Contenuto riservato agli abbonati io+

Le scelte della mia scuola multiculturale – L'incontro con una nuova lingua e un nuovo mondo

Un giorno freddo di gennaio. Chaima arriva in sezione. Gli amici, l'insegnante, un libro fatto di parole e immagini la aiutano a districarsi nella foresta di suoni dell'italiano. Il racconto di Maurizia Butturini. Aspettando il convegno “A scuola nessuno è straniero”.

di Maurizia Butturini27 febbraio 201622 minuti di lettura
Le scelte della mia scuola multiculturale – L'incontro con una nuova lingua e un nuovo mondo | Giunti Scuola

In occasione del convegno A scuola nessuno è straniero. La scuola multiculturale nel tempo delle scelte (18 marzo, Padova) abbiamo chiesto ad alcuni amici di "Sesamo" (insegnanti, educatori, dirigenti scolastici) di raccontarci una delle scelte che la scuola multiculturale si trova a fare ogni giorno.

Oggi diamo voce a Maurizia Butturini, pedagogista e coordinatore della didattica di " Scuola dell'infanzia ".

La storia di Chaima

È bello pensare che gli uomini hanno migliaia di linguaggi
estremamente complessi per esprimere i loro pensieri più seri
e che un Europeo, un Indiano ed un Arabo esprimono la loro gioia
ridendo esattamente nello stesso identico modo.

Anonimo

Chaima è arrivata all’improvviso, in un giorno di gennaio, quando la scuola era già cominciata da mesi e la sezione ben formata, con bambini di nove differenti etnie ma tutti già integrati perché nati in Italia, figli di coppie miste o che già vivevano qui da tempo. Abbiamo svolto un colloquio con la famiglia, con l’aiuto di una mediatrice linguistica. Una madre molto giovane, un padre quasi anziano, un fratellino in arrivo. Nessuno dei tre sapeva una parola in italiano. Nel colloquio ho cercato di conoscerli e ascoltarli, di rassicurarli e di farli sentire accolti. Ho chiesto di raccontare della propria figlia, di parlare di quali speranze riponessero nella scuola.

All’arrivo di Chaima, ho pensato ad una esperienza vissuta personalmente. Anni fa mi ero trasferita a Londra, per migliorare il mio inglese; da sola, in una famiglia di intellettuali, “upper class”, per alcuni mesi. Di colpo tutto il mio studiare la lingua e il saper leggere abbastanza bene… svaniti nel nulla. Non capivo una parola e nessuno si preoccupava di questo. Ho provato la solitudine della mancanza del linguaggio e la fatica immane di catturare qualcosa dai discorsi degli altri. Dal gran mal di testa e dallo sforzo quotidiano, mi hanno salvata il verduraio, il barista, l’autista del tram... che hanno parlato con me in modo semplice e lento. Loro mi sono venuti incontro , con pazienza e hanno accettato quel poco che riuscivo a dare; hanno anche capito come mi sentivo. C’è voluto tempo perché cominciassi ad orientarmi in quel mondo; poi, appena ho cominciato a meravigliarmi del capire qualcosa, era già il momento di tornare in Italia.

Così, ho immaginato che anche per Chaima il nostro mondo fosse una specie di foresta di suoni , incomprensibile; certo, per lei c’erano più possibilità di entrare in contatto con noi attraverso altri canali, il corpo, la comunicazione non verbale, il gioco… Ma, aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse a non perdersi, a non sentirsi sola e a trovare una buona accoglienza, fatta di piccoli gesti quotidiani, costanti e sempre presenti.
Ho coinvolto i compagni e attraverso un circle time, abbiamo esaminato assieme la questione, mettendoci dal punto di vista di Chaima. Ho accolto le idee dei bambini (aiutarla tenendola per mano, accompagnarla, farle vedere i giochi…) e ho condiviso con loro le mie, dando poi una forma ai nostri pensieri.

Prendersi per mano

La prima idea, prendersi per mano, è stata un buon punto di partenza. Abbiamo condiviso che questo fosse un modo per far capire che, con gentilezza, eravamo lì per aiutare. Abbiamo preso per mano Chaima ogni volta che cambiava la situazione in sezione, nel passaggio da un’attività all’altra. Abbiamo cercato di utilizzare gli stessi rituali in modo che, in breve tempo, potesse capire che cosa sarebbe successo e riuscisse a distinguere i vari momenti di routine e di attività. Quasi subito sono stati i compagni a svolgere questa azione di cura , ad accompagnarla al posto giusto, soprattutto quando ci spostavamo dalla sezione per recarci a svolgere altre attività di intersezione e di laboratorio. In particolare due compagne della stessa età hanno messo molto affetto nei loro gesti; anche gli altri coetanei mostravano di dare volentieri la mano, di sentirsi importanti perché aiutavano Chaima a capire come fare le cose, a scoprire come funzionavano spazi e giochi.

