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Abbiamo sentito molto parlare di resilienza a proposito dei bambini in questo anno di emergenza sanitaria. La resilienza è la capacità di fare fronte, difendersi e reagire al trauma e alle situazioni di stress. Il termine (dal latino resilio: tornare indietro, rimbalzare) appartiene alla terminologia della fisica dei materiali e definisce la capacità fisica di un corpo di resistere a un urto, assorbendo energia cinetica senza rompersi. La resilienza viene vista e presentata da punti di vista differenti, ora Bambini e resilienza come capacità, ora come il risultato di un funzionamento psichico; come un processo dinamico adattivo o come una risposta puntuale econtingente a eventi e situazioni.Le storie dei bambini che diventano “resilienti” e che riescono ad adattarsi, come fa un camaleonte, a condizioni diverse e difficili ci mostrano che non c’è un solo fattore ad aiutarli e a sostenerli, ma una costellazione di elementi, condizioni e variabili. Tuttavia un fattore fra gli altri emerge in maniera sorprendente: i bambini che “ce la fanno” hanno incontrato nel loro ambiente persone o dispositivi che svolgono un ruolo positivo e protettivo di guida/traghettatore, rassicurazione, ancora. Come scrive Boris Cyrulnik, a proposito di situazioni di vulnerabilità: “Occorre che la società e l’ambiente abbiano predisposto intorno al minore in situazione di vulnerabilità qualche stella… e dei “tutori di resilienza” (Cyrulnik, B. (2009). Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare le esperienze traumatiche. Milano: Raffello Cortina). BAMBOLE E STORIEFra i “tutori di resilienza”, possiamo annoverare anche un oggetto tradizionale che viene dal Guatemala e dal Messico: la piccola muñeca quitapena ( in inglese nota come worry doll o trouble doll). Si tratta di una piccolissima bambola grande quanto un pollice, che allontana le preoccupazioni. Come? Prima di addormentarsi le si confidano i nostri guai e poi la si mette sotto il cuscino. Durante la notte la bambola assorbe i pensieri negativi. Possiamo confezionare insieme in classe la bambolina scaccia guai e invitare i bambini a farne altre da donare ai più piccoli. E fra i “tutori di resilienza” possiamo comprendere anche i libri e le storie. Fra i molti che insegnano il coraggio e a essere forti, uno invita a osservare la natura e a esprimere un enorme grazie. Se ci guardiamo intorno con attenzione, possiamo imparare dal vento, dal sole, dagli alberi a reagire, essere leggeri, avanzare... L’albo illustrato è: Dal ramo al mare di Shelley Moore Thomas e Christopher Silas Neal, edizioni Giralangolo. Le nuvole mi insegnano a sollevarmi in alto e a fluttuare sopra i pensieri. Sono leggero e non mi lascio opprimere da nulla. Le pietre mi insegnano a rimanere forte. Se qualche volta mi sento preso a calci, come un sasso sulla strada, continuo ad avanzare rotolando.

Abbiamo sentito molto parlare di resilienza a proposito dei bambini in questo anno di emergenza sanitaria. La resilienza è la capacità di fare fronte, difendersi e reagire al trauma e alle situazioni di stress. Il termine (dal latino resilio: tornare indietro, rimbalzare) appartiene alla terminologia della fisica dei materiali e definisce la capacità fisica di un corpo di resistere a un urto, assorbendo energia cinetica senza rompersi. La resilienza viene vista e presentata da punti di vista differenti, ora Bambini e resilienza come capacità, ora come il risultato di un funzionamento psichico; come un processo dinamico adattivo o come un

Abbiamo sentito molto parlare di resilienza a proposito dei bambini in questo anno di emergenza sanitaria. La resilienza è la capacità di fare fronte, difendersi e reagire al trauma e alle situazioni di stress. Il termine (dal latino resilio: tornare indietro, rimbalzare) appartiene alla terminologia della fisica dei materiali e definisce la capacità fisica di un corpo di resistere a un urto, assorbendo energia cinetica senza rompersi. La resilienza viene vista e presentata da punti di vista differenti, ora Bambini e resilienza come capacità, ora come il risultato di un funzionamento psichico; come un processo dinamico adattivo o come una risposta puntuale econtingente a eventi e situazioni.Le storie dei bambini che diventano “resilienti” e che riescono ad adattarsi, come fa un camaleonte, a condizioni diverse e difficili ci mostrano che non c’è un solo fattore ad aiutarli e a sostenerli, ma una costellazione di elementi, condizioni e variabili. Tuttavia un fattore fra gli altri emerge in maniera sorprendente: i bambini che “ce la fanno” hanno incontrato nel loro ambiente persone o dispositivi che svolgono un ruolo positivo e protettivo di guida/traghettatore, rassicurazione, ancora. Come scrive Boris Cyrulnik, a proposito di situazioni di vulnerabilità: “Occorre che la società e l’ambiente abbiano predisposto intorno al minore in situazione di vulnerabilità qualche stella… e dei “tutori di resilienza” (Cyrulnik, B. (2009). Autobiografia di uno spaventapasseri. Strategie per superare le esperienze traumatiche. Milano: Raffello Cortina).BAMBOLE E STORIEFra i “tutori di resilienza”, possiamo annoverare anche un oggetto tradizionale che viene dal Guatemala e dal Messico: la piccola muñeca quitapena ( in inglese nota come worry doll o trouble doll). Si tratta di una piccolissima bambola grande quanto un pollice, che allontana le preoccupazioni. Come? Prima di addormentarsi le si confidano i nostri guai e poi la si mette sotto il cuscino. Durante la notte la bambola assorbe i pensieri negativi. Possiamo confezionare insieme in classe la bambolina scaccia guai e invitare i bambini a farne altre da donare ai più piccoli. E fra i “tutori di resilienza” possiamo comprendere anche i libri e le storie. Fra i molti che insegnano il coraggio e a essere forti, uno invita a osservare la natura e a esprimere un enorme grazie. Se ci guardiamo intorno con attenzione, possiamo imparare dal vento, dal sole, dagli alberi a reagire, essere leggeri, avanzare... L’albo illustrato è: Dal ramo al mare di Shelley Moore Thomas e Christopher Silas Neal, edizioni Giralangolo. Le nuvole mi insegnano a sollevarmi in alto e a fluttuare sopra i pensieri. Sono leggero e non mi lascio opprimere da nulla. Le pietre mi insegnano a rimanere forte. Se qualche volta mi sento preso a calci, come un sasso sulla strada, continuo ad avanzare rotolando.

Bambini e resilienza

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