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The help: un film per riflettere

"The help", un film sulla segregazione razziale in America. Per riflettere, ma con leggerezza. 

di Silvia Giotti31 gennaio 20124 minuti di lettura
The help: un film per riflettere | Giunti Scuola

Jackson, Mississippi, primi anni Sessanta . Nella sconfinata provincia americana della più severa segregazione razziale , avere a servizio una cameriera nera è praticamente uno status symbol. O meglio, un accessorio che non può mancare in ogni famiglia-bene bianca: lavano, cucinano, lucidano l’argenteria e, soprattutto, si occupano dei bambini. Perché tra le cene del bridge, il parrucchiere e il club esclusivo, le madri non hanno certo il tempo di allevare i propri figli.

Skeeter , una bianca giornalista aspirante scrittrice allevata come tante da una di queste donne, è l’unica nel suo gruppo di amiche che tratti i neri come “persone” , tanto da osare chiedere a una cameriera alcuni consigli da inserire nella sua rubrica di economia domestica.

Le due iniziano a frequentarsi, con la prudenza che si conviene ai fuorilegge, e i racconti si fanno via via più personali.
Finché prende vita un audace progetto : scrivere un libro che raccolga le storie delle cameriere nere della città, che parli di loro, di come vivono, del trattamento che riservano loro i bianchi per cui lavorano. Insomma, un libro che frantumi dall’interno le mura immacolate del mondo bianco .

Frenate dalla paura di perdere il lavoro, all’inizio solo in due accettano di parlare: la dolce Aibileen – adorata dai bambini – a cui il bianchi hanno lasciato morire un figlio, e la vulcanica Minnie , ottima cuoca con un marito violento. Ma dopo l’ennesimo episodio razzista in città, tutte le cameriere decidono di ribellarsi e, quindi, di “testimoniare”.

Il libro viene pubblicato in forma anonima, e tutti lo leggono. Grande scandalo a Jackson, ma nessuna denuncia ufficiale alle cameriere. A volte, qualche piccolo segreto può essere più importante della voglia di ottenere giustizia.

The help film tratto dal bestseller di Kathryn Stockett e vincitore di un Golden Globe per la migliore attrice non protagonista, la fantastica Minnie/Octavia Spencer – è una storia sulla differenza abissale tra la tolleranza e l’uguaglianza , tra il dato di fatto e il riconoscimento ufficiale, tra la prassi e il diritto. Come dire: esisti ma non sei come me , sei al mondo ma stammi alla larga, e ti costruisco anche un bagno nel garage così non usi quello di casa: “Sei contenta di avere un bagno tutto per te, Aibileen?”.

È una storia di ipocrisia e razzismo che fa domandare con incredulità: com’è possibile che da grandi i bambini diventino come le loro madri? Per molti di quei bambini, la cameriera nera è una mamma sostitutiva, la figura degli affetti, colei che li alleva e li coccola. È lei che insegna ai piccoli bianchi l’autostima e l’amore per sé stessi: “Sei carina, sei brava, sei importante”. Ed è proprio lei che, incredibilmente, per uno strano cortocircuito sociale, si trova ad allevare una generazione di futuri razzisti, di futuri datori di lavoro per future cameriere nere.

È una storia sull’ipocrisia sociale , sui neri considerati come “schiavi di casa”, come proprietà da mettere nel testamento, come ladruncoli di argenteria o come “emergenza igienica”, e che nessuno venga a parlarci di razzismo perché abbiamo appena organizzato la consueta cena di beneficienza per i bambini africani.
Ma l’ipocrisia è un’arma a doppio taglio , che non farà mai ammettere che quella torta al cioccolato così buona portata da Minnie dopo essere stata licenziata era ripiena di quella-cosa-che-non-si-può-dire. La rispettabilità impone di tacere. E così, la “cosa più vergognosa del mondo” diventa una garanzia di anonimato e un’assicurazione contro le denunce.

È una storia quasi tutta al femminile , sulla crudeltà e sulla meraviglia che possono coesistere all’interno di uno stesso genere. E anche se qua e là si avverte un vago odore di stereotipo, mai nulla viene tolto alla genuinità e all’onestà della storia, da cui alla fine fa capolino il germe di quella “parità” che, di lì a poco, avrebbe iniziato a prendere forma .

Un film godibilissimo, coloratissimo, coinvolgente e assolutamente lontano da ogni patetismo.


Per il lavoro in classe...

Il film è adatto a tutte le età , ma per sviluppare una discussione che favorisca una riflessione consapevole dei temi affrontati è sicuramente più indicato a essere proposto ai ragazzi dalla quinta primaria in su .

The help , regia di Tate Taylor, 137’.
www.thehelp.it

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