Questo ha facilitato le relazioni tra i bambini e ha consentito a Chaima, sotto il nostro sguardo attento, a non sentirsi dipendente dagli adulti. Il passaggio del gesto di dare la mano è avvenuto nei bambini quasi subito, grazie alla capacità di imitare l’atteggiamento dell’adulto; la nostra cura è stata quella di incoraggiare e fare attenzione affinché tutti fossero sempre rispettosi e attenti ad accogliere anche le proposte e i desideri della nuova amica.

Dove siamo nel mondo

Abbiamo cercato di conoscere meglio la storia di Chaima e di far capire ai compagni di sezione da dove arrivasse questa nuova amica, facendo vedere sul mappamondo il suo paese di provenienza, tracciando il percorso che aveva fatto per arrivare in Italia. Insieme, abbiamo guardato i paesi diversi dai quali alcuni erano arrivati e l’Italia, dove ora ci trovavamo tutti.
Abbiamo costruita la bandiera del paese di Chaima , da appendere vicino al cartellone nell’ingresso insieme ad un saluto nella sua lingua, da aggiungere alle altre bandiere e scritte dei nostri paesi di nascita o di provenienza. E poi, alle musiche, alle ninne nanne, alle ricette, alle parole di saluto…
Abbiamo messo a disposizione dei bambini una piccola biblioteca con libri e storie che ci aiutassero a comprendere cosa succede quando si cambia paese, si incontrano nuovi amici e nuove esperienze. Storie che parlano delle diversità, dell’unicità di valori e di risorse che ognuno porta con sé ma anche degli aspetti che ci accomunano e ci rendono uguali.
Libri letti e riletti, per poi immaginare e trovare nuovi gesti per stare bene insieme.

Un libro per Chaima

Ho regalato a Chaima un libro tutto suo: un libro grande e rosso, un contenitore ad anelli con buste trasparenti. Abbiamo costruito assieme la copertina mettendo la foto e il suo nome, decorandola con immagini ritagliate dai giornali per abbellirla.
In questo libro, da realizzare assieme, abbiamo raccontato giorno per giorno, con l’aiuto di immagini e giochi, l’ avventura della scuola . Le figure riportavano cosa stava succedendo nella sua vita, fissavano elementi e aspetti che via via venivano riconosciuti, ai quali dare un nome. Chaima era intensamente curiosa e voleva sapere i nomi di tutto. Lo scopo del libro, nelle mie intenzioni era quello di valorizzare Chaima e i suoi vissuti e costruire, giorno dopo giorno, il suo repertorio linguistico in italiano, collegandolo fortemente all’esperienza; il libro era memoria e testimonianza viva e la aiutava a sentirsi sicura. Inoltre, pensavo, poteva essere portato facilmente da scuola a casa e viceversa, permettendo di mantenere il legame con la famiglia e allo stesso tempo essere un ponte con il presente, i nuovi compagni e le insegnanti.

Osservare, dare un nome, stabilire un legame

Nelle prime pagine Chaima ci ha presentato se stessa e la sua famiglia. Poi, ha incollato le foto dei compagni, partendo dagli amici più vicini, quelli che ogni giorno la aiutavano a giocare e a spostarsi nella scuola; le foto degli insegnanti e delle altre persone che incontrava quotidianamente (il personale scolastico, l’autista del pullman…).
Abbiamo riempito le pagine successive con foto degli oggetti e delle cose presenti in sezione , foto dei giochi che preferiva, delle cose che mangiava, un puzzle del corpo umano (le parti del corpo ritagliate e plastificate, col velcro potevano attaccarsi e staccarsi dalla pagina del libro; una pagina con una tasca degli indumenti (pantaloni, magliette, gonne, berretti plastificati con sotto il velcro) da attaccarsi sopra al puzzle…

Per ogni cosa del libro c’era un nome; giocavamo a nominare e poi a ritrovare persone e oggetti, in sezione; poi, solo ad indicarli sulle immagini, successivamente a dirne i vocaboli. Anche in questo caso i bambini hanno preso rapidamente il posto dell’insegnante, facendo più volte al giorno questo gioco con Chaima, che gentilmente permetteva agli altri di guardare assieme il suo libro. Così questo oggetto diventava un mezzo per fare amicizia e un arricchimento per tutti; anche altri bambini con problemi di linguaggio potevano avvantaggiarsene.
Gradualmente Chiama ha imparato nuove parole ed è stata in grado di ripeterle e di utilizzarle nei suoi scambi verbali quotidiani .
Altri oggetti di ogni tipo li abbiamo ricercati e ritagliati sulle riviste e i cataloghi (frutta, animali, mezzi di trasporto, fiori, stoviglie, strumenti musicali…), un repertorio ricco di colori e di forme.

