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Il nonno è evaporato

"Almanya": un film su migrazione e integrazione viste con gli occhi di un bambino.

di Arturo Ghinelli21 febbraio 20123 minuti di lettura
Il nonno è evaporato | Giunti Scuola

Nel bellissimo film Almanya , sceneggiato e diretto da due sorelle turche emigrate in Germania (Yasemin e Nesrin Samdereli), il bambino della "terza generazione" viene usato come chiave di lettura della migrazione della sua famiglia dall’Anatolia alla Germania (in turco, Almanya) negli anni sessanta.

Il film comincia proprio con una scena nella classe del protagonista Cenk a cui la maestra chiede da dove viene la sua famiglia ed egli risponde: “dall’Anatolia”.
La cartina appesa alle pareti dell’aula però rappresenta l’Europa, e quindi mostra solo Istanbul e non l’intera Turchia, perciò la maestra pianta fuori dalla cartina la bandierina che rappresenta il bambino.

Solo al ritorno dal viaggio in Turchia, il piccolo Cenk porterà a scuola la carta geografica dell’intera Turchia e così anche la sua bandierina avrà un posto nel mondo e nella classe.

Dopo aver lavorato per 45 anni in Germania come "operaio ospite", Hüseyin Yilmaz annuncia alla sua grande famiglia di aver deciso di acquistare una casetta da ristrutturare i Turchia.
Prima di partire, toccherà alla nipote Canan raccontare al più piccolo della famiglia, Cenk, come il nonno e la nonna si sono conosciuti e di come il nonno fosse giunto milionesimo e uno emigrante nella Germania del boom economico.

Almanya è un viaggio cinematografico in doppio senso di marcia lungo la linea d’integrazione che corre fra Germania e Turchia . Mentre la famiglia si muove verso la terra d’origine, si sviluppa il racconto del viaggio inverso, quello affrontato dal nonno decine di anni prima per giungere in Germania.

Proprio questo confronto permette di conoscere qualcosa delle due realtà con un altro punto di vista (ed è questo che interessa a noi insegnanti) , facendo sempre riferimento agli occhi di un bambino.

Per esempio, il WC tedesco non piacerà all’arrivo in Germania e il WC turco non piacerà al ritorno in Turchia . Nel viaggio di andata i figli di Hüseyin si chiederanno perché mai i tedeschi tengono i topi al guinzaglio: in realtà si tratta di un cane bassotto, ma la Germania viene vista con gli occhi di questi “papalagi” abituati alla vita in un villaggio contadino dell’Anatolia.
Magica è la scena in cui il nonno va dal barbiere turco insieme al nipote, che siede sulla poltrona a fianco, con il barbiere che gli toglie il sapone dalle guance con il rasoio.

“Noi siamo come l’acqua: non importa che forma abbiamo, noi ci siamo sempre” – dice il padre a Cenk, per spiegare la morte del nonno, – "siamo la somma di tutto quello che è successo prima di noi".
La morte viene interpretata come una forma di ereditarietà di sé nelle persone che sono state “persuase” da chi apparentemente non c’è più. L’acqua come memoria. L’acqua di chi lascia, continua a scorrere nell’alveo di chi resta: perciò, forse, non si muore mai davvero; per lo stesso motivo, forse, “il nonno è evaporato”, dice Cenk.

Infatti il bambino andrà al posto del nonno a parlare ad Angela Merkel all’incontro organizzato per ringraziare gli immigrati e ripeterà alla cancelliera tedesca le parole che il nonno avrebbe voluto dire e che il bambino ha ereditato dal nonno mentre si facevano la barba dal barbiere.

Almanya, regia di Yasemin Samdereli, 101'

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