Le scelte della mia scuola multiculturale: la storia di Agit

Agit è un ragazzo curdo di 10 anni. Entra in una classe terza a metà anno. Conosce poche parole di italiano. Che fare?

di Angela Maltoni21 gennaio 20163 minuti di lettura
Le scelte della mia scuola multiculturale: la storia di Agit | Giunti Scuola
Quando qualche anno fa sono stata informata – più o meno a metà anno scolastico – che nella mia classe terza sarebbe arrivato Agit, confesso di aver provato un po’ di apprensione. Pur lavorando da molti anni in progetti legati all’accoglienza di bambini migranti, non ne avevo mai avuti di lingua turca e questo “particolare” mi suscitava non pochi interrogativi. A rendere più delicata la questione, ero venuta a conoscenza delle sue origini curde e, a grandi linee, di una storia di migrazione famigliare piuttosto complicata.

Ricordo che la prima cosa a venirmi in mente è stata quella di non avere fretta e di lavorare innanzitutto sul suo benessere personale piuttosto che stressarlo con l’insegnamento della nuova lingua. La scelta più naturale è stata di stravolgere completamente la mia tabella di marcia, consapevole che l’insegnante debba per prima cosa valutare i bisogni dei bambini e procedere poi di conseguenza con la programmazione didattica. Ho iniziato questo percorso di accoglienza lavorando preventivamente con la classe, che seppur abituata a continui arrivi andava supportata e preparata all’ingresso del nuovo bambino, che doveva avvenire nella maniera più tranquilla e serena possibile.
 

In classe e in cerchio per accogliere
 

La classe, come sempre, mi ha molto aiutata e tutti insieme eravamo pronti ad accoglierlo. La mattina in cui Agit è entrato in aula ci siamo ritrovati davanti ad un bambino grande – aveva un anno in più degli altri – con un bel sorriso, due occhioni neri e uno sguardo un po’ smarrito. Lo abbiamo accolto disposti in cerchio nell’angolo morbido, il nostro luogo riservato alla conversazione e alla lettura, facendolo sedere in mezzo a noi. Ogni bambino si è presentato col proprio nome pronunciato nella lingua d’origine, accompagnando le parole col suono del “bastone della pioggia” , uno strano strumento musicale africano che riesce a creare un clima particolarmente empatico e caldo. Ci eravamo anche preparati una serie di semplici parole di saluto nella lingua di Agit, per non farlo sentire troppo spaesato. Nei giorni successivi con la presenza di un mediatore linguistico abbiamo letto alcune storie della tradizione turca e curda, qualche pezzetto anche con l’aiuto del nuovo bambino, che mostrava di cominciare a prendere confidenza coi compagni.


Italiano e cinese: due lingue amiche
 

Il lavoro in italiano L2 è partito nel momento in cui Agit mi è parso sereno e pronto a mettersi in gioco per imparare una nuova lingua. Le attività si sono svolte non solo all’interno della classe ma anche nel gruppo di prima alfabetizzazione attivo all’interno della Direzione Didattica . Forse perché il bambino era “sveglio”, forse grazie alla classe – abituata con la sperimentazione plurilingue a lavorare e a padroneggiare diverse lingue –, il risultato è stato che ben presto Agit ha iniziato a parlare in italiano e ha insegnato molte parole, canzoncine e rime nella sua lingua ai nuovi amici.

L’anno successivo, esaudendo un suo desiderio, abbiamo anche affrontato un percorso in cinese, lingua che lo attirava molto . Durante la sua permanenza nella mia classe, pur faticando nella comprensione dell’italiano ha familiarizzato con naturalezza con le molte lingue dei suoi compagni (rumeno, spagnolo, albanese, arabo e francese) e spesso, proprio grazie a lui, siamo riusciti a trovare attinenze e a riflettere su alcune affinità tra arabo, turco, curdo e albanese. Purtroppo Agit è ritornato nel suo paese d’origine a metà della quinta.

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