“Cara scuola, non ti dimenticheremo”

Alla fine della primaria, la classe racconta il percorso scolastico: “non vogliamo dimenticarci tutte le bellezze che abbiamo vissuto... le migliori certezze per continuare il nostro cammino”

di Davide Tamagnini09 giugno 20187 minuti di lettura
“Cara scuola, non ti dimenticheremo” | Giunti Scuola
 
 
Davide Tamagnini, insegnante, racconta sulla sua pagina Facebook la conclusione dell'anno scolastico con le parole dei bambini, che hanno presentato la loro esperienza in un convegno all'Università Milano Bicocca. "Oggi che la nostra esperienza si è conclusa mi piace ricordarli con le loro parole: la felicità vissuta possa essere loro da compagna per tutta la vita!".

“Carissima, ci conosciamo ormai da molto tempo, ma forse non ti abbiamo mai raccontato i nostri momenti più felici. Sai...
Ci siamo sentiti felici quando il primo giorno di scuola siamo arrivati con il desiderio di conoscerci. Quante emozioni. C‘era il maestro Davide che ci accolse amorevolmente, ci lesse una storia, Il punto di Vashti, un libro che parlava di una bambina che non sapeva disegnare, ma un giorno, nell’ora di arte, era riuscita a disegnare un punto. Quel punto finì incorniciato dalla sua insegnante e poi in una mostra; fu lì che un bambino chiese a Vashti come avesse fatto a diventare così brava e lei gli rispose che solo provando si impara, basta aver fiducia di sé stessi.
Quel giorno ci siamo divertiti quando il maestro ci ha fatto sdraiare a terra per fare su un cartellone le sagome del nostro corpo. Oggi quelle sagome chissà dove sono finite e come saranno minuscole. Ciascuno dentro la sua sagoma doveva scrivere la propria firma e qualcuno di noi scrisse qualcosa di veramente strano.
In quel momento abbiamo pensato che ci saremmo trovati bene.

Ci siamo sentiti felici quando il maestro ci leggeva e ci legge un libro; ogni volta ci emozioniamo, ci rilassiamo e cresce la nostra curiosità.

Ci siamo sentiti felici quando Debora, Ilaria e Laura, le tirocinanti dell’università, ci hanno fatto vivere esperienze fantastiche. Letture, scritture, avventure nel Parco e l'ultimo anno abbiamo fatto un giornale che portiamo sempre in edicola per venderlo.

Ci siamo sentiti felici quando ogni anno cambiavamo aula perché significava che qualche bambino si sarebbe aggiunto alla nostra classe. Per tre volte, in seconda, in terza e in quarta, sono arrivati nuovi compagni nella nostra classe e li abbiamo accolti con molta allegria. Ci è dispiaciuto quando Lorenzo è dovuto tornare in Albania perché sua mamma qui non trovava lavoro.

Ci siamo sentiti felici quando abbiamo avuto il lavoro libero: è molto bello poter scegliere un materiale che serve a noi. Abbiamo poi scoperto che questo è parte del metodo Montessori.

Ci siamo sentiti felici quando d'estate scrivevamo una lettera al maestro e lui ci rispondeva.

Ci siamo sentiti felici quando abbiamo iniziato una corrispondenza con una classe di Gubbio. Un anno di lettere ci ha fatto venire la voglia di incontrarci faccia a faccia. Abbiamo incontrato i nostri amici d penna. Così in quarta siamo stati due giorni ospiti da loro e quest’anno sono venuti loro da noi.

Ci siamo sentiti felici ogni volta che in tutti questi anni siamo andati a visitare il Parco del Ticino, per osservare la flora e la fauna del nostro territorio. Andavamo per osservare quasi sempre le stesse cose e impararne di nuove.

Ci siamo sentiti felici quando siamo saliti sul palco per recitare: “L’uomo che piantava gli alberi”, “Sono io il più forte”, “Storia Universale”, “Matilde” e “L’Iliade e l’Odissea ai giorni nostri”.

Ci siamo sentiti felici quando abbiamo iniziato il percorso di cinema vedendo film che da soli non avremmo mai visto anche se alcuni fanno parte della storia del cinema. Che bello quando abbiamo invitato due volte i nostri genitori per un pizza-film a scuola.

Ci siamo sentiti felici quando abbiamo iniziato il  percorso di teatro: giochi, esercizi, prove di emozioni e di coraggio e ora ci sentiamo molto più sicuri nel recitare.

