Multicultura

Osservatorio Scuola Primaria • Anteprima novembre 2011

Scuola: sarà trascurata dal nuovo ministro?

La Legge di Bilancio 2025, in discussione in Parlamento, prevede per il prossimo anno scolastico il taglio di 5660 posti di insegnanti e di 2174 posti di personale amministrativo, tecnico e ausiliario.

Il Ministero dell&rsquo;Istruzione e del Merito afferma che i posti persi saranno ripristinati, ma allora non si comprende perch&eacute; sia previsto il taglio attuale. In realt&agrave; un motivo c&rsquo;&egrave; e risiede nella mentalit&agrave; ragionieristica che contraddistingue la politica scolastica del Ministero (non da ora, per la verit&agrave;), ossia la inveterata concezione che porta a considerare la scuola come una delle tanti voci di spesa del bilancio dello Stato invece che un investimento per il futuro.

Eppure ci sono tanti segnali che dovrebbero indurre i decisori politici a &ldquo;trattenere&rdquo; presso la scuola le risorse risparmiate con la diminuzione delle classi a causa della denatalit&agrave;. Ne indichiamo solo alcuni: 
a) l&rsquo;Italia &egrave; il Paese con uno dei pi&ugrave; altri tassi di dispersione e abbandono scolastici; 
b) l&rsquo;incidenza della spesa per l&rsquo;istruzione &egrave; pi&ugrave; bassa di quasi un punto percentuale di PIL rispetto alla media dei Paesi UE; 
c) l&rsquo;Italia registra una delle pi&ugrave; basse percentuali di laureati rispetto ai Paesi UE. Gi&agrave; questi dati dovrebbero essere sufficienti a considerare miope qualsiasi politica scolastica che vada nella direzione di un taglio delle risorse.

Non sappiamo come verranno &ldquo;spalmati&rdquo; questi tagli tra i vari gradi scolastici; siamo per&ograve; in grado di immaginare cosa potrebbe succedere nella scuola primaria se tali risorse dovessero essere trattenute a scuola. Tenendo conto della progettualit&agrave; di ogni singola istituzione scolastica, le risorse aggiuntive potrebbero essere destinate a qualificare meglio il servizio scolastico e la relativa offerta formativa.

Ad esempio, vi sono realt&agrave; in cui &egrave; forte la richiesta di un tempo scuola pi&ugrave; lungo per venire incontro non solo alle esigenze delle famiglie, ma anche per offrire occasioni di recupero o approfondimento nei confronti dei bambini. Al di l&agrave; di questa ipotesi, con un maggior potenziamento dell&rsquo;organico potrebbero trovare spazio attivit&agrave; per gruppi di alunni, favorendo una didattica pi&ugrave; personalizzata e introducendo la possibilit&agrave; di attivit&agrave; elettive, ossia scelte dagli alunni, una pratica poco diffusa in Italia anche per le difficolt&agrave; organizzative a utilizzare quote di compresenza dei docenti. Nelle realt&agrave; interessate a forti processi migratori, i docenti in &ldquo;esubero&rdquo; potrebbero opportunamente dedicarsi a realizzare progetti di accoglienza non solo relazionale ma anche di alfabetizzazione, favorendo un pi&ugrave; incisivo processo di inserimento di questi bambini nella realt&agrave; italiana. Inutile dire che altri interventi potrebbero riguardare l&rsquo;ampliamento dell&rsquo;offerta formativa, anche in relazione alle esigenze espresse dalla comunit&agrave; locale.

Ma anche rimanendo a una dimensione puramente organizzativa e di risparmio, queste risorse potrebbe essere utilizzate per coprire supplenze lunghe, garantendo una maggiore continuit&agrave; didattica. Insomma, una classe politica che ha a cuore il destino della scuola e che ha consapevolezza del ruolo fondamentale che essa esercita per il futuro del Paese, considera le risorse ad essa assegnate come degli investimenti e non delle spese da limare ad ogni Legge di Bilancio.

En passant, ricordiamo che nei prossimi anni le spese militari in Italia saranno cinque volte superiori rispetto a quelle destinate alla ricerca. E anche questa &egrave; una conferma di quanto detto sopra e di quali siano le priorit&agrave; di questo Paese.

I tagli della Legge di Bilancio 2025 e la scuola primaria