Il libro poi, si è arricchito con disegni fatti da Chaima e foto di attività realizzate a scuola. A questo punto oltre ad imparare i nomi delle cose, è stato possibile formare brevi frasi che descrivevano azioni ed eventi.

Tempi disegnati

Le pagine del libro hanno rappresentato per Chaima la possibilità di raccontare e raccontarsi, un’occasione per imparare la nuova lingua e un aiuto per parlare delle esperienze vissute, a casa. Il libro infatti veniva portato a casa regolarmente e raccontato da Chaima alla famiglia.
A scuola è stato uno strumento che mi ha aiutata a comunicare con lei , a farle capire che ci prendevamo cura e che la stavamo aiutando ad apprendere la nuova lingua. Inoltre rappresentava anche un mezzo per rilevare parecchi aspetti della sua maturazione e del suo apprendimento.
Verso la fine dell’anno scolastico, mentre insieme riguardavamo il suo libro, ho chiesto a Chaima di fare due disegni, su due piccoli fogli. “Su uno disegni te stessa, com’eri quando sei arrivata a scuola, ti ricordi? Sull’altro ti disegni come sei adesso. Poi mi racconti”.
Nel disegno i progressi sono stati più lenti che nella lingua, per Chaima. Tuttavia ha disegnato assorta e veloce e poi, con mia grande commozione, ha detto, questa volta senza sorridere, intenta nello sforzo di comunicare qualcosa di grande : “Quando ero piccola, avevo i piedi piccoli e camminavo piano. Ora sono capace di disegnare, cantare, parlare, fare la brava”.

Maurizia Butturini

Ascoltare le non parole

Per tutto il tempo in cui siamo state insieme, sei mesi, ho osservato Chaima con costante attenzione. Visto che non aveva parole, inizialmente, ho cercato di conoscere le sue modalità di espressione e comunicazione e le sue possibilità di apprendere.

Ho cominciato osservando la comunicazione corporea e non verbale , la mimica e la gestualità nelle diverse situazioni di gioco e di attività; come interagiva con i compagni e con l’ambiente, come comunicava o esprimeva un bisogno, come si procurava qualcosa che le serviva, come risolveva un piccolo problema…; ho rilevato i gesti che usava sempre (ad esempio, avvicinarsi, mettersi a contatto corporeo con me, ricercare lo sguardo, indicare…) per i bisogni fondamentali e per le comunicazioni più immediate (far capire che aveva sete, bisogno del bagno, accettazione e assenso o rifiuto, timore…)

Molto interessante è stato osservare le modalità che usava per capire , cioè le strategie che utilizzava per comprendere quello che stava accadendo, quello che doveva fare, quello che le veniva chiesto… Chaima osservava attentamente gli adulti e i compagni e poi agiva come loro; talvolta aspettava o chiedeva, con lo sguardo e i gesti, l’aiuto di qualcuno che le facesse vedere cosa o come fare. Lei non si buttava nelle situazioni senza capire. Dopo aver osservato, provava, si accorgeva a volte di non riuscire e allora faceva un sorriso speciale, con una smorfietta, che ricordo molto bene. Ma non rinunciava, non si chiudeva in se stessa e, tenacemente, riprovava.

Poi, il suo linguaggio verbale: ho osservato le prime parole in italiano , quando e con quali persone le diceva, in quali situazioni. Chaima parlava sottovoce, all’inizio solo per ripetere e poi su richiesta, soprattutto con gli adulti. Con i compagni ha cominciato prima ad usare spontaneamente parole adatte alla situazione. Ha alternato sempre il silenzio attento alle parole e, gradualmente ha appreso la nuova lingua, non solo per comunicare i bisogni o interagire nel gioco, ma anche per esprimersi e imparare. Certo, sue interlocutrici privilegiate sono state le due compagne che incessantemente l’hanno coinvolta nel gioco e nelle attività e il lavoro costante col suo libro personale; ma anche la sua curiosità, il suo desiderio di apprendere, la gioia di scoprire e di giocare. Capire quali fossero i contesti che la stimolavano ad usare il linguaggio verbale è stato importante, come i mediatori per ampliare la comunicazione.

