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Dalla parte degli ultimi: Paulo Freire e la pedagogia dell’emancipazione

L’attualità del grande pedagogista nel centenario della nascita

di Daniele Scarampi18 ottobre 20217 minuti di lettura
Dalla parte degli ultimi: Paulo Freire e la pedagogia dell’emancipazione | Giunti Scuola

Non è nel silenzio che si fanno gli uomini, ma nella parola, nel lavoro, nell'azione-riflessione

Paulo Freire

Il valore della partecipazione attiva degli individui nella “costruzione” della propria conoscenza è oramai concetto chiave, non soltanto nell’educazione/formazione del bambino ma anche in quella dell’adulto e in questa prospettiva pedagogica l’apporto del grande educatore brasiliano Paulo Freire – del quale si è appena celebrato il centenario dalla nascita – risulta certo di prim’ordine.

Focus dell’idea formativa a fondamento della Pedagogia degli oppressi (questo il titolo dell’opera principale di Freire) è il desiderio di stimolare una rivoluzione pedagogica in grado di condurre la popolazione – per il tramite di un’intensa operazione culturale – verso un’autocoscienza della propria condizione esistenziale, così da attivare meccanismi di difesa e di superamento delle imposizioni o delle manipolazioni esterne.

A dirla con le parole di Freire, diventare un “uomo nuovo” significa per l’oppresso potersi librare oltre la propria condizione esistenziale, rendere più umano il mondo e mutarne i paradigmi, eliminando le ingerenze, gli indottrinamenti e, soprattutto, la trasmissione acritica dei saperi. 

Le teorizzazioni e le azioni sul campo di Freire hanno influenzato profondamente le pratiche educative rivolte agli adulti, basti pensare alla mastodontica opera di alfabetizzazione che egli iniziò nel nord-est brasiliano a metà degli anni ’60 del secolo passato, per poi esportarne il modello un po’ ovunque, e hanno sviluppato l’idea che la centralità del soggetto nella costruzione del proprio sapere scaturisca anzitutto da una messa in discussione dei modelli educativi “depositari” , nei quali il sapere si trasmette esclusivamente secondo il modello comportamentista, ovvero dal soggetto esperto a quello inesperto.

A questa concezione assai asfittica Freire sostituisce il confronto e il dialogo assertivo, per il tramite dei quali la conoscenza non si muove in modo unilaterale, ma diventa frutto di una compartecipazione attiva.

I cinque capisaldi

Ed eccoci già nel cuore della speculazione del pedagogista di San Paolo: la pratica costruttivistica del sapere, proprio in ragione del processo di coscientizzazione che stimola negli individui (soprattutto quelli appartenenti a fasce deboli o indigenti della popolazione), può essere considerata come una prospettiva di liberazione e di emancipazione sociale.

Il miglioramento delle condizioni di vita e – parallelamente – il processo di sviluppo emotivo e cognitivo permettono alle persone di non subire gli eventi e di affrontare con atteggiamento consapevole le numerose situazioni problematiche che la vita propone.

Il dialogo, l’ascolto reciproco e lo scambio d’esperienze consentono agli “oppressi” di emanciparsi dal giogo mortificante d’una misera condizione politica e sociale, corroborando il ruolo attivo del soggetto protagonista del proprio apprendimento.

Allo scopo di ottenere questo cambio di prospettiva, l’impostazione metodologica freiriana (assai ben argomentata da Gadotti, 1996) poggia su cinque capisaldi sintetizzabili come segue:

  1. L’ascolto assertivo, intanto, che permette all’educatore/formatore d’intuire l’universo lessicale di coloro con i quali entra in contatto; 
  2. La ricerca di parole chiave e di temi “generatori”, che a loro volta costituiscono il sostrato ideologico di ogni individuo; 
  3. La decodifica preliminare delle parole chiave e dei temi più rilevanti adoperati dai discenti, che permette all’educatore/formatore la scelta delle soluzioni metodologiche funzionali al miglior intervento didattico-pedagogico; 
  4. La piena decodifica dei temi generatori, che consente all’educatore di stimolare nell’allievo una “lettura” critica del mondo; 
  5. La decodifica avanzata e creativa dei temi nodali, ottenuta grazie ai processi di ricerca-azione e di riflessione metacognitiva e passaggio decisivo nella risoluzione delle situazioni problematiche.

L'attualità di Freire

Forse è superfluo riconoscere che, quantunque i contesti socio-economici del Nord-est latinoamericano degli anni ‘60-’70 siano assai diversi da quelli occidentali attuali, le teorie pedagogiche di Paulo Freire siano oggi di drammatica attualità.

Il grande pedagogista ci ha infatti consegnato in eredità un messaggio educativo ecumenico, che di fatto trova nella fiducia e nell’amore due tra le principali chiavi di lettura: anzitutto dal rapporto di fiducia tra educato ed educatore non si può prescindere, diversamente sarebbe impossibile passare da un’educazione trasmissiva (detta “depositaria”) a un’educazione stimolante e critica (detta “problematizzante”) e soprattutto sarebbe impossibile per gli oppressi uscire dall’ingranaggio creato dagli oppressori, migliorando la propria vita (A. Spignoli, 2020);  inoltre l’amore, messaggio salvifico per eccellenza, deve essere il motore di questo processo d’evoluzione educativa e ingrediente privilegiato nel cambiamento sostanziale di prospettiva.

Evoluzione sociale sempre viva e attuale, capace di precorrere i tempi e di adattarsi a contesti culturali antichi e moderni, anche molto diversi tra loro.

I modelli educativi di partecipazione attiva

Sostanzialità, originalità e razionalità sono tra gli aspetti fondanti che caratterizzano ogni individuo; essi, per dirla con Antonio Rosmini, consentono alle persone di perfezionarsi e di svilupparsi, poiché l’interiorità di ciascuno rivela sempre potenzialità educative e creative peculiari: la persona infatti è un’entità da proteggere e da incentivare, dimodoché vengano assicurate adeguate condizioni di espansione e di crescita educativa, sociale ed emotiva. 

Oggigiorno sono capillarmente diffusi approcci e modelli d’intervento formativo, educativo, organizzativo e sociale interamente fondati sulla partecipazione attiva dei soggetti coinvolti (P. Reggio, 2020); alla base di tali metodologie operative si evincono i numerosi contributi sociologici e pedagogici che nel tempo sono stati proposti e testati da varie scuole di pensiero. 

Tra queste si possono di certo annoverare il paradigma della ricerca-azione, processo educativo e pratica esperienziale che dall’action research di Kurt Lewin giunge sino agli studi pedagogici di René Barbier, l’attivismo di Dewey – che ravvisa nell’educazione un percorso sociale fondato sulla riflessione e sull’esperienza – o il costruttivismo sociologico di Piaget e di Vygotskij, che a sua volta ha avuto numerosi epigoni, dal cantiere pedagogico di Loris Malaguzzi al Movimento di Cooperazione Educativa di Mario Lodi.

per saperne di più

Freire, P. (2011). La pedagogia degli oppressi. Torino: Gruppo Abele.

Gadotti, M. (1996). Paulo Freire. Uma biobibliografia. San Paolo (Brasile): Cortez Editora. 

Spignoli, A. (21/4/2020). La pedagogia degli oppressi di Paulo Freire, www.pandorarivista.it

Reggio, P.  Essere più. La prospettiva della “coscientizzazione” in Paulo Freire come processo educativo e di liberazione, www.formazione-cambiamento.it 

Curatola, A. L’azione formativa personalizzata nella scuola, www.docsity.com 

Foto di Slobodan Dimitrov - Opera propria, CC BY-SA 3.0,

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