La lingua italiana che accoglie e unisce: un saggio di Francesco Sabatini
La didattica deve uscire dagli schemi rigidi della grammatica prescrittiva, per concentrarsi sulla lingua dell’uso, concreta e multifattoriale. Molti gli spunti di riflessione dal libro “Un italiano accogliente”, un dialogo tra il grande linguista e Cristiana De Santis

“La mia lingua è principio e origine della mia vita; in essa racchiudo i miei ricordi, le mie emozioni, in essa ritrovo la mia identità. La mia lingua è il mio rifugio, la mia fuga, un ponte attraverso il mondo”.
F. Fiorenzoni, Lingua madre
Una lingua materna in cui siamo nati e abbiamo imparato a orientarci nel mondo – lo scriveva anni fa Tullio De Mauro – non è uno strumento usa e getta. Essa innerva la nostra vita psicologica, i nostri schemi mentali, apre le vie al con-sentire con gli altri ed è dunque la trama della nostra vita sociale e di relazione.
Ha fatto parecchio discutere (lo sta facendo) la proposta di Legge a proposito dell’introduzione nella scuola italiana della cattedra inclusiva, un’idea concreta per superare – attraverso il principio della corresponsabilità – la storica divisione tra insegnanti curriculari e insegnanti di sostegno. Alla base dell’annoso dibattito c’è l’idea che ogni profesionista della scuola debba padroneggiare quella sensibilità relazionale e comunicativa propria di chi ha a che fare con la disabilità certificata.
Invero si tratta di una diatriba pretestuosa poiché è nell’apprendimento della lingua prima, o lingua materna, che già avvengono (o dovrebbero avvenire) le più importanti esperienze di socializzazione, fondamentali per lo sviluppo cognitivo e per la formazione d’ogni coscienza individuale: ben lo ha mostrato Francesco Sabatini – decano della linguistica italiana e presidente onorario dell’Accademia della Crusca – nel suo recente dialogo con Cristiana De Santis, che ha dato vita al saggio Un italiano accogliente edito di recente dalla società editrice Il Mulino.
L'italiano è la lingua della scolarizzazione nella quale, superata la fase dell’alfabetizzazione, cresce e matura la capacità di riflessione e di discriminazione che da un lato mette in rapporto l’individuo con sé stesso e dall’altro lo avvicina al prossimo, plasmandone le attitudini relazionali.
Avere una lingua più “capiente”, arguisce Sabatini, ci rende sensibili alle differenze, propensi ad accogliere, a comprendere e soprattutto a discernere.
Per un uso consapevole delle parole
Nei tempi complessi che stiamo vivendo, in cui la volontà di sopraffare l’altro ha spesso la meglio sulla capacità di argomentare con equilibrio e pacatezza, diventa preziosissimo l’uso consapevole delle parole, che nel corretto esercizio della lingua materna trova il suo principale presupposto.
In questo contesto relazionale si tratta perlopiù di cambiare prospettiva e di considerare la cultura linguistica come prodromica al dialogo, all’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole, al vivere associato come antidoto alle violenze, alle discriminazione e alle esclusioni.
L’apprendimento dell’Italiano non lo si può limitare a una perdurante concezione retorico-letteraria di fatti linguistici e neppure allo sterile esercizio di una grammatica prescrittiva, perché il ruolo della lingua nello sviluppo cognitivo generale è imprescindibile: l’uso che l’individuo o la collettività fanno della lingua assolve a svariate funzioni communicative, che si traducono in situazioni molto diverse connesse al tipo di messaggio che s’intende comunicare.
I modelli grammaticali non devono essere adoperati come mezzi astratti in grado di ragionare solamente sulle strutture sintattiche; sono piuttosto strumenti che ci consentono di leggere i vari tipi di testo in profondità, per comprenderli meglio e condividerli correttamente.
Una visione nuova della lingua
Il magistero di Francesco Sabatini è sempre stato orientato verso la diffusione di una visione nuova della lingua, aperta alle funzioni, agli usi e ai diversi tipi di testi: accettare la variabilità della lingua significa anzitutto provare a rinnovare la didattica della lingua che si fa nelle scuole.
Un rinnovamento che peraltro parte dallo studio di un tipo d’italiano meno formale, che ingloba diversi tratta della lingua parlata e che fa proprie le nuove tendenze communicative, spesso mediate dalla Rete e dai social. In altri termini quello che Sabatini definisce l’italiano “dell’uso medio”, ovverosìa l’italiano moderno, che s’avvicina alla comunicazione parlata e rispecchia la lingua viva e vera già ricercata a suo tempo dal Manzoni.
Occorre che la didattica dell’italiano s’apra alla considerazione della continua e incessante variabilità della lingua e, soprattutto, delle pratiche discorsive: la continuità tra italiano antico e moderno poggia su certe strutture dell’oralità e sulla presa di coscienza, anche da parte dei docenti, della mutevolezza della lingua.
Del resto la lingua ha una duplice funzione, cognitiva e comunicativa: il “sistema” della lingua – che ci consente la produzione di frasi-tipo – si scontra con l’enorme varietà di testi prodotti in relazione alle diverse situazione communicative; ne consegue che, Sabatini docet, la testualità diventa l’altra faccia della lingua, funzionale al tipo di messaggio che si vuol comunicare e ai destinatari dei messaggi che s’intendono trasmettere.
La lingua, così conclude il presidente emerito della Crusca il dialogo con Cristiana De Santis, è radice del sapere, del riflettere, del pensare: è parte inscindibile della vita, quasi suo presupposto, sua condizione irrinunciabile. Se non fossimo in grado ditradurre in suoni e in parole ciò che pensiamo e che proviamo, di certo non saremmo quello che siamo, sotto ogni aspetto, culturale, professionale e personale.
Di conseguenza, in estrema sintesi, l’approccio didattico – per essere davvero efficace, completo e inclusivo – deve giocoforza uscire dagli schemi rigidi della grammatica prescrittiva, che impone di scindere nettamente giusto e sbagliato, per concentrarsi sulla lingua dell’uso, concreta e multifattoriale.
- F. Sabatini, Un italiano accogliente, dialogo con Cristiana De Santis, Bologna, Il Mulino, 2024
- A.Tredicine, La Giornata della Lingua Madre: un’occasione per “inciampare” sui diritti, su www.insegnareonline.com, 2018
- C. Bracchi, Lingua d’elezione, lingua di relazione, su www.concorsolinguamadre.it, 2008