Queste osservazioni, hanno permesso di capire le potenzialità di Chaima e di stimolare il suo apprendimento, non solo attraverso le strategie di accoglienza e facilitazione della comunicazione e del linguaggio; Chaima ha vissuto tutte le esperienze corporee, motorie, manipolative, espressive…tante situazioni nelle quali al “fare” si accompagnava il “dire” ciò che facevamo e vivevamo.

Di pari passo all’apprendimento della lingua evolvevano anche l’identità , la fiducia e l’autostima, la sua capacità di mettersi in relazione, l’autonomia nel gioco e nel lavoro, la possibilità di avere idee sulla realtà e di esprimerle portando il proprio contributo. Questi legami tra lingua e autocostruzione affettiva,sociale e cognitiva li ho osservati con molta empatia, perché al tempo stesso crescevano il legame tra di noi e la speranza che Chaima potesse avere almeno una buona partenza per il suo futuro.

  • Tracce della Storia si Chaima, le troviamo nel quaderno allegato a Scuola dell’infanzia, Bambini senza confini di M.Butturini e Roberta Venturini.
  • Per un supporto molto qualificato all’osservazione del bambino straniero e del suo linguaggio vi sono molti materiali nei siti dedicati tra i quali: www.cestim.it/ nelle sezioni rivolte alle scuole e alla didattica. Molto interessante la scheda Proposta per una descrizione degli stadi di apprendimento in italiano L2 (Graziella Favaro, Imparare l’italiano, imparare in italiano )

Alcuni libri per la biblioteca interculturale

Questi sono solo alcuni degli albi illustrati che ci consentono di dialogare con i bambini e di trovare ottimi spunti per stare bene assieme:

