Accoglienza: il gioco “Gatto e topo” e le parole che si rincorrono
La ripetitività delle frasi unite al piacere di giocare fuori aiutano bambini e bambine a conoscere e ampliare la lingua italiana

I giochi ritualizzati da dialoghi sono interessanti da più punti di vista. Ma prima di evidenziare quali opportunità possono rappresentare, facciamo un esempio che proviene dalla raccolta (a cavallo fra l'Ottocento e il Novecento) sui “Giuochi fanciulleschi siciliani” dell'etnologo Giuseppe Pitrè.
All’aperto invitiamo i bambini a fare il gioco “Gatto e topo”. Non importa che partecipino tutti nello stesso momento, accogliamo allo stesso modo chi vorrà subito giocare, chi preferisce fare altro in autonomia, chi si prende un tempo per vedere di cosa si tratta. Senza insistere, proponiamo più volte questo gioco valorizzando sia l’entrare che l’uscire dei bambini. In giardino, questa modalità aperta si presta bene, sostiene l’inclusione, dialoga con i bisogni dei bambini.
Diciamo che abbiamo a che fare con un gatto, un topo e una tana. Con una delle conte preferite dai bambini entriamo nel gioco.
Designato il gatto e chi farà il topo invitiamo tutti gli altri a formare un cerchio. Poi, sosteniamo i bambini a ripetere il dialogo fra gatto e topo.
A la Gatta e lu surci (Versione raccolta da Pitré)
Gatto: Surciddu, gràpimi ca mi chiovi! Sorcio: Quantu mi mentu li quasetti.
Gatto: Surciddu, gràpimi ca mi chiovi! Sorcio: Quantu mi mettu li scarpuzzi.
Gatto: Surciddu, gràpimi ca mi chiovi! Sorcio: Quantu mi mettu la cammisa.
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Il gatto e il topo
Gatto: Topolino, aprimi perchè piove! Topo: Quando mi metto i calzini.
Gatto: Topolino, aprimi perchè piove! Topo: Quando mi metto le scarpe.
Gatto: Topolino, aprimi perchè piove! Topo: Quando mi metto la camicia. |
Proponiamo il dialogo ritualizzato seguendo una sequenza di parole che appartengono al medesimo campo semantico, quello dei vestiti. Perciò il topo può dire:
Quando mi metto… i calzini
… le scarpe
… i pantaloni o la gonna
… la maglia
… il giubbotto
… il cappello
Mentre recitiamo il dialogo, evidenziamo la relazione fra parole e indumento in modo da consentire la comprensione di ciò che diciamo. In più, se necessario, mostriamo un’immagine di un gatto e di un topo per associare questi due animali alle parole.
La ripetitività delle frasi unite al piacere di giocare rappresentano un dispositivo efficace per conoscere ed ampliare la lingua italiana.
Chiediamo anche ai bambini di indicare con un dito il nome del vestito che nominano. Poi, via via che giochiamo, diciamo che possono dire anche alcuni elementi descrittivi, ad esempio:
Quando mi metto… i calzini rossi
… le scarpe con i lacci
… la maglia leggera
… il cappello di lana
…
Allo stesso modo, possiamo invitare anche a raccontare la storia di qualche indumento:
Quando mi metto… le scarpe comprate durante le vacanze
… la maglia di mio fratello più grande
…
Lentamente, passo dopo passo, inseriamo varianti relative alla “didattica della lingua” mantenendo acceso l’interesse verso il gioco, cogliamo le idee dei bambini per giocare con i discorsi e le parole.
Diciamo che quando il topo non ha altro da dire, fa un gesto come per aprire le porte. Così il gatto può entrare e il topo uscire. Il gatto, che non può uscire dal cerchio, cerca di prendere il topo che entra e esce dalla tana.
Quando ci pare opportuno diciamo che i bambini in cerchio nel frattempo possono girare come in un girotondo.
Una volta che il gatto ha preso il topo i due si cambiano di ruolo e/o si adotta una modalità per coinvolgere altri bambini.
Gatto e topo
In breve, riepiloghiamo i diversi momenti di gioco:
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Il ruolo del gatto, dal punto di vista linguistico è rassicurante, perché dice sempre la medesima frase. La ritualità dei discorsi genera suspense e motiva l’autoregolazione. La sua struttura, articolata quanto prevedibile, permette di giocare anche a chi non conosce l’italiano.
E poi c’è il movimento all’aperto che ossigena e fa star bene i bambini.