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Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, sogno… Il messaggio di papa Francesco all'Europa

Papa Francesco ha ricevuto ieri il Premio Carlo Magno, dedicato a personalità decisive per il loro impegno a favore dell'integrazione e dell'unione in Europa. In questa occasione, il papa ha pronunciato un discorso che riprende la formula utilizzata da Martin Luther King, "I have a dream", per indicare all'Europa una serie di obiettivi imprescindibili. Tra questi, la valorizzazione della cultura del dialogo, che "dovrebbe essere inserita in tutti i curriculi scolastici come asse trasversale delle discipline". 

di Redazione GiuntiScuola07 maggio 20162 minuti di lettura
Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, sogno… Il messaggio di papa Francesco all'Europa | Giunti Scuola

I vertici dell'UE hanno assegnato ieri a papa Francesco il Premio Carlo Magno per il suo impegno a favore dell'integrazione e dell'unione d'Europa. Il papa ha contraccambiato con un discorso alla maniera Martin Luther King. Ha elencato una serie di suoi "sogni" per l'Europa dell'immediato presente e del futuro, indicando alcuni obiettivi imprescindibili e altrettante parole chiave da cui partire per realizzarli. Eccone alcune.

Cura e impegno

Sogno un'Europa in cui essere migrante non è delitto bensì un invito a un maggior impegno con la dignità di tutto l'essere umano. Sogno un'Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero e chi arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo.

Diritti e doveri

Sogno un'Europa che promuove e tutela i diritti di ciascuno, senza dimenticare i doveri verso tutti. Sogno un'Europa in cui non si possa dire che il suo impegno per i diritti umani è stata la sua ultima utopia.

Dialogo e incontro

Se c'è una parola che dobbiamo ripetere fino a stancarci è questa: dialogo. Siamo invitati a promuovere una cultura del dialogo cercando con ogni mezzo di aprire istanze affinché questo sia possibile e ci permetta di ricostruire il tessuto sociale. La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo, insegniamo loro la buona battaglia dell'incontro e della negoziazione. In tal modo potremmo lasciare loro in eredità una cultura che sappia delineare strategie non di morte ma di vita, non di esculsione ma di integrazione. Questa cultura del dialogo dovrebbe essere inserita in tutte i curriculi scolastici come asse trasversale delle discipline. Oggi urge poter realizzare "coalizioni" non più solamente militari o economiche ma culturali, educative, filosofiche, religiose. Coalizioni che mettano in evidenza che, dietro molti conflitti, è spesso in gioco il potere di gruppi economici.

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