Scuole e famiglie in crisi

Come incide la crisi economica nel modo di vivere la scuola dell’infanzia da parte di genitori e insegnanti? Quali risultati sui bambini?

di Mario Maviglia20 dicembre 20143 minuti di lettura
Scuole e famiglie in crisi | Giunti Scuola
Molti genitori, non potendo iscrivere i propri figli alla scuola dell’infanzia statale (per mancanza della stessa o per indisponibilità di posti), preferiscono tenere i figli a casa piuttosto che sostenere una spesa maggiore per la frequenza di una scuola paritaria.

Questo fenomeno, prima molto sporadico, comincia a diventare significativo in alcune aree d’Italia particolarmente esposte alla recessione o a forte processo migratorio. In sostanza, passata l’epoca delle battaglie ideologiche tra scuola statale e paritaria, oggi il discrimine, più realisticamente, sembra essere costituito dai costi richiesti alle famiglie . E spesso le famiglie – soprattutto se con reddito basso – preferiscono tenere i bambini a casa, purtroppo.

Capita pure che i genitori in difficoltà economica chiedono che i propri figli vengano esonerati dal servizio mensa, o facendo portare il cibo da casa, oppure facendo “saltare” ai bambini il momento del pasto (che viene consumato a casa) e riprendendo la frequenza nel pomeriggio. In questo modo il momento del pasto – così enfatizzato nella sua valenza educativa e sociale dalle Indicazioni Nazionali – viene ad assumere una connotazione fortemente economicistica.

L’altro fenomeno – diffuso soprattutto presso le famiglie straniere – è la richiesta di frequenza anticipata della scuola primaria , perché così la famiglia non deve sobbarcarsi l’onere della spesa per la frequenza e per il pasto. Ci troviamo di fronte a uno stravolgimento dell’istituto dell’anticipo scolastico (su cui abbiamo comunque sempre forti perplessità), in quanto l’attivazione di questa possibilità viene assegnata interamente alla decisione della famiglia, senza alcuna interlocuzione con la scuola dell’infanzia o con la scuola elementare. Questa scelta non tiene conto quindi delle effettive capacità del bambino di sostenere anticipatamente un percorso più formalizzato di apprendimento, ma viene dettata da motiva- zioni economiche.

 

Gli insegnanti tra sezioni affollate e mancanza di fondi

Per quanto riguarda i docenti la crisi economica si è tradotta innanzitutto nel blocco dei rinnovi contrattuali con evidente perdita del potere d’acquisto dei salari. Sezioni sempre più “affollate” rendono più complesso il lavoro degli insegnanti, che inoltre non hanno potuto beneficiare di interventi formativi costanti per aggiornare le proprie competenze professionali a causa della drastica riduzione dei finanziamenti.

La stessa gestione delle attività didattiche quotidiane (soprattutto nella scuola dell’infanzia dove sono richiesti molti materiali di consumo), ha determinato alleanze di “interesse” tra docenti e genitori , per trovare fondi, per acquisire materiale di vario tipo, per garantire insomma lo svolgimento delle tante attività che una scuola dell’infanzia di solito progetta. Di per sé questa alleanza è da vedere positivamente in quanto crea una relazione più forte tra scuola e famiglia, ma quando le condizioni economiche della scuola sono così precarie da dover dipendere dall’“aiuto” dei genitori per poter realizzare attività ordinarie, allora si può creare una situazione oltremodo imbarazzante…

pubblicata su “Scuola dell’infanzia” di gennaio 2015

 
 
 
 
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