Ci siamo sentiti felici quando in terza è venuta a parlarci dello spazio un’astronoma e quando è venuta la calligrafa a farci un corso di bella scrittura (ci regalò un cartello con tutti i nostri nomi scritti da lei, oggi lo abbiamo attaccato alla porta dell’aula) e infine quando in quarta è venuta un’archeologa a insegnarci come fare gli scavi.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati al museo di Gallarate, il MAGA, a osservare delle opere d'arte e poi noi abbiamo fatto un quadro gigantesco che abbiamo appeso in mensa.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati in gita a Verbania a visitare il museo dell'acqua e abbiamo costruito un acquario .

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati al museo etnografico di Oleggio a vedere la filatura dei bachi da seta.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati alle isole Borromee a vedere le bellezze dei giardini, le ruote dei pavoni e per il semplice fatto di essere andati sulla barca.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati al Museo Egizio di Torino e abbiamo visto le mummie e i sarcofagi. Abbiamo fatto anche una caccia al tesoro in città per scoprire alcune bellezze di Torino.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati in Veneto a visitare il museo dei fossili di Bolca. Abbiamo visto un video in cui veniva spiegato come quella zona, oggi montuosa, un tempo fosse sommersa dall'acqua. È per questo che nella pesciara si possono trovare i fossili di pesci e piante acquatiche. Abbiamo scavato e raccolto denti squalo e fossili vecchi di 50 milioni di anni.

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati a Roma perché il maestro doveva ritirare un premio e ci ha portati tutti per vedere tante cose interessanti di quella città; abbiamo dormito in una casa di suore e mangiato una amatriciana perfetta. È stata la gita di tre giorni più bella del mondo perché ci siamo divertiti moltissimo, abbiamo visto i monumenti della Roma antica e siamo stati accolti splendidamente dai nostri ospiti. Siamo andati con il Frecciarossa che va veramente velocissimo!

Ci siamo sentiti felici quando siamo andati a Milano al museo del ‘900, abbiamo scelto un’opera d’arte e ci siamo sdraiati per terra con fogli e pastelli per riprodurla. Siamo stati anche al memoriale della Shoah, al binario 21, qui si parlava della deportazione di persone innocenti verso i campi di concentramento nazisti nella seconda guerra mondiale. Entrati abbiamo visto il muro con scritto “INDIFFERENZA”, la scritta che ha voluto Liliana Segre, un’ebrea italiana sopravvissuta ad Auschwitz, di cui quest’anno abbiamo letto la storia in un libro. A ripensarci ci fa ancora male.

Ci sentiamo felici quando arriva la fine della scuola, non solo per le vacanze, ma perché è ora del nostro pigiama party: il penultimo giorno dell’anno, dopo la recita e una cena con i genitori, stiamo a scuola per giocare e dormire insieme. Al mattino ci svegliamo per trascorrere l’ultimo giorno di scuola insieme. Il pigiama party è la cosa più bella di tutto il creato.

Ci siamo sentiti felici quando abbiamo scoperto di aver scritto un libro che s’intitola “Si può fare.” In realtà l’ha scritto il maestro, ma è un po’ come se l’avessimo scritto noi, perché se non ci fossimo stati noi, non l’avrebbe potuto scrivere così.
Abbiamo deciso di raccontarti solo i momenti felici, non perché non ce ne siano stati di tristi, ma perché non vogliamo dimenticarci tutte le bellezze che abbiamo vissuto con te, sono le migliori certezze alle quali sostenerci per continuare il nostro cammino.

Per concludere e salutarci ti diciamo solo alcune cose che abbiamo imparato vivendo con te: abbiamo imparato cose che non avremmo potuto conoscere altrimenti e spesso lo abbiamo fatto divertendoci; abbiamo imparato a non arrenderci, ad avere più fiducia in noi stessi, a vedere in ogni cosa non solo i lati negativi, ma a mettere a fuoco quelli positivi; abbiamo imparato che non siamo un voto e possiamo sentirci liberi di sbagliare e avere sempre la possibilità di migliorare; abbiamo imparato a inseguire i nostri sogni.
Per noi sei stata una seconda famiglia.
Cara Scuola, non ti dimenticheremo”.

Leggi anche: Ogni persona è una storia: i rischi dell’“etichettamento” di Davide Tamagnini.

 
 
 
 
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