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Valutazione: cosa significa situazioni “non note”?
Per verificare se un'alunna o un alunno si destreggia in situazioni non note non facciamo ricorso a esercizi specifici ma osserviamo se sa usare quello che ha imparato a scuola in contesti diversi

Tra le quattro dimensioni dei livelli di apprendimento definiti dalle nuove norme sulla valutazione nella scuola primaria (gli ormai famosi “Avanzato”, “Intermedio”, “Base” e “In via di prima acquisizione”) vi è la cosiddetta “tipologia della situazione (nota o non nota)”.
Molti docenti si sono chiesti come si possa verificare quando un alunno dimostri di possedere una competenza in situazioni “non note”, cioè quando è possibile attribuirgli un livello “avanzato” o “intermedio” per i quali è richiesta la capacità di portare a termine compiti in situazioni non note utilizzando risorse reperite autonomamente (livello avanzato) o fornite dal docente (livello intermedio).
Proporre prove di verifica specifiche per accertare se un alunno è in grado di svolgere compiti in situazioni non note, a mio avviso, sottintende un’interpretazione della norma banalizzante.
Le Linee guida allegate all’ordinanza ministeriale n. 172/2020 fanno infatti capire bene che la tipologia “non nota” contraddistingue qualcosa di diverso da un esercizio scolastico. Ecco quello che dice il documento:
Una situazione (o attività, compito) nota può essere quella che è già stata presentata dal docente come esempio o riproposta più volte in forme simili per lo svolgimento di esercizi o compiti di tipo esecutivo. Al contrario, una situazione non nota si presenta all’allievo come nuova, introdotta per la prima volta in quella forma e senza specifiche indicazioni rispetto al tipo di procedura da seguire.
Ciò vuol dire che il “non noto” è proprio qualcosa che non assomigli a un esercizio scolastico, a una scheda o a un compito per casa.
Provo a fare un esempio.
Se per verificare la capacità di utilizzare la moltiplicazione proponiamo esercizi del tipo “quanti biscotti ci sono in otto scatole da 20 biscotti ciascuna”, dobbiamo considerare “situazione nota” qualunque esercizio simile, anche se proposto in una forma diversa (figure, favole, ecc.). Perché la stragrande maggioranza degli esercizi sono comunque “variazioni sul tema” dello stesso esercizio prototipale. Quello che dovremmo verificare è se un alunno ricorre alla moltiplicazione fuori dal contesto di un tipico esercizio di aritmetica. Se, ad esempio, mentre si sta lavorando con la piantina dell’aula, un alunno usa la moltiplicazione per calcolare la lunghezza reale di una parete o di una finestra. Oppure se la usa per regolarsi con gli ingredienti di una ricetta. Cioè quando la situazione non è destinata specificamente a fare calcoli.
In conclusione: per verificare se, e quanto, un alunno si sappia destreggiare in situazioni non note è consigliabile non fare ricorso a esercizi specifici ma mettere in evidenza, e tenerne traccia, le circostanze in cui ogni alunno ha dimostrato di essere in grado di utilizzare quello che ha imparato a scuola in contesti diversi.