso dell’azione da parte della scuola. Su questa doverosità corre però il senso della natura pubblica dei compiti della scuola a vantaggio della collettività.