Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

&Egrave; in dirittura d&rsquo;arrivo la versione definitiva delle Nuove Indicazioni per la scuola dell&rsquo;infanzia e il primo ciclo di istruzione. Conclusa la fase della cosiddetta consultazione e delle audizioni delle Associazioni professionali e disciplinari (una fase invero organizzata in modo sbrigativo e troppo preoccupata di raccogliere il consenso), si tratta ora di verificare se le osservazioni che sono comunque state espresse attraverso i social e la stampa troveranno un qualche riverbero nel testo definitivo.

Sicuramente un aspetto non potr&agrave; essere messo in discussione, ossia l&rsquo;autonomia delle istituzioni scolastiche nella definizione del curricolo di scuola. L&rsquo;affermazione pu&ograve; apparire scontata, ma non lo &egrave;, considerato che nella prima versione elaborata dalla Commissione vi sono alcuni passaggi che non appaiono del tutto sintonici con le norme sull&rsquo;autonomia scolastica.

Com&rsquo;&egrave; noto,&nbsp; &egrave; compito dello Stato dettare le norme generali sull&rsquo;istruzione (art. 33 Cost.) e determinare i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale (art. 117 Cost.). 
Tocca sempre allo Stato definire (art.8 DPR 275/1999): 
a) gli obiettivi generali del processo formativo; 
b) gli obiettivi specifici di apprendimento; 
c) le discipline e le attivit&agrave; costituenti la quota nazionale dei curricoli e il relativo monte ore annuale; d) l&#39;orario obbligatorio annuale complessivo dei curricoli; 
e) i limiti di flessibilit&agrave; temporale per realizzare compensazioni tra discipline; 
f) gli standard relativi alla qualit&agrave; del servizio; g) gli indirizzi generali circa la valutazione degli alunni; 
h) i criteri generali per l&#39;organizzazione dei percorsi formativi finalizzati all&#39;educazione permanente degli adulti.

Tenendo conto di questo quadro di riferimento, &egrave; compito delle scuole autonome progettare e realizzare interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti (art. 1&nbsp; DPR 275/1999). In altre parole, allo Stato spetta individuare gli obiettivi generali e specifici di apprendimento, mentre alle scuole tocca definire come perseguire questi obiettivi.

Le Nuove Indicazioni 2025 apparentemente si muovono all&rsquo;interno di tale quadro, ma vi sono non pochi elementi di ambiguit&agrave; che vanno discussi e approfonditi. Per esempio, quando le Nuove Indicazioni, in relazione alle conoscenze da acquisire riguardo le &ldquo;radici della cultura occidentale attraverso alcune grandi narrazioni&rdquo;, suggeriscono la Bibbia, l&rsquo;Iliade, l&rsquo;Odissea, l&rsquo;Eneide (&ldquo;in forma molto semplificata&rdquo;), ci&ograve; dovrebbe rientrare nel novero di meri suggerimenti, altrimenti i docenti si trasformerebbero in curriculum performers, ossia meri esecutori materiali di un curricolo deciso dall&rsquo;alto anche nelle sue declinazioni operative e metodologiche.

E d&rsquo;altro canto, quando dichiarano che, in riferimento all&rsquo;insegnamento della storia: &ldquo;Anzich&eacute; mirare all&rsquo;obiettivo, del tutto irrealistico, di formare ragazzi (o perfino bambini!) capaci di leggere e interpretare le fonti, per poi valutarle criticamente magari alla luce delle diverse interpretazioni storiografiche, &egrave; consigliabile percorrere una via diversa. E cio&egrave; un insegnamento/apprendimento della storia che metta al centro la sua dimensione narrativa in quanto racconto delle vicende umane nel tempo&rdquo;, stanno invadendo il campo dell&rsquo;autonomia dei docenti, in quanto compito dello Stato &egrave; quello di stabilire quali obiettivi generali e specifici si devono conseguire attraverso l&rsquo;insegnamento della storia, mentre tocca ai docenti progettare le attivit&agrave; e le strategie ritenute pi&ugrave; efficaci per conseguire tali obiettivi utilizzando modalit&agrave; narrative (come preferiscono gli esperti della Commissione) oppure altre modalit&agrave;. In questo consiste la libert&agrave; di insegnamento, altrimenti c&rsquo;&egrave; il fondato rischio di dire ai docenti come si insegna la storia e quali approcci adottare. Ma tutto ci&ograve; &egrave; incompatibile con le norme sull&rsquo;autonomia scolastica. Almeno finch&eacute; saranno in vigore.

Nuove Indicazioni 2025: cosa non potrà cambiare