Una verifica

Ricordo di Emma Castelnuovo

Quando una lezione è efficace

Impariamo a rilassarci

Tutti insieme nel gruppo classe

Alleniamo la concentrazione

Gentile insegnante,
 
 la sua d

Gentile insegnante,
la sua domanda è molto pertinente e ha ben colto un punto che ritengo essenziale per la crescita della Scuola, degli insegnanti, delle sue alunne e dei suoi alunni e cioè quanto la capacità di usare in maniera efficace e costruttiva la mente costituisca un obiettivo educativo duraturo. Si tratta di un obiettivo ben più spendibile del possesso di qualsiasi specifica nozione e questo riguarda tanto l’insegnante quanto l’alunna/o che può essere aiutata/o in questo senso dal docente.
 
Osservare la mente in azione
Mi focalizzo però sull’aspetto più specifico della sua domanda relativo a come chi insegna può diventare più metacognitiva/o. Premesso che qualche stimolo in questa direzione è presente in proposte formative e in opere del gruppo cresciuto attorno a me e al professor Cornoldi presso l’Università di Padova, vorrei comunque farle presente che la metacognitività, proprio perché non è un insieme di nozioni ma è in primo luogo un atteggiamento di fronte alla mente propria e altrui, non si acquisisce attraverso l’esposizione a nozioni, ma dall’osservazione della mente in azione.
Di certo la conoscenza dei principali risultati della ricerca sulla mente può essere di aiuto, per esempio guardando il classico tema dell’introspezione che è stato alla base della nascita della Psicologia scientifica. In questo modo l’insegnante può riflettere sul funzionamento della sua mente, ma aggiungo che chi insegna ha la fortuna di poter disporre di quel laboratorio ricchissimo di spunti che è la sua classe.
 
La classe: un laboratorio ricco di spunti
L’insegnante ha infatti nella classe una palestra continua per crescere metacognitivamente. Innanzitutto può riconoscere le differenze individuali: come è importante che alunne e alunni riconoscano i propri punti di forza e di debolezza, così è cruciale che anche gli insegnanti colgano non solo quelli degli alunni, ma anche i propri, sia in quanto persone che comunque continuano ad apprendere, sia dal punto di vista specifico del loro essere insegnanti.
Dall’osservazione più attenta della classe, l’insegnante può inoltre comprendere che un tipo di uso della mente che può sembrare scontato e univoco è invece esposto alle diversità e che la propria procedura mentale di adulto, per di più esperto dei contenuti trasmessi, può non corrispondere a quella dei suoi alunni, soprattutto di quelli che sono in difficoltà. Infatti, gli stessi momenti di crisi o “fallimento” dell’alunna/o, se considerati non solo come insuccessi, ma come manifestazioni della mente, possono permettere meglio di seguirne il procedimento mentale.
In questo senso un atteggiamento non giudicante può non solo rassicurare le bambine e i bambini, e indurli a riflettere di più sulla propria mente e a usarla, ma anche valorizzare tentativi di uso della mente che comunque, anche se stentati o erronei, possono avere testimoniato di un impegno mentale apprezzabile come nel caso di un errore di scomposizione di un addendo nel calcolo a mente.
 

 
Un atteggiamento non giudicante rassicura bambine/i e li induce a riflettere di più sulla propria mente e a usarla


 
Apprezzare le strategie e stimolarne l'uso
Si crede, per esempio, che l’alunno di successo (e, a fortiori, l’insegnante) siano altamente strategici e l’alunno che non riesce sia poco strategico. Ma siamo sicuri di questo? Noi vediamo alunni che stentano, ma compiono tentativi strategici che sono apprezzabili e, alla lunga, potrebbero portare a importanti risultati perché il bambino strategico sarà persistente e cercherà un'altra strategia se quella che usa non gli è utile. Vediamo invece alunni molto competenti che, anche perché sono padroni dei compiti che affrontano, non sentono il bisogno di impegnarsi strategicamente. L’insegnante può in qualche caso essere assimilabile a questi alunni: non usa le strategie perché non ne ha bisogno.
Ma, in tal caso, può apprezzare le strategie e stimolarne l’uso? Fare mente locale su questo aspetto, anche grazie all’osservazione degli alunni, è di particolare importanza.
 
Emozioni e motivazioni
Voglio infine richiamare la sua attenzione anche sull’osservazione di manifestazioni di bambine/i che mostrano emozioni e motivazioni perché queste permettono di riconoscere l’interazione fra aspetti metacognitivi normali e aspetti caldi (emozioni, affettività, convinzioni, motivazione ecc.) che contano moltissimo nei bambini che apprendono, ma sicuramente costituiscono una spinta fondamentale per gli stessi insegnanti.
Mi figuro che l’insegnante metacognitiva/o abbia un atteggiamento metacognitivo ampio e coerente che include sé stessa/o e gli alunni, gli uni e gli altri per gli aspetti cognitivi, emotivi e motivazionali.
Come le ricerche della Dweck, e anche le nostre, hanno messo in luce, le interazioni fra diversi aspetti della mente sono così numerose e significative che è difficile capire quanto un nostro percorso metacognitivo personale aiuti gli allievi a riconoscere e stimolare la loro metacognitività e quanto invece sia l’osservazione della propria metacognitività che li aiuta a diventare più metacognitivi.
Di sicuro vale la pena coltivare entrambi i percorsi.


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Risponde Rossana De Beni, Universit&agrave; degli Studi di Padova

 
Risponde Rossana De Beni, Università degli Studi di Padova


Gentile professoressa De Beni, 
ho letto in un suo scritto che per indurre i bambini a essere strategici e metacognitivi noi stessi insegnanti dovremmo essere pi&ugrave; metacognitivi. Poich&eacute; sono convinta dell&rsquo;importanza della metacognizione per l&rsquo;apprendimento dei miei alunni, vorrei seguire questa raccomandazione. Non mi &egrave; chiaro per&ograve; in che senso e in che modo noi insegnanti potremmo diventare pi&ugrave; metacognitivi. Ho guardato in giro se c&rsquo;erano testi o corsi rivolti ai docenti, ma non ho trovato nulla. Potrebbe aiutarmi a capire meglio?

Francesca, Catania

Gentile professoressa De Beni,
ho letto in un suo scritto che per indurre i bambini a essere strategici e metacognitivi noi stessi insegnanti dovremmo essere più metacognitivi. Poiché sono convinta dell’importanza della metacognizione per l’apprendimento dei miei alunni, vorrei seguire questa raccomandazione. Non mi è chiaro però in che senso e in che modo noi insegnanti potremmo diventare più metacognitivi. Ho guardato in giro se c’erano testi o corsi rivolti ai docenti, ma non ho trovato nulla. Potrebbe aiutarmi a capire meglio?
Francesca, Catania


Insegnanti metacognitivi e strategici

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