Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

Il 2020 ci ha (finalmente) lasciato. Per i nostri bambini sono stati brutti mesi chiusi in casa e travolti dalla precarietà che la pandemia ha sparso nelle nostre case e nelle nostre città. Non possiamo dimenticare che per molti di loro il Natale è stato più magro del solito e con meno occasioni di incontri, che in molte case domina ancora l’incertezza, la paura, la precarietà nel lavoro e nella vita sociale.


 


 
 Ma non possiamo scordare che cosa è stata la nostra scuola.
 
 Pur con le mille difficoltà, la scuola
 
 ha espresso una generosità pedagogica e organizzativa ben oltre le attese e i pregiudizi
 
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 Nei mesi del confinamento ho visto fantastich

Il 2020 ci ha (finalmente) lasciato. Per i nostri bambini sono stati brutti mesi chiusi in casa e travolti dalla precarietà che la pandemia ha sparso nelle nostre case e nelle nostre città. Non possiamo dimenticare che per molti di loro il Natale è stato più magro del solito e con meno occasioni di incontri, che in molte case domina ancora l’incertezza, la paura, la precarietà nel lavoro e nella vita sociale.Ma non possiamo scordare che cosa è stata la nostra scuola. Pur con le mille difficoltà, la scuola ha espresso una generosità pedagogica e organizzativa ben oltre le attese e i pregiudizi.Nei mesi del confinamento ho visto fantastiche e originali azioni di vicinanza e contatto, pur nell’ansia di un periodo oscuro. Il ritorno a scuola a settembre è stato un travolgente riappropriarsi di relazioni significanti, di ascolto e gioia. Ce lo hanno dimostrato, prima di tutto, i bambini: più di quanto si credesse, sono stati all’altezza dei tempi, pieni di voglia di vivere, giocare, imparare, curiosare. E anche capaci, più di quanto pensassimo, di “stare al gioco” pur in uno spazio educativo incatenato da lacci e lacciuoli.Spesso ho sentito genitori e insegnanti dire: “sembrano più maturi di quanto pensassimo”, naturalmente non tutti allo stesso modo. Ci sono state regressioni, soprattutto nei più piccoli; in alcuni le stigmate psicologiche di un brutto periodo sono emerse con tensione ed emotività. Ma complessivamen te va detto senza enfasi, che tutto il sistema educativo 0-6 ha risposto alla grande alla prima delle esigenze del ritorno, che non era quella sanitaria, ma quella pedagogica: ridare ai bambini la vita, ridare loro lo spazio bambino di crescita insieme, di scoperta, di esperienza di autonomia.Il 2020 è stato un anno di grande fatica professionale ed esistenziale per insegnanti ed educatori.Anche ora la gestione del quotidiano è fonte di attenzione, preoccupazione e in continua evoluzione in quanto a regole e limitazioni. Però va detto che in molti ho raccolto l’orgoglio di essersi sentiti, come mai prima “comunità”, come mai prima “creativi”. Siamo cresciuti tutti e mi sento orgoglioso, anche se in pensione, di appartenere a una professione che ha dato al nostro Paese un esempio di amore e civiltà.Cari colleghi, vi meritate tutti un 2021 migliore, non solo uscendo dal tunnel del virus, ma anche portando a frutto l’umanità, l’impegno professionale e la passione educativa che hanno riempito le vostre vite in questi difficili mesi. Dalle sventure si impara, anche la resilienza che ci aiuta a saltare gli ostacoli.Ai nostri bambini un sorriso grande come il mondo, l’impegno a credere e a volere che le rose fioriranno ancora.Buon anno!

Il 2020 ci ha (finalmente) lasciato. Per i nostri bambini sono stati brutti mesi chiusi in casa e travolti dalla precarietà che la pandemia ha sparso nelle nostre case e nelle nostre città. Non possiamo dimenticare che per molti di loro il Natale è stato più magro del solito e con meno occasioni di incontri, che in molte case domina ancora l’incertezza, la paura, la precarietà nel lavoro e nella vita sociale. Ma non possiamo scordare che cosa è stata la nostra scuola.&nbsp;Pur con le mille difficoltà, la scuola ha espresso una generosità pedagogica e organizzativa ben oltre le attese e i pregiudizi. Nei mesi del confinamento ho visto fantastiche e originali azioni di vicinanza e contatto, pur nell’ansia di un periodo oscuro. Il ritorno a scuola a settembre è stato un travolgente riappropriarsi di relazioni significanti, di ascolto e gioia. Ce lo hanno dimostrato, prima di tutto, i bambini: più di quanto si credesse, sono stati all’altezza dei tempi, pieni di voglia di vivere, giocare, imparare, curiosare. E anche capaci, più di quanto pensassimo, di “stare al gioco” pur in uno spazio educativo incatenato da lacci e lacciuoli. Spesso ho sentito genitori e insegnanti dire: “sembrano più maturi di quanto pensassimo”, naturalmente non tutti allo stesso modo. Ci sono state regressioni, soprattutto nei più piccoli; in alcuni le stigmate psicologiche di un brutto periodo sono emerse con tensione ed emotività. Ma complessivamen te va detto senza enfasi, che tutto il sistema educativo 0-6 ha risposto alla grande alla prima delle esigenze del ritorno, che non era quella sanitaria, ma quella pedagogica: ridare ai bambini la vita, ridare loro lo spazio bambino di crescita insieme, di scoperta, di esperienza di autonomia. Il 2020 è stato un anno di grande fatica professionale ed esistenziale per insegnanti ed educatori. Anche ora la gestione del quotidiano è fonte di attenzione, preoccupazione e in continua evoluzione in quanto a regole e limitazioni. Però va detto che in molti ho raccolto l’orgoglio di essersi sentiti, come mai prima “comunità”, come mai prima “creativi”. Siamo cresciuti tutti e mi sento orgoglioso, anche se in pensione, di appartenere a una professione che ha dato al nostro Paese un esempio di amore e civiltà. Cari colleghi, vi meritate tutti un 2021 migliore, non solo uscendo dal tunnel del virus, ma anche portando a frutto l’umanità, l’impegno professionale e la passione educativa che hanno riempito le vostre vite in questi difficili mesi. Dalle sventure si impara, anche la resilienza che ci aiuta a saltare gli ostacoli. Ai nostri bambini un sorriso grande come il mondo, l’impegno a credere e a volere che le rose fioriranno ancora. Buon anno!

Anche quest’anno fioriranno le rose

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