  • M. Loretta Giraldo, Un nuovo amico di Anna
    Nella classe di Anna è arrivato Emmanuel, un nuovo compagno che viene da lontano. Ha i denti bianchi e la pelle scura... Un gioco e un racconto per i bambini che incominciano a leggere.
  • Silvia Serelli, Allegra Agliardi, Viola cambia scuola
    "Basta, a scuola non ci vado più!", dice Viola alla mamma e al papa. Viola arriva da un paese lontano: il nuovo paesaggio la disorienta, le parole che sente a scuola sono incomprensibili, tutto le sembra ostile... Ma lo smarrimento dura poco: proprio a scuola Viola troverà presto tanti amici imparerà nuove parole, e scoprirà quante meraviglie può svelare un paesaggio sconosciuto.
  • Nicoletta Costa, Giulio Coniglio e il leone forestiero
    Alla fermata del bosco scende dall'autobus un leone molto elegante, con una valigia in mano, Il leone viene da lontano e non riesce a comunicare con nessuno, perché non conosce né la lingua delle tortore né quella dei conigli. Conosce però un linguaggio universale che Giulio Coniglio e i suoi amici capiscono benissimo...
  • Max Velthuijs, testo italiano a cura di Alfredo Stoppa, Ranocchio e lo Straniero
    "Un giorno, comparve uno straniero che si accampò al margine del bosco… Cosa cerca qui da noi?... quello è uno sporco lurido ratto… sono tutti ladri! ...”. Inizia così la storia di Ratto che, per conquistare la fiducia degli altri, dovrà subire molte umiliazioni e dimostrare che non è come lo descrivono tutti. Una storia d’attualità per far riflettere e sconfiggere l’indifferenza, i pregiudizi e la paura del diverso. Perché, come dice Ranocchio, “siamo tutti diversi” e ognuno di noi ha bisogno dell’altro.
  • Omar Aluan, Oltre l'orizzonte
    Un libro che suona come un appello e una speranza nella concreta testimonianza di un impegno per un progetto comune. "... Tu provieni dalle terre al di là del mare?" S'informò il bambino incuriosito. "A mio parere sei tu che vieni dall' altra parte del mare!" Esclamò perplessa la bambina... ". Scritta da un poeta arabo, illustrata da un pittore italiano, una splendida fiaba sulla diversità in due lingue, in un libro unico, che si sfoglia alla lettura dalle due parti per diventare, una volta aperto, il simbolo di un abbraccio tra popoli e culture diverse. Bilingue italiano - arabo.
  • Marcus Pfister, Gaia e l'isola delle bacche rosse: due storie in una
    Una leggenda racconta di una lontana isola misteriosa e Gaia e i suoi amici prendono il mare su una zattera per andare alla sua ricerca. Dopo alcuni giorni di navigazione, sbarcano in una terra sconosciuta, dove ogni cosa è una sorpresa: i paesaggi, i colori, i suoni... Gli avventurosi marinai vengono accolti amichevolmente dai topini striati che la abitano. Ma scoprire un nuovo mondo significa anche rispettare la natura e gli abitanti del luogo. Il libro, a questo punto, si divide in due parti: sarà il lettore a scegliere se l'avventura debba avere un finale lieto e triste.
  • Gill Pittar e Cris Morrell, Milly, Molly e Milos
    Perché Milly e Molly trovano Milos così speciale? Le storie di Milly e Molly raccontano in modo vivace e accattivante i grandi temi che aiutano a crescere in modo responsabile e nel rispetto degli altri.
  • Gill Pittar e Cris Morrell, Milly, Molly e gli amici speciali: diversi fuori, uguali dentro
    Milly, Molly e i loro compagni parlano delle cose che si sentono dentro: i sentimenti e le emozioni, che fanno diventare gli amici degli amici speciali.
  • Antonella Abbatiello, La cosa più importante
    Qual è la cosa più importante per un animale del bosco? La lunga proboscide, il collo lungo, gli aculei? Tutti, ma proprio tutti hanno delle caratteristiche che li rendono importanti ed essenziali alla vita del bosco. Tutti, nella loro diversità e nella loro bellezza, devono saper vivere insieme ed apprezzarsi.
  • Waltraud Egitz, L'intruso: storia di un orso arruffato
    Orsetto trova nel “suo” posto preferito un orso sconosciuto, col pelo tutto arruffato. A Orsetto l’intruso proprio non piace e vorrebbe cacciarlo via per sempre. Gli animali del bosco che da lontano osservano l’inseguimento lo interrogano sul perché di quella strana caccia. Orsetto scoprirà di conoscere talmente poco il suo “nemico” da non saper neppure se davvero è tale.
  • Simone Frasca, I facoceri fanno le...
    L'elefantino Giulio è contentissimo: sta per cominciare la scuola e non vede l'ora di farsi tanti nuovi amici! Ma la mamma e il papà lo mettono in guardia: le scimmie sono tutte ladre, i formichieri dei gran ficcanaso e i rinoceronti, con quei corni sul naso, bucano il sedere! Ma sarà proprio così? Alla fine del libro quattro pagine di giochi per divertirsi con i personaggi del libro.
  • Alessandro Libertini, Diversi amici diversi
    Una storia sulla diversità per i più piccoli, intesa come unicità di valori e di contributi che ciascuno porta con sé. Le illustrazioni sono accompagnate da un testo in 4 lingue.
  • Géhin Élisa, C'era tante volte una foresta
    Un passero dal becco rosso e con una corona d'oro vive su un albero pieno di foglie, ma lì s'annoia e allora abbandona la corona e l'albero e si dirige verso degli alberi dove vivono altri uccelli con le corone che quando lo vedono arrivare senza nulla in testa, lo lasciano in disparte. Il passero si vede costretto a ritornare sui suoi passi, ma lungo la strada s'imbatte in un'altra foresta dove vivono degli uccelli che in testa hanno un cappello... Una favola sull'identità, la differenza e l'accettazione di sé e degli altri.
  • Christine Wendt, Le scoperte di Emi e Guendi
    Emi e Guendi vanno a scoprire il mondo: dall'Australia alla Cina, dal Tibet agli Stati Uniti. Simpatici orsetti conducono i bambini a scoprire la realtà diversa dal quotidiano familiare. Un antidoto al particolarismo e al razzismo.
  • Nicoletta Ceccoli, Ornella Pozzolo, Anna senza confini
    L’Atlante è un bel libro, ma Anna non capisce che cosa siano quelle linee nere, chiamate "confini", che dividono i paesi uno dall’altro. Così decide di partire a vedere il mondo e scopre che l’Atlante non sa la geografia, che i confini esistono solo sulla carta!
  • Donata Montanari, Beatrice Masini, Bambini di tutti i colori
    Papik vive in Alaska, dove fa molto freddo. Depa abita in India, dove c'è sempre caldo. Ci sono anche Qazim e la sua capretta, Malaika che ha le treccine, Edwin che è un bravo pescatore. Sono bambini di tutto il mondo, di tutti i colori. Vanno a scuola, giocano, crescono sognano come te.

Dove trovi questo contenuto

Potrebbero interessarti