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La valutazione nella scuola dell’infanzia e le sue deviazioni
Si può parlare di “scrutini quadrimestrali delle classi della scuola dell’infanzia”? Il rischio di “elementarizzazione”

Navigando in rete mi è capitato di leggere una nota firmata da un dirigente di un istituto comprensivo, di cui omettiamo il nome, in cui vengono convocati i consigli di sezione per gli “scrutini quadrimestrali delle classi della scuola dell’infanzia”.
Nel corso della nota viene specificato che
“ogni docente dovrà compilare sul Registro Elettronico le proprie proposte di valutazione.
- Il livello di apprendimento per tutti gli obiettivi previsti per i propri campi di esperienza;
- Il giudizio descrittivo per singolo campo di esperienza.
I docenti a chiusura dello scrutinio firmeranno i documenti digitalmente secondo le modalità previste dal Registro Elettronico”.
E ancora: “la valutazione sul Livello Globale di sviluppo degli apprendimenti raggiunto dall'alunno e quella inerente ai singoli campi di esperienza, saranno illustrate ai genitori dai rispettivi Coordinatori, congiuntamente a tutti gli insegnanti di classe, negli incontri Scuola-Famiglia”.
Non è intenzione di questo articolo sindacare il contenuto della nota quanto di ragionare in senso più generale sul senso della valutazione nella scuola dell’infanzia. Con le Indicazioni Nazionali del 2012 (e prim’ancora con gli Orientamenti del 1991) ci eravamo abituati a usare un lessico diverso da quello utilizzato dal dirigente in questione: “sezioni” al posto di “classi della scuola dell’infanzia”, “valutazione periodica” invece che “scrutini quadrimestrali”, “bambini” invece di “alunni”. Ovviamente si può obiettare che sono solo differenze nominalistiche, ma i documenti ufficiali appena citati hanno fatto delle scelte ben precise sotto questo profilo, che non danno adito a dubbi.
Elementarizzazione della scuola dell'infanzia
Azzardiamo allora un’altra ipotesi: nella nota citata sopra si può cogliere, in controluce, quel processo di “elementarizzazione” che sta interessando sempre più la scuola dell’infanzia, una sorta di omologazione verso il grado scolastico successivo. Da qui la tendenza a prediligere un tipo di valutazione fortemente sbilanciato sul piano cognitivo, ma alquanto distante da quanto stabilito alle Indicazioni Nazionali, ossia che “l’attività di valutazione nella scuola dell’infanzia risponde ad una funzione di carattere formativo, che riconosce, accompagna, descrive e documenta i processi di crescita, evita di classificare e giudicare le prestazioni dei bambini, perché è orientata a esplorare e incoraggiare lo sviluppo di tutte le loro potenzialità.” Concetti, questi, ribaditi anche dalle Linee pedagogiche per il sistema integrato zero-sei che raccomandano di evitare “qualsiasi forma di classificazione ed etichettamento”.
L’approccio valutativo della nota, con il riferimento agli “scrutini”, sembra invece rispondere a una esigenza di razionalizzazione e controllo della valutazione, quasi di apoditticità. Ma nella scuola dell’infanzia appare più congruo “sospendere ogni giudizio per privilegiare un atteggiamento di attesa, apertura, possibilità”, come suggeriscono le Linee pedagogiche per lo zero-sei.